ARGOMENTI PROPOSTI DA Mario PULIMANTI: 1) A CHI NON COMVIENE TROVARE UNA CURA CHE DEBELLI IL CANCRO? 2) È ARRIVATO IL CARNEVALE! 3) L'OMICIDIO DI BENAZIR BHUTTO 4) ODIO IL TELEFONINO 5) IO SONO COME FANTOZZI
1) a chi non conviene…
Ho 52 anni. Non mi sento sono vecchio. Eppure mi sembrano trascorsi dei secoli da quando frequentavo l'università. Da quando tutti avevamo degli ideali e credevamo che il mondo potesse cambiare. Ora non è così. E io, che a differenza degli altri non sono cambiato, mi sento fuori posto. Viviamo in una società che dimentica tutto in brevissimo tempo, consumiamo idoli e miti nel volgere di pochi giorni. In realtà, ciò che vorrei é sentirmi meno inutile. Vorrei credere che il mestiere che mi sono scelto e i principi in cui credo servino realmente a qualcosa. Vabbè: a lavorà e a morì c'é sempre tempo. Nel frattempo, leggo il giornale. Silvio Berlusconi contro i magistrati. Certi magistrati che "usano il loro potere non a fini di giustizia, ma a fini di lotta politica". Ascolto la radio. Foibe. Cavità scavate dall'acqua e colmate dalla morte. Una memoria a lungo seminascosta alla coscienza nazionale e che nel 2008 il Comune di Roma intende far scoprire ai propri giovani: la capitale ha stanziato cinquantamila euro per organizzare visite di studenti sul posto. BravoVeltroni. Ascolto il telegiornale. Oltre cento diverse nazionalità e un alunno su sei che parla un'altra lingua. Le scuole italiane scoppiano di immigrati e nelle pre-iscrizioni per il prossimo anno scolastico si registra un boom per le private, soprattutto materne ed elementari. La presenza di extracomunitari condiziona le scelte delle famiglie italiane. Negli istituti paritari si ricorre già alle liste d'attesa. La fuga dalla scuola pubblica è dovuta al sovraffollamento di extracomunitari?
Ritengo, comunque, che il Ministero dell'Istruzione dovrebbe correre ai ripari. Navigo su internet, a caccia di notizie: é scioccante osservare come la politica sanitaria non sia più sotto il diretto controllo democratico locale. Ogni cosa è progettata ed organizzata nei minimi dettagli al più alto livello internazionale da quelli che ne traggono
profitto: le industrie farmaceutiche, il mondo finanziario, i politici corrotti. Questi individui, grazie alle loro alleanze e ai mezzi di cui dispongono, tengono il mondo scientifico e quello politico locale sotto una tale pressione che non vi è via di scampo. Allo stesso tempo i medici e l'opinione pubblica sono sottoposti ad un sistematico lavaggio del cervello, utilizzando tutti i moderni mezzi di quella che potremo definire come "l'industria delle coscienze", ovvero la stampa, la televisione, la radio, internet . Tutto questo è una coincidenza? O si tratta, invece, di un piano ben architettato ed organizzato. Mmh...Del resto, tanto per fare un esempio, il cancro é il più grande affare che sia mai capitato alle industri farmaceutiche. Trovare una cura che debelli la malattia non conviene a nessuno. Molto meglio sfornare ogni anno nuove medicine che prolunghino la soopravvivenza dei malati.Ogni anno escono nuovi protocolli di cura, sempre più costosi, ma di fatto la situazione non cambia. La mortalità negli ultimi anni é diminuita, ma nessuno é guarito. Questo che cosa vuo dire? Ho dei sospetti, solo dei sospetti. Ma, secondo me, ritengo che ci stiano imbrogliando. Il cancro, tra spese per la ricerca e sovvenzionamento a istituti di degenza, assorbe da solo il dieci per cento di fondi stanziati per la sanità. Se venisse trovata una cura reale della malattia, un sacco di gente smetterebbe di guadagnare valanghe di soldi. Viviamo in un mondo in cui la ricerca del profitto é la grande molla che muove ogni cosa.
Preferirei un sonno senza sogni. Forse mi sono stancato di assecondare la smania di profitto di chi pensa solo ai guadagni dell'azienda passando sopra ogni altra cosa. Vabbè...non spingerò il confronto oltre l'orlo del baratro. De profundis clamavi ad te, Domine: Domine, exaudi vocem meam.
