Da Roma: 1) Scuola, c'è la legge 2) sen. Crosio: 80 mln per Tirano! - 3) Unioncamere, il punto – 4) Province: Federutility e dagli Atti
Scuola
Con 150 voti favorevoli su 226 votanti 15 no e 61 astensioni, Il Senato ha approvato definitivamente il ddl n. 1150 di conversione in legge del decreto 12 settembre 2013, n. 104.
Borse per il trasporto studentesco, fondi per il wireless in aula e il comodato d’uso di libri e strumenti digitali per la didattica, finanziamenti per potenziare l’orientamento in uscita dalla scuola secondaria e per la lotta alla dispersione, innovazioni nell'ambito dell'alternanza scuola-lavoro. Ma anche un piano triennale di assunzioni dei docenti e degli Ata, la stabilizzazione di oltre 26mila insegnanti di sostegno, novità sul fronte dell’edilizia scolastica. Sono alcuni dei principali contenuti del decreto approvato.
Le risorse previste per gli studenti e le famiglie :
100 milioni per aumentare il Fondo per le borse di studio degli studenti universitari a partire dal 2014 e per gli anni successivi.
15 milioni vengono stanziati per il 2014 per garantire agli studenti capaci e meritevoli ma privi di mezzi il raggiungimento dei più alti livelli di istruzione. I fondi saranno assegnati secondo criteri stabiliti in autonomia dalle Regioni e serviranno per coprire spese di trasporto, con particolare riferimento ai disabili. Potranno accedere alle erogazioni gli studenti delle scuole secondarie di I e II grado.
15 milioni spendibili subito per la connettività wireless nelle scuole secondarie, con priorità per quelle di secondo grado.
3 milioni per il 2014 per premi destinati agli studenti iscritti alle Istituzioni dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica.
8 milioni complessivi (2,7 per il 2013 e 5,3 per il 2014) vengono stanziati per finanziare l'acquisto da parte delle scuole (o reti di scuole) di libri di testo e ebook da dare in comodato d'uso agli alunni in situazioni economiche disagiate.
15 milioni (3,6 per il 2013, 11,4 per il 2014) per la lotta alla dispersione scolastica in tutte le scuole di ogni ordine e grado.
6,6 milioni (1,6 per il 2013 e 5 per il 2014) per potenziare da subito l’orientamento degli studenti della scuola secondaria di primo e di secondo grado.
13,2 milioni (3,3 per il 2014 e 9,9 per il 2015) per potenziare l’insegnamento della geografia generale ed economica. Un’ora in più negli istituti tecnici e professionali al biennio iniziale.
3 milioni per il 2014 per finanziare progetti didattici nei musei, nei siti di interesse storico, culturale e archeologico o nelle istituzioni culturali e scientifiche. I bandi sono rivolti alle scuole, ma anche alle Università e alle Accademie delle Belle Arti e alle Fondazioni culturali. Si potranno ottenere anche cofinanziamenti da parte di fondazioni bancarie o enti pubblici/privati o da altri enti che ricevono finanziamenti dal Miur.
Detrazioni fiscali al 19% anche per le donazioni a favore di Università e Istituzioni di Alta formazione artistica. Le donazioni dovranno riguardare innovazione tecnologica, ampliamento dell’offerta formativa, edilizia.
Tangenziale di Tirano
Ottanta milioni di euro, è la cifra che ancora manca per completare il finanziamento per la realizzazione della tangenziale di Tirano: il senatore Jonny Crosio l’ha chiesta al Governo, venti milioni nel 2014 e sessanta nel2015, attraverso un emendamento della Lega Nord, a sua prima firma, all’articolo 4 della legge di stabilità, attualmente in discussione in commissione Bilancio, che andrà in aula la settimana prossima. “Dove prendere le risorse? Semplice, togliendole alla Salerno-Reggio Calabria”, è l’indicazione del parlamentare valtellinese.
