GUARDA CHE LUNA. Un progetto per Sondrio a cura dell’arch. Pietro Stefanelli
La pianificazione delle scelte strategiche territoriali rappresentano un momento di condivisione e di partecipazione dell’intera cittadinanza all’interno di incontri pubblici al fine di affrontare e risolvere le tematiche e i problemi della città, partendo dal presupposto che l’insieme e la diversificazione delle idee possano comunque permettere un orientamento oggettivo e completo circa lo sviluppo futuro del vivere un luogo.
Il progetto “Guarda che luna”, studiato e guidato dall’architetto Pietro Stefanelli si presenta di fatto come una serie di idee e suggestioni che possano essere considerate quale punto di partenza per la cittadinanza per una serie di riflessioni e contributi di supporto alla programmazione di governo del territorio.
Considerando infatti quanto previsto dalla legge Regionale 12/2005 in merito ai Piani di Governo del Territorio e ai principi di partecipazione che esso prevede nella formulazione di tali strumenti risulta fondamentale il ruolo e l’apporto che i cittadini o le associazioni possano dare per la programmazione sociale, economica, ambientale e territoriale del luogo in cui essi vivono.
Ecco quindi il motivo della nascita di questo documento aperto, integrabile, mutabile e pronto a confrontarsi con le idee dei sondriesi.
L’intervento pubblico tenutosi il 15 aprile scorso presso la sala Besta della Banca Popolare di Sondrio è risultato essere il banco di prova per il primo confronto collettivo del progetto.
Punto di partenza delle riflessioni e dei pensieri di Stefanelli, sui quali costruire il futuro, è stata la valutazione delle risorse esistenti all’interno della città e del suo intorno. La localizzazione di Sondrio all’interno delle Alpi e i suoi collegamenti, le risorse ambientali e paesaggistiche, quali ad esempio i territori terrazzati e i nuclei storici e le risorse socio/culturali legate alla storia della città alla ricerca e alla formazione attive sul territorio, come nel caso della Fondazione Fojanini e di Politec. Tali considerazioni hanno potuto permettere una valutazione oggettiva circa gli obiettivi da perseguire al fine di sottolineare la centralità del capoluogo in particolare sotto gli aspetti turistici, culturali e lavorativi, senza però tralasciare, ma anzi rimarcando il ruolo del territorio esterno, non urbanizzato, agricolo/rurale del contesto valtellinese, denso di peculiarità e qualità troppo spesso sottovalutate a fronte di una densificazione del fondovalle sempre più povera di contenuti.
Ecco quindi la presentazione di sette progetti distinti e riguardanti singole aree urbane della città di Sondrio, definite dallo stesso Stefanelli quali “suggestioni”, quasi a voler rimarcare la voglia e la passione con cui l’architetto sondriese si pone di fronte al futuro. Idee certamente a volte utopiche ma comunque sempre coerenti e in un certo senso provocatorie, quasi come se chi le avesse pensate disponesse delle energie vitali e dell’entusiasmo propri di un ragazzino, che immagina e sogna il futuro senza punti di riferimento oltre le cime delle montagne che circondano Sondrio. Il recupero dell’ex convento di San Lorenzo quale caveau del vino per la rinascita dell’agricoltura vinicola circostante, il riutilizzo dell’ex cotonificio Fossati quale spazio per l’arte, la formazione e la ricerca di alta qualità al fine di creare una città “alta” dedicata alla cultura con percorsi e connessioni messi a sistema, sono solo alcune delle proposte presentate e sulle quali immaginare insieme la programmazione della città.
Il tutto viene affrontano con ampio respiro circa gli aspetti e le problematiche identificativi della città contemporanea adattando e modellando le potenzialità intrinseche del singolo luogo alle esigenze di volta in volta rilevate, siano esse di tipo sociale, culturale, lavorative o paesaggistiche/ambientali.
In questo “guardare oltre”, si riscopre pertanto la ricchezza di ciò che più è vicino, di qualcosa di dimenticato, della lentezza e della passione della comunità cresciuta attorno ad un luogo e da esso plasmata.
Un passo deciso quindi, collettivo e partecipato, senza timori. Il rilancio della città passa da qui, dalle idee di chi non vuole smettere di sognare e dalla convinzione e necessità di percorrere insieme la medesima strada.
Nostra nota
La recensione dell'arch. Ruffoni merita un complimento per come lui ha saputo rendere clima e contenuti della serata di martedì scorso. Un complimento lo merita pure SEL che nel deserto di iniziative, nell'impossibilità conseguente di confronti, ingrediente indispensabile per la crescita di una comunità, ha deciso, come 'micropartito', secondo la definizione dell'ex assessore Ruina, di fare quello che le forze politiche maggiori da anni non fanno più, la formazione, offrendo un'occasione di approfondimento e dialogo alla cittadinanza. Dimostrazione che si può essere politicamente distanti ma culturalmente vicini quantomeno su obiettivi comuni di natura etica (pensiamo, ad esempio, al 'principio dell'indifferenza della proprietà rispetto alle destinazioni urbanistiche', una delle basi di un decennio di urbanistica sondriese, 1975/1985). Ci riserviamo di tornare sull'argomento anche perchè è sintomatico che 'l'archeologia urbanistica' rappresentata da Stefanelli con molti di noi allora protagonisti, evidentemente abbia ancora qualcosa, forse tanto, da dire. In una situazione poi contrassegnata da sintomi di analfabetismo di ritorno, urbanistico e magari anche culturale...
frizziero