2) E' ARRIVATO IL CARNEVALE!
A questo punto mi sembra già di vedervi freddi fino alla scortesia, perché secondo voi sto dicendo una cosa ovvia.
Eppure lo sto scrivendo non per rilevare un codice segreto che apra una porta nascosta su un mondo d'insperate possibilità, ma per dire una cosa, sì ovvia, ma ugualmente importante: ridere stimola il sistema cardiovascolare tanto quanto l'esercizio fisico.
Ridere fa bene al cuore, mentre la depressione aumenta il rischio di mortalità.
Quindi non dobbiamo offenderci se a volte amici, colleghi o semplici conoscenti scherzano su questioni che ci toccano.
È umano, naturalmente, ma riuscire a ridere di noi stessi è salutare.
Come ho detto fa bene al cuore.
Una medicina che va bene per tutti, grandi e piccoli, uomini e donne.
Quindici minuti quotidiani di sane risate rappresentano una cura molto efficace per il sistema cardiovascolare.
Tanto è vero che il riso fa buon sangue ed il ridere anche di noi stessi è la migliore medicina perché il buon umore sembra attivare le reti del cervello che sono coinvolte nel benessere psicofisico.
L'umore ha un grande impatto sulla nostra salute psicologica e fisica.
Il nostro senso dell'umorismo, intendendo con questa espressione anche la capacità di stabilire amicizie ma anche rapporti di coppia duraturi, è una potente medicina anti-stress.
Vivere con il sorriso sulle labbra -anche quando si viene derisi o criticati ingiustamente- aiuta ad affrontare meglio le difficoltà della vita, non costa nulla e non ha effetti collaterali.
Ho sempre saputo che il riso aiuta la salute e che ridere difende dal logorio. L'umorismo è una necessità, risultato di un impulso a eludere la ragione, ricreando in noi adulti uno stato infantile della mente, come rimozione di inibizioni interne.
E' basato spesso su un meccanismo psicologico che cela l'orgoglio di sentirsi migliori degli altri.
Perché l'umorismo permette di parlare di cose che in società sono inammissibili.
In questo senso ha a che fare con l'aggressività, come la sessualità.
Si possono dire battute sessuali senza scandalizzare.
Mentre la volgarità dà fastidio.
Eppure persino questo tipo un po' becero di umorismo affranca, ridendo, da uno dei tabù imposti dalla società e assorbito nella coscienza.
Ecco perché i bambini si divertono a dire parolacce, a parlare di cose proibite.
Sembra che sia terapeutico anche l'umorismo nero, perché aiuta ad allontanare l'ansia nei confronti della morte.
Scarica tensioni, eliminando le quali restano più energie per affrontare la giornata, il lavoro, lo studio, la famiglia.
Non si migliorano così le capacità intellettive, ma queste vengono sfruttate meglio.
Mentre se si è tesi non si riesce a concentrarsi, per essere creativi.
Curarsi ridendo, guarire ridendo, è forse più difficile da quando il carnevale dura tutto l'anno, e non solamente nei pochi giorni in cui il Buffone diventava Re.
Buon Carnevale a tutti!
3) L'OMICIDIO DI BENAZIR BHUTTO
Mentre ascolto il telegiornale, il mio stupore cresce a poco a poco. Benazir Bhutto, ex primo ministro pachistano, è stata uccisa da un uomo armato mentre era a bordo della sua macchina, poi l'autore dell'attentato si è fatto saltare in aria. Lo ha dichiarato un consigliere del Partito del popolo pachistano. Mi pare di ritrovare il respiro dopo una lunga apnea. Simonetta mi mette una mano su una spalla. "Certo, certo..." le dico riscuotendomi e cercando di ritrovare la calma. Intanto la tivvù continua a parlare. Benazir Bhutto è morta dopo essere stata operata d'urgenza all'Ospedale generale di Rawalpindi, città-presidio dove aveva appena concluso un comizio parlando a migliaia di suoi sostenitori. Alla Cnn, il marito Asif Ali Zardari ha dichiarato che sono stati sparati cinque colpi contro la macchina e che un proiettile l'ha colpita al collo. Spengo la tivvù e rimago un pò ad ascoltare il mio respiro nel buio.
4) ODIO…
Questo cuore di padre è disposto a tutto per aiutare i propri figli.
Ma non di andare in bancarotta per le loro spese telefoniche, sempre più costose, ahimè!