“Con queste risorse avremo la certezza di poter realizzare un’opera fondamentale per la viabilità provinciale, che libererebbe Tirano dalla morsa del traffico e renderebbe più sicuro e veloce il transito lungo la statale 38 – continua il senatore Crosio, che da tempo, sin dalla passata legislatura alla Camera, sta seguendo con attenzione la partita dei fondi statali per la nostra viabilità –: la legge di stabilità è l’occasione giusta, con questo emendamento intendiamo coglierla. Sarebbe un grande risultato per la Valtellina poter iniziare i lavori per la realizzazione della tangenziale di Morbegno avendo la sicurezza finanziaria anche per l’attraversamento di Tirano. Il Governo dovrà darci delle risposte, tenuto conto dello straordinario sforzo del territorio che, caso unico in Italia, ha messo a disposizione le proprie risorse per fare ciò che lo Stato, per suo compito, dovrebbe garantire, ovvero le strade”.
Non è l’unica emergenza in termini viabilistici che riguarda la provincia di Sondrio, a preoccupare, in particolare dopo gli accadimenti della primavera scorsa, sono le condizioni della statale 36, la principale via d’accesso alla valle, sia nel tratto lungo il lago di Como che in quello che percorre la Valchiavenna, oggetto di un altro emendamento a prima firma del parlamentare di Dubino. “Ho chiesto trenta milioni di euro, ripartiti su tre anni, per la messa in sicurezza del territorio e dei versanti franosi – spiega il senatore Crosio –: una strada statale così importante qual è la 36 non può essere costantemente a rischio di smottamenti, è necessario intervenire per ripristinare la sicurezza e per evitare problemi in futuro che avrebbero gravi ripercussioni sulla viabilità. Per sfortuna nostra sappiamo bene quali disagi causa la chiusura, anche parziale, della superstrada del lago, e ben conosciamo la realtà della Valchiavenna. Si tratta di interventi che non si possono ulteriormente ritardare”.
Presidente UnioncamereDardanello
Di notevole importanza ci è parsa la 138° Assemblea dei presidenti delle Camere di Commercio italiane e. L'incontro si è svolto a Genova nella Sala delle Grida del Palazzo della Borsa Valori. Il tema: “Le Camere di Commercio per la ripresa economica”. Tra gli interventi quelli del Ministro dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo Massimo Bray, del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare Andrea Orlando e il Ministro dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato. Ma vogliamo puntare l’attenzione sull’intervento del Presidente di Unioncamere Ferruccio Dardanello Ha dichiarato che nei primi nove mesi del 2013 sono fallite quasi 9mila aziende (8.900), il 6% in più dello stesso periodo del 2012. “Mentre gli impieghi delle banche verso le imprese si sono ulteriormente ridotti del 5% nell'ultimo anno", ha avvertito Dardanello. Si tratta, di "dati da bollettino di guerra che, comprensibilmente, possono gettare nello sconforto. Tanto che sono in molti a credere che l'Italia sia proiettata verso un inevitabile destino di marginalità nel panorama mondiale". Ma soffermandoci a Genova abbiamo notizia che, solo 8 imprese sono dirette da giovani under 35 su 100. E si deve puntualizzare che è da dieci anni che non si va così male. Interessante è anche notare che nella provincia di Genova, le imprese giovanili sono la metà di quelle inaugurate nel Sud. Certamente sono dati che ci lasciano sconfortati. (Non per il Sud), e riflettono la crisi generale del mondo economico. Molte cessazioni di attività (forse migliori del record negativo del 2007), ed anche trascurabili le nuove iscrizioni (le peggiori da un decennio). Il saldo tra aperture e chiusure d’imprese nel terzo trimestre 2013 è stato pari a +12.934 unità, il più basso in assoluto della serie degli ultimi dieci anni. A determinarlo hanno concorso 76.942 iscrizioni di nuove imprese (1.923 in più rispetto allo stesso trimestre del 2012) e 64.008 cessazioni d’imprese esistenti (In aumento di 3.498 unità rispetto all'anno scorso). Ed è ancora una volta il mondo artigiano ad essere colpito più duramente; tra luglio e settembre il saldo tra aperture e chiusure di aziende artigiane è stato di 1.845 imprese in meno, il peggiore in assoluto degli ultimi dieci anni, segnalando un approfondimento della crisi del comparto. Invece nel campo della riforma della Costituzione l’Unioncamere, attraverso Dardanello ha espresso un giudizio valido per la legge di riforma delle Province col riconoscimento dell’autonomia Camere Commercio e delle città metropolitane annunciata dal ministro Delrio
