Rifiuti: termocombustore in Bassa Valle e tariffa come chiedevamo noi
SORPRESA?
Sulla questione rifiuti la posizione assunta in relazione alle
discussioni, e polemiche, sul termocombustore é stata definita
sulla stampa, e fuori, "una posizione a sorpresa dell’ex
Presidente della SECAM Alberto Frizziero" per aver condiviso la
scelta annunciata dalla Provincia - smaltimento mediante
termocombustore da realizzarsi localmente, anzi in un ambito ben
definito e cioè la parte terminale della Bassa Valle. La
sorpresa, secondo i commenti, viene dal fatto che proprio lui
era stato, quand’era in carica, contestato dal Presidente della
Provincia Tarabini. Come si ricorderà dopo il voto sul bilancio
della società pubblica dei rifiuti vi erano state le dimissioni
di Presidente e Consiglio di amministrazione, meno il Sindaco di
Cosio Lombella.
LA
DICHIARAZIONE
Dato che la dichiarazione, per motivi di spazio, era stata
pubblicata in ristretta sintesi di seguito la dichiarazione
integrale e testuale:
“Allora dissi che il tempo è galantuomo e il tempo mi ha dato
ragione. Ora però è in ballo l’interesse della nostra gente dato
che dalle scelte dipenderanno i costi. Ho sempre sostenuto e
sostengo che, non condivisa e quindi non seguita la via che
stavo percorrendo, la migliore e la più economica e ci sono gli
atti a dimostrarlo, recriminare non serve a nulla. Imboccata una
via che inevitabilmente portava alla soluzione autarchica, o
autonomista se si vuole, vista da taluni anche come business, ho
ripetutamente e pubblicamente affermato che il problema che
restava era quello dei costi. Contenendo lo smaltimento in
170/180 lire andava, e va, bene anche il termocombustore. E’
finalmente emerso che il costo-base sarebbe di 170 lire al kg,
di poco superiore a quello di Saleggio. Con precise e
documentate garanzie al riguardo c’è solo da correre per la
realizzazione visto che i tempi tecnici non sono brevi”.
Per quanto poi riguarda la localizzazione, vista la nostra
produzione di rifiuti e il trend positivo della raccolta
differenziata sembra indispensabile importarne da fuori
provincia per avere una gestione economica dell’impianto. A
questo punto il baricentro, che non è quello geografico ma
quello dei conferimenti, scivola verso la Bassa Valle. Al di là
di quello che si è scritto ci sono solo due posti da scegliere,
uno dei quali senza condizioni accessorie, per cui immagino già
ove si sia deciso di fare l’impianto.
Ma su questo non aggiungo nulla perché farlo potrebbe creare
qualche complicazione. L’interesse della nostra gente esige che
si semplifichi, non che si complichi. Si è perso già troppo
tempo, come per l’elettrosmog che ora, con il DPCM del 29
agosto, è dura realtà per molti valtellinesi e valchiavennaschi,
per cui è necessario se non recuperarne quantomeno non perderne
altro”.
POSIZIONE COERENTE
Si tratta di una posizione da tempo sostenuta dal nostro
giornale.
Nessun dubbio che la soluzione a suo tempo perseguita in SECAM,
prima delle dimissioni, fosse di gran lunga la migliore sotto
ogni profilo, compreso quello dei costi. Oltre a tutto
valtellinesi e valchiavennaschi avrebbero anche risparmiato
miliardi di vecchie lire sinora.
Era una soluzione da trattare in modo molto sofisticato e
operando ventaglio, sempre in maniera riservata, solo modo
per concludere positivamente. Le premesse erano state poste e
sarebbe bastato, dopo le dimissioni, proseguire anziché entrare
in urto proprio con chi avrebbe dovuto accettare gran parte dei
nostri rifiuti.
Ma a che servirebbe piangere sul latte versato o recriminare?
Può darsi che qualcuno ritiri fuori l'argomento, così come é
probabile arrivino le proteste per la localizzazione dalla zona
interessata, nella prossima campagna elettorale - noi certamente
no, prima perché fuori dalla politica e secondariamente perché
siamo per la linea costruttiva - ma quel che importa oggi é
trovare, e rapidamente, una soluzione.
A questo punto siamo nella situazione di chi al pic-nic deve
mangiare e scopre che il panino col prosciutto é finito. Resta
solo quello col formaggino. Forse che rinuncia a mangiare?
La soluzione ottimale é sfumata. Ce n'é una che, viene
affermato, presenterà costi di smaltimento accettabili. La
tariffa di smaltimento rientra nei limiti che ripetutamente
abbiamo sostenuto indispensabili. A questo punto é giusto fare
di necessità virtù e accontentarsi del panino col formaggino.
I NODI
Resta il nodo del dove farlo, sapendo che ovunque si vada non ci
sarò la popolazione festante ad accogliere con le bandierine
pachere e betoniere, ma questo evidentemente é stato messo
comunque in conto per cui é lecito pensare che sarà la Provincia
ad imporre la scelta. L'Ente ha infatti competenza in materia di
programmazione dei rifiuti e sta predisponendo il Piano
Territoriale, sia pure con anni di ritardo. Sarà anzi, al
riguardo, stata valutata anche la situazione, dato che, appunto,
il Piano non c'é, per cui potrebbe essere addirittura la Regione
ad imporre la scelta, posto che appare difficile che sia il
Comune a dare il suo assenso, salvo che ci sia qualcuno votato
al suicidio politico.
Il problema del consenso, per quanto complesso, comunque esiste
e - sia consentita almeno questa osservazione - non é il miglior
sistema in questo campo operare, come si é fatto, nel silenzio
ovattato di qualche isolata stanza. E parlare di localizzazione
senza neppure accennare alle scelte tecniche, a quale impianto
si pensa, a quanti rifiuti d'importazione da fuori provincia si
ritengono necessari, e magari anche a quale Gruppo industriale
si ipotizza che la realizzazione dell'impianto possa interessare
(ci sarà sì la gara, di necessità, ma se fosse, a solo titolo di
esempio, una tecnologia nazionale presentata pochi mesi fa il
campo si restringerebbe...).
E poi, che fondamento hanno le voci che girano in merito
all'entità dell'indennizzo da riconoscere al Comune che ospiterà
l'impianto?
Alberto Frizziero
GdS 8 IX 03
www.gazzettadisondrio.it