Servono sentieri agibili

La buona pratica turistica si costruisce a partire anche dalle piccole cose

L’offerta turistica in provincia di Sondrio si compone di molteplici interventi che puntano alla valorizzazione dei numerosi punti di forza. Il primo è l’ambiente naturale, le nostre montagne che presentano differenti aspetti in grado di rispondere alle aspettative anche più esigenti del turista ma non solo.

L’escursionismo alpino è un fattore importante in questo contesto con la frequentazione dei nostri rifugi che si presentano tutti molto accoglienti grazie alla consolidata esperienza dei  gestori.
Ma vi è un punto dolente:per raggiungere la meta occorrono delle indicazioni, una segnaletica delle cartine, anche una bibliografia e per questi punti si sono certamente fatti dei passi in avanti ma occorrono soprattutto, utile ricordarlo, dei sentieri che siano agibili, non dico confortevoli.
Pochi giorni fa mentre salivo la prima tappa dell’Alta Via della Valmalenco che parte da  Torre S Maria raggiungendo il Dosso di  Ciappanico, il rifugio Cometti ed il rifugio Bosio, con la variante stupenda della salita al Sasso Bianco (che mi accingevo a fare) incontrando i laghi di Zana e di Arcoglio, il sentiero appena dopo il Dosso di Ciappanico che porta al’Alpe Son era interrotto da un cartello: attenzione pericolo sparo mine vietato l’accesso area video sorvegliata.  In effetti da alcune settimane sono iniziati i lavori sulla frana del Torreggio, che si trova sull’altro versante della valle e che non coinvolgono il sentiero in questione, per cui non si comprende questa interruzione anche perchè pare che finora non sia brillata una sola mina. Anche perchè la variante predisposta è alquanto infida, poco segnalata, disagevole e possibile origine di incidenti.  A questo proposito, mentre con cautela percorrevo questa variante ho incontrato un gruppo di francesi che praticamente si erano persi  e con molto calma li ho condotti sino all’Alpe Son dove finisce la variante.  Volevano tornare  indietro ma li ho convinti a proseguire, comunicando loro che il  percorso più avanti sarebbe stato in condizioni migliori.
Prima riflessione:ma non è possibile chiudere il sentiero solo durante le ore dei giorni in cui effettivamente avviene l’esplosione ?
Ahimè , il sentiero che arriva all’Alpe Acqua Bianca e poi raggiunge la pista che dal’Alpe Lago raggiunge la Bosio era ridotto ad una traccia piena di erbacce, naturalmente bagnate,  per circa un’ora di cammino. Non vi  dico le facce e le parole dei  francesi ma ve le lascio immaginare anche  se la mia presenza e guida sembrava confortarli. Al ritorno ho notato che anche il sentiero che si dipana dall’Alpe Son al Rifugio Cometti in località Piasci era nelle stesse pessime condizioni.
Seconda riflessione. Mi auguro che gli amici francesi tornino ancora in Valtellina ammirati dalle nostre bellezze naturali. Non possiamo però avere maggiore cura dei nostri  sentieri  garantendo un minimo di manutenzione. Non si tratta di costi elevati  A seconda delle condizioni si possono incaricare gli alpeggiatori, le guide alpine  i giovani disoccupati e se proprio non ci sono soldi le associazioni di volontariato.
La buona pratica turistica si costruisce a partire anche dalle piccole cose.

 

gianfranco cucchi
Angolo delle idee

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