Femen e Mein Kampf
Eroica operazione di una Femen. Con sprezzo del pericolo, in missione dai forti contenuti “kamikaze”, ardimento senza pari, incurante della propria incolumità, sospinta da sacro furore e da generosi impulsi di coscienza, esponeva il proprio povero seno alla pubblica visione gettandosi nella piazza di Pietro per portare via il Bambinello dal Presepe. Non c'è riuscita come non ci sono riusciti in 2000 anni tutti i tentativi in proposito anche perchè una statua la si può rubare ma i suoi valori no.
Poveracce. Fanciullotte con seni che non attirano certo sguardi peccaminosi, fanciullotte in cerca di uno spazio, di una foto sui giornali, non sono altro che le tristi epigone di quelle attricette che nei giorni del Festival di Cannes attiravano sulla spiaggia attigua alla Croisette folle di fotografi sperando che il mettere a nudo le proprie grazie fosse la via per essere chiamate dal mondo del cinema. Non ne è mai riuscita nessuna ma almeno quelle, provincialotte, avevano quelle grazie delle forme che offrivano alle fotocamere e alle cineprese meritando, e attirando, attenzione.
Queste oltre a manifestazioni di incredibile scemenza non hanno neppure l'appeal che giustifichi le penose esibizioni considerate missionarie e portatrici di un verbo messianico quando invece non sono altro che la faccia inversa. Quale? quella che suscita penoso compatimento da parte di chi possieda un minimo di senso critico,
Senza accorgersene queste fanciullotte esaltate dal seno retrattile se ci si pensa bene riesumano da un quasi oblio quel “Mein Kampf” che un certo caporale austriaco, di nome Adolf e cognome Hitler, scrisse quasi un secolo fa. Il loro spirito, il loro modo di atteggiarsi è molto coeso con quel parto sciagurato di quel sciagurato caporale.
Saremmo lieti di vederle qui a Sondrio. Non siamo fuori di testa. Le vedremmo volentieri (non per quei seni al vento) ma per dimostrare quale reazione ci sia da fare in presenza delle immaginifiche imprese delle fanciullotte: la totale indifferenza.
Zero al quoto.