Se si approfondisce il discorso sul piano nazionale, si osserva che chiudono 1000 imprese al giorno con numeri in aumento di attività che hanno chiuso, in particolare per le piccole imprese. Allora scaturisce l’esigenza di rispondere con un maggior stimolo convogliando tutti gli sforzi pubblici e privati sullo sviluppo economico. In questo sforzo devono essere protagoniste le imprese. Ma per operare bene si devono superare i troppi vincoli e ostacoli cui le aziende sono dipendenti per dare slancio alla economia. Primario resta un regime di defiscalizzazione, ed il costo del lavoro. Un deciso ed energico intervento sul cuneo fiscale sul carico di tasse e contributi che pesa sulla busta paga del dipendente e sul datore di lavoro. Eccoci alla legge di stabilità appena varata dal governo Letta. Nelle indicazioni anteriori si stimavano 4/5 miliardi di euro all’anno con benefici che si aggiravano attorno ai 200 euro a lavoratore. L’intervento annunciato invece riguarda 10 miliardi suddivisi in 3 anni, con solo 2,5 miliardi ripartiti sul 2014. Perciò cosa ben diversa per i lavoratori e datori di lavoro che hanno visto ridursi il tutto a poche decine di euro l’anno, con un influsso sull’economia piuttosto insignificante. Se poi ci si confronta con le recenti iniziative, degli Stati Uniti, che dopo le crisi immobiliari ed economiche, si è potuto assistere interventi robusti e si è potuto così iniziare una ripresa più rapida. Altro cahiers de doléances sottolineato è quello concernente l’accesso al credito e al costo del denaro. Se è vero che lo spread è apprezzabilmente diminuito rispetto a due anni orsono, il costo del denaro per le persone e per gli imprenditori è in continua ascesa. Poi ormai da anni ci si lamenta dell’eccesso anche sul fronte burocrazia: un recente studio riferisce che gli adempimenti burocratici in Italia pesano per il 7,5% sul fatturato delle PMI e sono pari almeno a 37 giornate lavorative per persona: non è certo un bel quadro dopo anni di rapporti e relative denunce.
Carlo Mola
Riordino Province: Federutility commenta
«Frettolosità e scarsa qualità dovuta al carattere di provvisorietà della disciplina». Così la Corte dei Conti ha bocciato il disegno di legge di riordino delle province presentato dal ministro Graziano Delrio. In audizione presso la Commissione Affari costituzionali della Camera, i Giudici contabili hanno sottolineato la «frettolosità e scarsa qualità dovuta al carattere di provvisorietà della disciplina», in attesa della prossima abolizione delle province ad opera del ddl costituzionale. Tuttavia, «in relazione ai tempi richiesti per il procedimento aggravato per la suddetta modifica, tale assetto provvisorio potrebbe essere destinato a perdurare per un periodo non breve, per cui sarebbe stata probabilmente necessaria una sua maggiore organicità». Questa sostanziale frettolosità e sottovalutazione della complessità della riforma, comporta effetti negativi anche sui benefici che il ddl dovrebbe comportare: la razionalizzazione dell'ordinamento locale e risparmi di spesa.
Sul primo aspetto, la sezione autonomie è drastica: «non si può ritenere che il progetto centri l'obiettivo del riordino dell'intervento pubblico sul territorio e della semplificazione dell'intermediazione pubblica in applicazione dei principi di sussidiarietà, efficacia ed efficienza». Veri e più efficaci interventi di riordino, secondo la Corte, dovrebbero riguardare anche gli organismi partecipati «ai quali sovente è affidata la gestione dei servizi pubblici e delle funzioni strumentali. Si tratta di circa 5.500 enti che, dall'analisi della Corte nell'ultimo referto al Parlamento (delibera sez.aut./21/2013/Frg), si rivelano, in molti casi, come fonte di perdite per gli enti istituzionali».