Ma come, direte voi, da qualche tempo gli operatori di telefonia mobile fanno a gara nell'offrirci gratuitamente telefonini, conversazioni telefoniche e sms!
Certo, stando alle campagne pubblicitarie, chi usa il cellulare non spende neanche un euro.
Eppure, leggendo attentamente le offerte, si scoprono costi, tariffe e abbonamenti di cui non si parla nelle pubblicità.
Chi, per esempio, aderisce all'offerta Vodafone No Problem ottiene un telefonino scontato, aderendo, però, a una tariffa specifica.
Dovrà così effettuare ogni mese almeno 20 euro di telefonate.
Altrimenti sarà costretto a pagare un contributo di 9 euro per ciascun mese non in linea con i 20 euro di traffico. Inoltre, in caso di recesso anticipato, l'utente dovrà pagare tutte le rate rimanenti.
Insomma non proprio un regalo.
Per non parlare, poi, dei messaggini degli spot di Tim Tribù, dove non è facilmente leggibile l'indicazione relativa al costo di attivazione.
Del resto Tim modifica spesso i piani tariffari. Per questo motivo le associazioni di consumatori hanno diffidato la Tim.
A questo punto conviene non credere ai regali delle compagnie telefoniche, ma cercare di capire cosa realmente propongono e cosa, invece, ci conviene. Per quanto ne so io, i costi dipendono anche dalle nostre abitudini . Mi riferisco al numero delle chiamate, dato che lo scatto alla risposta può incidere molto, ai giorni in cui telefoniamo, se festivi o feriali. Vabbè: scuoto la testa pensando anche alla durata media delle telefonate. Senza dimenticare, inoltre, di far attenzione ai numeri dei destinatari, se fissi o cellulari e se appartengono ad altri operatori.
Va bene, alla fine pure le fasce orarie sono importanti. E così via. Ma non sempre la ricerca del profilo migliore aiuta. Già. Sconcertato
rifletto: riuscirò veramente a trovare un'offerta conveniente?
Forse.
Poi, improvvisamente mi viene un'idea: chiediamo alle compagnie telefoniche di non produrre più cellulari e di tornare al telefono a gettone. Con un sogghigno ammetto, infatti, un mio grande difetto: non amo il telefonino!
Appartengo a quella esigua minoranza di cittadini che per fare una telefonata vorrebbe ancora usare il telefono pubblico. Ed il mio è certo un atteggiamento da snob.
Cavolo, non credo di essere così raffinato.
La ragione per la quale non amo il cellulare è molto più semplice: non mi piace. Il telefonino squilla a scuola, al cinema, al supermercato, al bar, al teatro, in Chiesa (ne sa qualcosa Don Alberto!). Il telefonino squilla al ristorante e tutti i clienti, simultaneamente, sfoderano il proprio cellulare.
E invece, è quello del cameriere. Il telefonino squilla in volo e l'
aereo rischia la catastrofe. La gente, oramai, arriva anche a dormire con il telefonino vicino il cuscino, come fa, del resto, il mio primogenito Gabriele.
Oltretutto induce al turpiloquio. Infatti, con il telefonino siamo sempre in contatto con tutti e tutto: mogli, figli, cognati, ma anche scocciatori vari che riescono inevitabilmente a raggiungerci sempre nei posti più impensati. L'unico vizio che il telefonino non asseconda è l'
avarizia. Perché ci fa spendere molto di più di quanto spendevamo prima, usando il vecchio telefono fisso o a gettone.
Ma è dal punto di vista macro-economico che il telefonino diventa un vero danno sociale.
Infatti da quando ci sono i telefonini, si studia poco, si lavora distrattamente e si produce sicuramente di meno. Perché siamo sempre al telefono per dire, molto spesso, parole inutili.
Non dimentichiamoci poi, che, mentre conversiamo, veniamo ascoltati da poliziotti, carabinieri, giudici, agenti segreti, radioamatori e semplici impiccioni, che vivono con l'orecchio incollato ai loro apparecchi d'intercettazione.
Ed è per questi motivi che io, invece, vorrei ritornare alle vecchie tradizioni, come facevano i miei genitori e i miei nonni.
E, senza la forza di 3 e l'aiuto di Tim, Wind e Vodafone, in un mondo di schiavi della scheda telefonica, vorrei tornare ad essere un gettone- dipendente. Splendido.
