8 30 15 E INTANTO LA BARCA ……NON VA!

Quest'anno la pausa di ferragosto non è stata caratterizzata dal silenzio della politica.

Ne abbiamo viste e sentite di ogni natura e colore: rivelazioni e smentite, accuse e controaccuse, liti verbali dal linguaggio truculento, sghignazzate provocatorie verso gli avversari o traditori (come qualcuno ha definito l'altro), e via di questo passo.

Il riposo o le vacanze (per chi ha potuto permettersele) degli italiani, quindi, quest'anno sono state turbate da questo spettacolo indecoroso e indegno, offertoci da coloro che, invece, avrebbero dovuto o potuto fare di tutto e di più per renderle tranquille e serene in presenza della crisi.

Ed è proprio la crisi, con le preoccupazioni e i timori che genera per il livello dei redditi e per la qualità di vita di milioni di italiani, la grande assente del dibattito in corso. I dati che ci vengono propinati ogni giorno sono molto preoccupanti e danno da pensare sul futuro non tanto remoto che ci attende. L'economia mondiale è in grande fermento evolutivo, come dimostra il "sorpasso" del Giappone da parte della Cina, annunciato nei giorni scorsi. La forsennata corsa di quest'ultima (la Cina) per contendere il primato agli Stati Uniti ha giustamente allarmato anche gli Stati europei, tra cui la Germania, la Francia e l'Inghilterra che si stanno muovendo per rilanciare le loro economie. In Germania, infatti, il Pil è cresciuto del 3,7% rispetto al secondo trimestre del 2009, mentre l'Italia, in questa competizione, purtroppo rimane il fanalino di coda con un aumento dell'1,1% per lo stesso periodo.

Eppure tutto questo sembra lontano dalle preoccupazioni di chi governa. Continuano in modo disinvolto e irresponsabile, a gingillarsi con la prospettiva di nuove elezioni, rifiutando ogni temporanea soluzione, ponendo la questione delle "intercettazioni" come il problema clou tra i bisogni primari dell'Italia (e degli italiani), dimenticandosi (o facendo finta di non sapere) quali ripercussioni negative comportano per l'economia del nostro Paese l'instabilità politica e il ricorso ad elezioni anticipate. Fanno di peggio, ogni tanto tirano in ballo il Presidente della Repubblica con la pretesa di insegnargli il mestiere di garante della Costituzione.

Nessuno ha il coraggio di chiamare la situazione col suo vero nome.

La crisi continua a mordere e a colpire i ceti più deboli e bisognosi. I giovani sopra tutto, si vedono preclusi sbocchi occupazionali che non siano lavori precari e sottopagati, comunque incerti e senza prospettive.

I servizi sociali (sanità, assistenza, scuola, trasporti) languono nelle ristrettezze e gli Enti Locali si vedono pressoché chiusi i rubinetti dei trasferimenti di risorse da parte dello stato.

L'autunno si avvicina nella più completa incertezza per quanto concerne il lavoro, mentre gli ammortizzatori sociali si avviano all'esaurimento delle risorse disponibili.

A mio parere, questa situazione si chiama depressione, ma lor signori non lo dicono: lo sanno ma "tacciono per pavidità", pensano ad altro, pensano a come mantenere salda la loro poltrona.

"Fin che la barca va" cantava Orietta Berti in anni remoti, quando gli ostacoli erano semplici e facilmente superabili, ma ora la barca sembra essersi arenata fra gli scogli della globalizzazione e chissà per quanto tempo ancora dovrà rimanerci.

Domanda: chi avrà l'ardire, l'intelligenza, la caparbietà e la forza di far ripartire la barca Italia?

Valerio Dalle Grave

Valerio Dalle Grave
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