UFFA!
Ostia. Dopo la cena al "Capriccio di Mare" di via Triremi nel corso della quale mi sono consolato con le delizie di Aldo, accompagnato da due o tre bicchieri di Falanghina (Aldo serve al bicchiere dei vini da urlo), sono tornato a casa, dove, appesantito dal cibo e cullato dal vino, mi sono messo a letto, certo di crollare pressoché subito addormentato dal sonno del giusto.
Macché.
"Tutto il mondo è un palcoscenico, e gli uomini e le donne sono soltanto attori". William Shakespeare, Come vi piace, atto II, scena settima.
Dopo due ore di lotta libera con le lenzuola, mi sono arreso e mi sono alzato.
Ho provato a leggere un po', ma senza risultati.
"Dì un po', che passatempo hai in serbo per stasera? Spettacoli, musiche?" William Shakespeare, Sogno di una notte di mezz'estate, atto V, scena prima.
Il fatto è che quelle parole pronunciate dai miei colleghi oggi in ufficio mi stanno continuando a trivellarmi il cervello da tutta la sera; "Firenze…Ente Toscano Sementi… il tuo incarico sospeso ad un filo…."
Spero che non abbiano visto giusto.
"Vieni, o notte che tutto accechi, benda i teneri occhi del dolce giorno". William Shakespeare, Macbeth, atto III, scena seconda.
Dopo qualche minuto, arrendendomi alla mia inquietudine, mi sono messo al computer ed ho aperto il motore di ricerca, sul qual ho digitato due semplici termini.
E, dopo aver letto l'articolo di Wikipedia relativo a quei due termini, la parola mi è tornata in mente.
I termini sono "incarico" e la parola è ":rinnovo".
Un abuso senza precedenti. Ovviamente. E' un'idea assurda, campata per aria.
Accendo la tivvù. Stanno trasmettendo "Paranoia Agent", uno sceneggiato televisivo giapponese diretto da Satoshi Kon. In questo episodio un ragazzo ubriaco ha appena oltrepassato la sottile linea tra la semplice molestia e l'aggressione. La ragazza urla. Spengo la tivvù.
Esco sul balcone.
Il vento porta l'odore del mare.
Da una finestra al piano terra, abitata da un improponibile cicco ciccione, filtra un po' di luce, il bagliore azzurrognolo tipico dei vecchi televisori.
Mi si affianca Gabry, appena rientrato dal lavoro.
Mi guarda con i suoi occhi azzurrissimi.
"Ci sarà qualcuno sveglio a quest'ora?" mi chiede.
"Il signore anziano del piano di sotto" rispondo. "Dorme di giorno e di notte guarda vecchi film in bianco e nero che scarica illegalmente da internet."
Mi volto di scatto
Che affollamento questo balcone.
Dietro me spunta Simonetta.
Strizzo gli occhi per vederla meglio.
"Ma non dormi mai?" dice.
Ecco anche Alex. Camicia azzurra sbottonata e un paio di jeans elegantemente strappati.
"Cazzo, papà! Non devi credere a tutto quello che ti dicono. Eccoli, stanno arrivando. E ce l'hanno con te!".
Sbatto gli occhi.
Batto il palmo sul muro.
Guardo l'orologio.
Sono le due di notte.
"Cristo!" esclamo "prenderò due pillole di valeriana".
Gabry sorride.
"I miei alti incantamenti vanno al segno, e tutti questi miei nemici sono prigionieri della loro pazzia. William Shakespeare, La tempesta, atto III, scena terza.
Mario Pulimanti