Elezioni 2013: Fare per fermare il declino (Giannelli)

Riceviamo e pubblichiamo:

FARE PER FERMARE IL DECLINO

UNIVERSITÀ E MERITO

Parliamo di università, snodo centrale per lo sviluppo del Paese che deve tornare a crescere attraverso i nostri giovani e la valorizzazione del merito.

Partiamo da un analisi della situazione. L'università offre un servizio fondamentale in un'economia moderna: in un sistema avanzato e un mondo globalizzato, la competizione si fa sulle idee e sulla ricerca di alto livello che passa inevitabilmente attraverso gli atenei. Per questo occorre prendere ogni misura per garantirle adeguata dotazione finanziaria e assicurarsi che le risorse vengano impiegate nel modo migliore possibile.

Dal punto di vista didattico, l'università italiana si caratterizza per produrre un basso numero di laureati e per un elevato tasso di abbandoni:

L'incidenza dei laureati sulla popolazione attiva (15-64 anni) è pari al 13,1% (contro una media europea del 23,6%), mentre nella fascia 30-34 anni la percentuale sale al 20,3% per l'Italia e il 34,6% per l'UE27;

Allo stesso modo, la quota di italiani che hanno abbandonato l'educazione formale pur essendosi iscritti (18,6%) è nettamente superiore alla media europea (14,4%). Perché tutto questo? Forse perché studiare in Italia non è conveniente? O forse perché la laurea non è un titolo meritorio e distintivo che aiuta nel lavoro e nella vita?

Crediamo che il principale problema dell'università italiana sia lo scarso peso che il merito - tanto nella didattica, quanto nella ricerca - riveste nell'allocazione dei finanziamenti a favore di individui e dipartimenti. Questo si ripercuote su una omologazione delle capacità e delle peculiarità dei docenti e in ultima istanza dei discenti. Studenti migliori non sono in alcun modo selezionati e incentivati a frequentare Università migliori, perché in Italia, la laurea, ovunque conseguita, ha lo stesso valore e la meritocrazia è un termine con il quale ci si riempie la bocca solo in campagna elettorale. L'abolizione del valore legale del titolo di studio va esattamente in questa direzione.

A proposito di meritocrazia questa è una affermazione che abbiamo spesso sentito nel nostro paese: "in Italia chi conosci è più importante di cosa conosci". Questo è il male dell'Italia. Il clientelismo ha derubato il nostro paese e i nostri atenei di gran parte delle potenzialità di crescita e di sviluppo, e, cosa ancor più grave, ha tolto ai cittadini la motivazione ad impegnarsi nel lavoro e ai giovani nello studio, questo perché in Italia le conoscenze sono sempre molto più utili per fare strada rispetto alla Conocenza.

Scardinare questo meccanismo è per noi un punto fondamentale. Per migliorare le regole del sistema, sia nella ricerca che nella didattica, Fare per Fermare il declino ritiene che la chiave possa essere rappresentata dalla riforma della gestione della ricerca e del suo finanziamento attraverso alcune proposte molto concrete:

1) un corretto e ampio uso della peer-review, ovvero valutazione tra pari o revisione paritaria : una procedura di selezione e valutazione dei progetti di ricerca da parte di membri della comunità scientifica, effettuata attraverso una valutazione esperta eseguita da specialisti del settore. 2) l'introduzione di meccanismi di finanziamento delle università basati sulla competizione e sulla selezione dal basso. 3) l'applicazione di appropriati interventi sui meccanismi dei bandi di ricerca, sulla internazionalizzazione dei dottorati di ricerca, sui sistemi di chiamata dei professori e, infine, sul progressivo aumento del finanziamento per la ricerca.

A nostro giudizio, l'università italiana dovrebbe fare della valutazione dell'attività didattica e di ricerca e dei finanziamenti ottenuti il perno dell'avanzamento di carriera dei docenti. Tale valutazione dovrebbe basarsi su un mix di indicatori oggettivi (per esempio nella ricerca il numero di pubblicazioni o brevetti, nella didattica la capacità degli studenti di trovare lavoro); anche i questionari di valutazione e in generale il feedback degli studenti sulla qualità dell'offerta didattica dovrebbero avere un peso.

Chiudiamo con un punto che ci riporta alla realtà della nostra Provincia. Al di la delle considerazioni di carattere generale, per i nostri figli l'accesso agli studi universitari è ulteriormente complicato dalla distanza con i centri universitari e quindi dai costi che ne conseguono e interamente a carico delle famiglie.

Essendo contrari a quanto è successo nei decenni passati, cioè l'apertura incontrollata di sedi universitarie un po' ovunque, a scapito della qualità, crediamo che dobbiamo agevolare in ogni modo l'accesso dei Valtellinesi al mondo universitario, con un occhio di riguardo per i più meritevoli. Due i punti a nostro avviso importanti, dal punto di vista logistico si necessita un miglioramento della rete di trasporti (in particolare quella ferroviaria che è la più utilizzata dagli studenti) e dal punto di vista economico un ulteriore incentivo rivolto in particolare agli studenti migliori.

Nostra intenzione è ridistribuire i fondi per il diritto allo studio su base meritocratica. Utilizzare tali fondi per istituire borse di studio basate su criteri di capacità, merito e impegno; non distribuendo poco a tanti, ma concentrando le risorse per sostenere il percorso scolastico di studenti talentuosi e meritevoli. Solo così possiamo far fruttare nel modo migliore i fondi e le risorse per l'istruzione per formare davvero la classe dirigente di domani, scegliendo ed incentivando la meritocrazia.

Luca Gianelli

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