ARGOMENTI PROPOSTI DA Mario PULIMANTI: 1) SCONVOLGENTE 2) SONO DIVENTATO QUALUNQUISTA?
1) SCONVOLGENTE
Fa freddo questa mattina sulla metro di Ostia.
Sto andando al lavoro.
Ho vicino mio figlio Gabriele, diretto a Roma 3, la sua Università.
“Guarda qui papà”, mi dice, porgendomi il giornale.
“E allora?” dico diviso tra il cipiglio della concentrazione e l’anticipazione di un sorriso, nella speranza che si tratti di una notizia allegra.
Sto per leggere quando, di colpo, vedo quello che c’è scritto.
Raggelo, stupefatto.
E’ solo un trafiletto, ma cosi drammatico e sconvolgente che quasi non ci credo: “ragazzo down picchiato, insultato e filmato dai compagni di classe (ragazze comprese). Il tutto condito da scritte e saluti nazisti. Il filmato è stato rimosso da Google dopo la segnalazione del video arrivata sul tavolo del giudice milanese Corrado Carnevali”.
Non c’è bisogno di aggiungere che non riesco neppure a immaginare i motivi che hanno spinto questi studenti a compiere un’azione così orribile.
Picchiare un giovane down...che non può difendersi...
Non ha senso: qualcosa non torna.
Mi stringo nelle spalle. Non so se riuscirò a farmene una ragione.
A questo punto mi dichiaro battuto.
2) QUALUNQUISTA?
Faccio l’impiegato.
Abito vicino al mare.
Non è proprio una gran giornata. E’ umida e nebbiosa.
Sembrerà piuttosto infantile ma, anche se fa freddo, mi piace lo stesso passeggiare sulla riva, sprofondando nel labirinto della memoria.
E riflettere. Su tutto quello che mi passa per la mente.
Ostia ha recentemente acquistato un certo stile di vita bohémien, pieno di stimoli, quanto mai eccitante. Pittori, poeti, attori, artisti; una loquacissima vecchietta con un enorme cane, persino Elia, uno strano clochard accampato per strada in un modo non proprio conforme alle regole dell’igiene.
Sembra che sia diventato così dopo tanti anni, in cui la grettezza, la meschinità, l’orgoglio piccolo borghese della vita provinciale hanno colmato la misura per un uomo del suo temperamento. Mah, sarà poi vero?
Lascio la spiaggia e entro in un famoso bar, vicino al Pontile, per un caffè. Intorno a me agenti di borsa e i consulenti aziendali, e tutti gli altri lacchè del capitale.
Ho 51 anni. Sono sposato da 23 anni con Simonetta, dalla splendida chioma nera, e ho due figli: il ventenne Gabriele, universitario e il dodicenne Alessandro, che frequenta la seconda media. Mi piace passeggiare sulla riva del mare, anche in inverno, leggere, ascoltare musica, andare a teatro, vedere su SKY le partite della mia squadra del cuore, la Lazio, andare al cinema, trascorrere spesso weekend nella casa di campagna di mia moglie a Collevecchio e soprattutto...mangiare e bere!
Sono un uomo di immaginazione piuttosto che d’azione: condannato, come Orfeo, a viaggiare in un Ade di chimere. Patetico. Chiudo gli occhi e cerco di pensare a qualcos’altro. A qualcosa di utile, per una volta.
Ultimamente ho preso la consuetudine di inviare lettere ai giornali, con le quali esprimo considerazioni per cercare di coinvolgere gli altri in un entusiasmo che temo siano invece riluttanti a condividere.
Forse perché non tento di dar di gomito all’eventuale lettore con affermazioni sin troppo marcate. E agli amici che mi dicono che i termini con i quali ho a volte criticato la politica governativa colpisce solo per la timidezza del loro estremismo, rispondo che non sono certo un radicale in politica. Riuscendo, però, solo a guadagnare il loro definitivo disprezzo. Ammetto: il mio è un sarcasmo greve e non giocoso, le mie sono considerazioni di improbabile squallore. E’ anche vero che viviamo in tempi spietati. Nulla ci è perdonato. Nulla ci permesso. La verità, in fondo, è che le mie, come quelle di tutti, sono opinioni frutto dello sbandamento ideologico di cui, da qualche tempo, la nostra Europa è vittima.
Sappiamo inquadrare le sue conseguenze in termini che ci suggeriscono che le risposte appropriate a tutto quello che ci circonda non sia solamente il lamento e la rabbia, ma una grande e sonora risata.
Io, vecchio ciellino, non sarò mica diventato qualunquista?
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