5) IO SONO …
Non ho il coraggio di dire queste cose a mia moglie, così le scrivo sul giornale.
Così come, sul versante femminile, esistono le mani di fata, su quello maschile esistono gli uomini veri, quelli da amaro Montenegro, capaci di salvare cavalli ma anche di aggiustare oggetti, di riparare guasti domestici, di lavare i piatti e di cucinare.
Io, ahimé, come molti altri uomini, non appartengono a questa categoria. In realtà so fare tante altre cose.
Leggo moltissimi libri e me li ricordo.
Credo di cavarmela con la scrittura e malgrado quello che dicono certi miei colleghi, penso di lavorare con impegno e con discreta abilità.
Faccio delle belle fotografie.
E poi quando c'è da bere e da mangiare sono un vero professionista!
Ma, come dice mia moglie Simonetta, in tutto il resto, o quasi, sono un disastro.
E quando dico disastro non esagero.
Perché la mia vita è punteggiata, quotidianamente, da sconfitte imbarazzanti.
Prendiamo la botanica.
Vi dico subito che Simonetta ha il pollice verde.
Ogni pianta che lei mette in casa diventa un baobab.
Io, invece, sono una catastrofe vivente.
Ogni pianta che metto in ufficio muore dopo pochissimi giorni.
Sono l'Attila delle azalee, dei ficus e degli oleandri.
Passiamo alla cucina.
Per sintetizzare il mio rapporto con i fornelli sarò esplicito: non so cucinare nemmeno un uovo al tegamino.
Quando prendo in mano una padella divento Fantozzi. Confondo il sale con lo zucchero.
Mi brucio le mani quando scolo l'acqua della pasta.
E le poche volte che ho provato a cuocere una bistecca i vicini hanno chiamato i pompieri per via del fumo, che ho provocato nel palazzo.
Poi c'è il bricolage.
Se c'è da attaccare un quadro mi prendo a martellate da solo.
Se devo bucare una parete col trapano mi ritrovo nel salotto dei vicini di casa. Non parliamo dei miei maldestri tentativi quando c'è da sturare un water: provoco un maremoto e allago l'appartamento. Se cerco di aggiustare una presa elettrica faccio saltare la corrente in tutto il quartiere. E pensare che ero stato sul punto di rifarmi da solo l'impianto elettrico di casa. Già, prima che i miei, saputolo, fuggissero in una sperduta isola dell'Oceano Indiano. Un ottimo motivo per cambiare subito idea e chiamare l'elettricista di fiducia, certo!
Da solo non riesco a mettermi un cerotto al dito. E se prendo in mano un tubetto di attaccatutto resto per tre giorni con il pollice incollato all'indice. Piuttosto che cambiare una gomma della mia automobile, vendo l'automobile. Perché potrei restare lì, a combattere col crick, per intere settimane. Impazzisco quando c'è da registrare qualcosa in Tv usando il timer. Se decido di registrare un film mi ritrovo sul nastro un documentario sulla vita delle renne nella Lapponia orientale!
A Natale sono andato a trovare mia suocera a Collevecchio, un paesino di campagna. Ho fatto tutto quello che c'era da fare: zappare, potare, ripulire, non dovevo avere rimorsi di essere accusato di stare seduto con le mani in mano.
Senza scompormi, vi avviso che mi sono tagliato un dito.
Ho acceso il fuoco nella sala da pranzo: è stato purtroppo necessario l'intervento della Protezione Civile.
Ho sbagliato, a quanto pare. E a mia moglie che mi inseguiva facendo dondolare pericolosamente l'accetta che teneva in mano, fischiettando allegramente le ho fatto presente che doveva, invece, premiare il mio piccolo sfoggio di zelo. Anche se, tuttavia, non è passato inosservato e ha fatto qualche danno. Vero, posso però dire che mi sento più a mio agio con penne e matite.
In fin dei conti, nessuno è perfetto!
Comunque sono un uomo fortunato perché mia moglie, nonostante tutto, è innamorata dei miei difetti e, sempre vigile sul destino dei nostri due figli, Gabriele ed Alessandro, finisce con l'essere lei il vero fulcro della famiglia, anzi ne è l'unica colonna portante. E, anche se il suo tentativo di trasformare la nostra famiglia in una unità di cui andare socialmente fieri fallisce inevitabilmente, eppure l'amore rimane lo stesso.