Quanto ai risparmi di spesa, la Corte dei conti confuta la tesi di chi sostiene la possibilità di tagliare circa 2,1 miliardi attinenti alle «funzioni generali», ritenendo davvero credibile il risparmio sui costi delle remunerazioni del personale politico, cioè 105 milioni. Inoltre, la sezione evidenzia che a fronte di risparmi incerti e di poca entità non si è fatta una valutazione dei costi.
15 - Federutility
Riordino Province: dagli “Atti" della Camera
Il dr. Vincenzo Malacari, coordinatore delle RSU della Provincia di Crotone, ci manda quest'estratto dagli atti parlamentari, assai significativo anche perchè riflette la posizione espressa dalla Corte dei Conti alla Camera, anche se non nell'edificio di Montecitorio ma nella 'dependence' di Palazzo San Macuto, quello che (!) era la sede dell'Inquisizione. Tal quale:
“Abolizione delle Province: le giuste considerazioni fatte da chi non ti aspetti
CAMERA DEI DEPUTATI - SEDE REFERENTE
Giovedì 7 novembre 2013. — Presidenza del presidente Francesco Paolo SISTO. — Intervengono il ministro degli affari regionali e autonomie Graziano Delrio e il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio Walter Ferrazza.
La seduta comincia alle 14.15.
Disposizioni sulle Città metropolitane, sulle Province, sulle unioni e fusioni di Comuni.
C. 1408 Melilli e C. 1542 Governo.
Federica DIENI (M5S) sottolinea come i provvedimenti all'esame della Commissione, ad iniziare dal disegno di legge del Governo, riguardino l'organizzazione degli enti locali e non l'abolizione delle province. A suo avviso, se l'intento è realmente quello della soppressione delle province, sarebbe stato quindi più razionale e costituzionalmente legittimo partire dall'esame del disegno di legge costituzionale presentato in materia dal Governo.
Preannuncia la presentazione di emendamenti da parte del suo gruppo, al fine di correggere un provvedimento come quello del Governo che presenta molti aspetti critici. Esprime, ad esempio, perplessità su come viene disegnato l'assetto delle città metropolitane che si sovrappongono alle province creando una confusione di funzioni, nonché un moltiplicarsi di organi che determina un aumento dei costi.
Emanuele FIANO (PD) non condivide quanto osservato dalla collega Dieni ritenendo che la riflessione vada impostata in termini corretti. A suo avviso, infatti, nei provvedimenti in esame non si contravviene a principi costituzionali. Inoltre la città metropolitana non si viene a sovrapporre ad enti aventi lo stesso scopo ed il medesimo territorio, cosa che sarebbe del tutto irrazionale.
Danilo TONINELLI (M5S) rileva che il disegno di legge del Governo è un provvedimento caotico che crea confusione e sovrapposizione di organi e funzioni.
Osserva come nel provvedimento ci sia una norma che consente il mantenimento della provincia insieme alla città metropolitana, qualora a quest'ultima non aderiscano un terzo dei comuni o un numero di comuni che rappresentino un terzo della popolazione.
Il provvedimento ha il solo scopo di assecondare l'opinione pubblica, facendo credere che si opera nel senso del taglio di organi, cosa che non risponde invece al vero.
A suo parere bisognava invece aprire un tavolo di lavoro di modifica della Costituzione sul tema della soppressione delle province, stralciandolo dai lavori del Comitato dei 42.
Osserva infine la profonda incostituzionalità delle norme che prevedono la città metropolitana come organo di secondo grado. In questo modo, infatti, si dispone che rappresentanti di organi non elettivi si sostituiscono a rappresentanti di organi democraticamente eletti.
Maurizio BIANCONI (PdL) condivide sul piano metodologico quanto affermato “