BIANZONE, CONTRO LA CAVA

Riceviamo dal Comitato per la tutela e la valorizzazione del territorio agricolo del piano di Bianzone:

Addio ai prati del Ranèe?

La decisione annunciata dalla Giunta Provinciale con Delibera n. 6 del 17 gennaio 2011 di cavare i prati del Ranèe ha subìto un'accelerazione.

Ai proprietari è stata notificata in data odierna la determina del Servizio Cave della Provincia di Sondrio che approva il progetto attuativo per l'attività estrattiva di sabbia e ghiaia presentato dalla ditta Carnazzola Camillo s.p.a. su una porzione dell'ATEg71, dichiarandone la "pubblica utilità" e delegando la ditta all'esercizio del potere di occupazione delle aree. I proprietari saranno espropriati direttamente dal cavatore!

E' rimasta inascoltata la motivata richiesta del Comitato, condivisa da tanta parte delle associazioni che rappresentano le aziende agricole dei prodotti tipici e della società civile valtellinese, di discutere in tempi certi delle possibilità di stralciare dal piano cave l'Ambito Territoriale Estrattivo in località Ranèe attraverso un tavolo di confronto, visto che il Piano cave non è mai stato assoggettato alla procedura di VAS obbligatoria in base alla Direttiva 2001/42/CE.

L'amministrazione Provinciale ritiene che la cava s'abbia da fare.

Eppure la Provincia di Sondrio ha dato avvio alla procedura di revisione del piano cave già nel 2007 e successivamente con Delibera di Giunta Provinciale n. 186 del 2008 ha dato avvio al procedimento di valutazione ambientale strategica (VAS) per la revisione del piano cave in quanto rientrante nei settori definiti dalla direttiva europea 2001/42/CE. Da allora il procedimento di VAS non ha avuto alcun seguito e con comunicato dell'Ufficio Stampa della Provincia di Sondrio del 2 marzo 2012 viene affermato che il Piano Cave vigente "non doveva essere assoggettato alla procedura di Valutazione Ambientale Strategica".

Il Piano Cave della Provincia di Sondrio, per il settore sabbia e ghiaia, prevede ben 15 ATE per una superficie occupata di circa 100 ettari, praticamente tutti nel fondovalle; di questi, quasi la metà sono concentrati vicino al corso dell'Adda tra Bianzone, Teglio e Castello Dell'Acqua, in zone che hanno le stesse caratteristiche del piano del Ranée: elevato pregio agricolo, ambientale e paesistico.

Non solo la cava del Ranée, ma l'intero Piano cave è stato proposto dalla Provincia individuando gli ATE senza nessuna valutazione delle qualità agricole, ambientali e paesistiche delle aree interessate e la Regione Lombardia si è limitata ad approvarlo senza considerare la normativa comunitaria in tema di Valutazione Ambientale Strategica (VAS).

Ecco perché l'Amministrazione Provinciale non vuole considerare le opportunità del procedimento di VAS: è l'intero Piano Cave che sarebbe messo in discussione! Ed è ora di discuterlo!

La maggior parte delle cave, al pari di quella del Ranèe, deve essere ancora definitivamente autorizzata. Il territorio della Provincia di Sondrio, gli agricoltori, i cittadini tutti, non possono accettare un ulteriore consumo di territorio agricolo di tali proporzioni. Bisogna tornare a cavare la sabbia dai fiumi e dai torrenti, da subito.

Il Comitato ribadisce che il Piano Cave della Provincia di Sondrio, adottato dal Consiglio Provinciale nel 2002 e approvato dalla Regione Lombardia nel 2007, debba essere assoggettato a VAS ai sensi dell'articolo 13 della Direttiva, il quale dispone che vadano sottoposti a VAS anche i piani approvati dopo il 21 luglio 2006, ancorché avviati prima del 21 luglio 2004.

Dopo il ricorso presentato alla Commissione Europea contro il Piano Cave della Provincia di Varese approvato nel 2008 senza VAS, la Regione Lombardia, con deliberazione della Giunta n. IX/4851 del 13 febbraio 2013, ha deciso di avviare la VAS postuma per rimediare alla evidente illegittimità del Piano stesso. Anche per il Piano Cave della Provincia di Bergamo si sta decidendo allo stesso modo. Dal sito SIVAS della Regione Lombardia risulta che il procedimento di VAS è stato avviato anche per i piani cave delle seguenti province: Como, Lecco, Monza e Brianza, Cremona e Mantova.

Il Comitato, a questo punto, ricorrerà agli organismi preposti presso l'Unione Europea, ritenendo violate la Direttiva 2001/42/CE in tema di VAS, la Direttiva 2003/4/CE sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale e la direttiva 2003/35/CE sulla partecipazione del pubblico nell'elaborazione di taluni piani e programmi in materia ambientale.

I proprietari dei terreni e il Comitato si opporranno agli espropri con i mezzi legali a disposizione, a cominciare dai ricorsi amministrativi al TAR.

Continueremo a chiedere adesioni e a raccogliere le firme - siamo già a 1.500 - a sostegno della petizione che consegneremo al Consiglio provinciale e al Consiglio regionale, oltre che agli organismi preposti presso l'Unione Europea, per ottenere l'applicazione della procedura di VAS al Piano cave.

Il principio del consumo zero del territorio vocato tradizionalmente alle produzioni agricole non deve essere solo enunciato nei convegni, ma applicato concretamente!

Il piano di Bianzone, "area agricola di pregio", "ambito agricolo strategico" e bene comune di grande valore paesistico-ambientale, non può essere devastato da una cava!

CAVIAMO LO STRALCIO ALLA CAVA! FIRMIAMO LA PETIZIONE!

 

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