QUANDO IL SONNO SI TRASFORMA IN LETARGO 12.4.30.37

Riceviamo e pubblichiamo:

Ho letto con molto interesse l'articolo a firma di Bruno Ciapponi Landi, pubblicato su La Provincia del 29 aprile scorso. Inutile dire che condivido lo spirito critico con cui azzarda marchiare i valtellinesi di "letargia politica", alla quale aggiungerei l'arrogante ignavia della loro classe dirigente.

Era il gennaio 2009 quando in un mio scritto pubblicato sempre su questo giornale (La Provincia), mentre elogiavo il formidabile coraggio del prof. Alberto Quadrio Curzio di esternare una idea, non nuova per la verità ma realistica nella sua formulazione, ossia quella di potenziare la ferrovia come il sistema base per il trasporto e per il collegamento in Valtellina e Valchiavenna e tra queste con la Regione Lombardia e l'Europa, denunciavo l'ottusità e la pochezza di strategica politica della classe dirigente provinciale, relativamente alla necessità di sviluppare economicamente la provincia attraverso l'apertura di collegamenti che rompessero l'isolamento del nostro lembo di territorio nazionale.

Intitolai quell'articolo: "la patria dei treni perduti", elencando conseguentemente i motivi per cui la disattenzione, la pavidità o la miopia politico-strategica della classe dirigente provinciale aveva lasciato cadere iniziative e opportunità molto importanti. Auspicai in quel frangente che l'imminente occasione elettorale avesse aperto gli occhi al corpo elettorale, convincendolo che forse sarebbe valsa la pena di un radicale ricambio del gruppo dirigente. Non fu così. Dalla padella siamo caduti nella brace.

Ora i rischi incombono, non è più tempo di megamanifesti contenenti slogan propagandistici che ostentano paternità fasulle su mezzi risultati ottenuti grazie alle dichiarazioni verbose di una compagine governativa che si reggeva su mezzi compromessi e su mezzi ricatti.

Sembra di capire, leggendo sopra e sotto le righe di ciò che esternano gli uni e gli altri che reggono il timone del governo provinciale che occorre aspettare tempi migliori. Per fare cosa non è dato capire. Ciò che è chiaro è che bisogna aspettare in assenza totale di idee e di strategie operative. Intanto il clima si logora, i problemi marciscono per incapacità di affrontarli e risolverli. Per incapacità, per insipienza, per mancanza totale di idee.

Ripetere queste cose ha il sapore di una filastrocca inutile, non divertente, noiosa. Almeno per me. Mi chiedo, però, che effetto può fare sui giovani osservare una dirigenza che si muove come un mollusco e con il fegato di un coniglio.

Meno male, dice nel suo articolo Bruno Ciapponi Landi, che sembra esserci unanimità nel difendere il BIM, unica istituzione che copre tutto il territorio della provincia, altrimenti anche sulla destinazione di quei fondi dovremmo sottostare alle direttive di chissà quale nuovo organo superiore.

Per tornare ai giovani, che forse non sono ancora contaminati in profondità dalla sindrome del letargo, che invece sembra irrimediabilmente essere diventata cronica nei loro padri o fratelli maggiori, sarebbe bello, oltre che salutare per tutti, vederli in prima linea a combattere la buona battaglia del rinnovamento. Non seguendo, però, le orme di quel loro coetaneo che è andato in Albania a comperarsi la laurea.

5 maggio 2012 Valerio Dalle Grave

Valerio Dalle Grave
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