Argomento proposto da Mario PULIMANTI: 1) A Sanremo troppa pubblicità tra una canzone e l’altra” 2) Le preoccupazioni delle mogli: la minacciosa certezza dell’avanzare del tempo (Tempus fugit!) nonché lo stato della salute mentale dei mariti

1 A Sanremo

Lunedì ho visto il festival di Sanremo è mi e piaciuto. Però c’è troppa pubblicità tra una canzone e l’altra. Certo, gli spot pubblicitari sono da molti anni parte integrante dell'offerta televisiva e nemmeno la RAI può ormai farne a meno. E tutto questo a discapito del canone che siamo chiamati a versare annualmente. Mario Pulimanti

2 Le preoccupazioni

Simonetta, mia moglie, è una donna che si preoccupa di tutto. La lista delle cose di cui si preoccupa in ogni dato momento è interminabile: il benessere dei suoi figli, per esempio, o l’inadeguatezza del nostro stipendio, o il taglio delle spese scolastiche minacciato nella scuola di nostro figlio Alessandro, o la macchia d’umidità sopra la finestra, o lo scricchiolio delle sue giunture ogni volta che si alza la mattina, o il libro che da tempo nostro figlio Gabriele deve restituire alla biblioteca comunale e non riesce più a trovare, o il riscaldamento del pianeta. Ma in questo momento particolare ci sono due cose che le danno ulteriori motivi di preoccupazione: la minacciosa certezza dell’avanzare del tempo (Tempus fugit!) nonché lo stato della salute mentale di suo marito (vale a dire, del sottoscritto). Lei mi dice: “Guardati intorno. Ci sono uomini ciarlieri, uomini faceti e uomini arroganti; pettegoli, pensatori, sognatori e disadattati; uomini che fanno jogging, che coltivano ortaggi, che vanno in bicicletta. La tua specialità è, invece, quella di essere negato per qualsiasi lavoro manuale”. Questo vale anche per l’educazione dei figli. Mi accusa, difatti, di essere come Ulisse, l’Odisseo che lascia il figlio appena nato e quando lo riabbraccia ha venti anni e si è fatto uomo: Telemaco. E così, a suo parere, ho fatto io, che mi sono ritrovato il primogenito Gabriele grande senza aver fatto nulla, perché ha pensato sempre a tutto lei. Inoltre, a suo dire, la mia filosofia di vita è l’utilitarismo spinto. Sarei, in poche parole, un integralista dell’edonismo estremo. Certo, lo ammetto, non è che la mattina mi avvicino all’edicola dei lari e depongo come offerta un pugno di farina di farro alle ombre dei mie antenati, prima di accingermi ad uscire. Per di più gli eccessi confessionali non li ho mai compresi. Sono robe medievali, che appartengono a culture a noi europei ormai lontane anni luce! Probabilmente in luoghi così distanti anche le regole del vivere sono diverse, forse ciò che è buono a Roma ed a Firenze non lo è più a La Mecca o a Medina, dove gli uomini vedono la realtà secondo il loro modo di intendere e di considerare. Ma sono riflessioni che non mi toccano più di tanto, cose che non racconterò di certo a mio figlio Alessandro quando sarà più grande. Forse in quei posti la mancanza di libertà comprime ogni possibilità di progettare. Ritengo, infatti, che un uomo sia veramente libero se ha davanti a sé il passato con i suoi fantasmi, ma anche il futuro con le sue speranze. Prendiamo, per esempio, gli appartenenti a pseudoreligoni o sette varie come, per esempio, quella dei Raelliani, dei Testimoni di Geova o di Scientology. Se uno di loro, prigioniero di idee estreme o settarie per tanto tempo, riesce improvvisamente a liberare la sua mente, subito espande le proprie facoltà, nell’immaginazione, nelle fantasie, nei sogni. Per lui è come uscire da un torpore mortale. Riacquista gradatamente coscienza di come era ridotto, di ciò che gli rimane e di ciò che gli è stato tolto. A chi non ci riesce rimangono, invece, assai poche speranze. Ma anche una sola e flebile significa la vita. Ma ora mangiamo. La vita mi sembrerà migliore a stomaco pieno

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