09 09 30 RU 486 E LEGGE 194: COMPATIBILI?

Signor Direttore,

in merito al dibattito in Emilia Romagna, come del resto in tutta Italia, sull'utilizzo della RU 486, vorrei fare alcune considerazioni.

Il 30 luglio scorso l'Agenzia del Farmaco (Aifa) ne approvò l'uso, subordinandone l'utilizzo al rigoroso rispetto della Legge n.194 del 22 maggio 1978, "Norme per la maternità e sull'interruzione volontaria della gravidanza". Attualmente il Senato stesso è impegnato in una riflessione sul delicatissimo tema.

Mi domando, siamo proprio sicuri che l'utilizzo della RU 486 possa essere fatto all'interno dello spirito della legge 194? Oppure, in realtà, l'utilizzo della RU 486, per la natura e le caratteristiche proprie del farmaco, non abbia come obiettivo lo scardinare proprio quei principi della legge 194 che si dichiara, troppo spesso a parole, di voler rispettare?

Facciamo alcuni esempi.

L'Aifa ha affermato che deve essere garantito il ricovero in una struttura sanitaria, così come previsto dall'art. 8 della 194, dal momento dell'assunzione del farmaco sino alla certezza della avvenuta interruzione della gravidanza, escludendo la possibilità che si verifichino successivi effetti teratogeni.

Il problema è che non è possibile obbligare una donna a restare in ospedale contro la sua volontà. Al 15º giorno ci sarà poi un controllo per verificare che l'espulsione sia avvenuta e che l'utero si sia svuotato, quindi nel frattempo la donna abortirà da sola. Con ciò si ri-privatizza l'aborto, entrando in contrasto con lo spirito della 194 che era quello di non lasciare la donna da sola in quel momento.

La legge inoltre prevede un congruo periodo di riflessione preliminare, pensiamo solo al fatto del limite dei 90 giorni, per una scelta che segnerà poi per tutta la vita.

I tempi di assunzione della RU 486 hanno come limite, per valutazione della stessa Aifa, invece 7 settimane di gravidanza, cioè 49 giorni dal concepimento. Poichè entro la 7ª settimana si ha un completamento dell'aborto nel 95-99%, mentre fra la 7ª e la 9ª settimana si scende sotto il 95% e le complicanze hanno un picco.

Dai 49 giorni dobbiamo però togliere circa 3 settimane, che rappresentano il periodo che va dall'ovulazione-concepimento al ritardo della mestruazione successiva che, in genere, suggerisce alla donna di fare il test di gravidanza. Quindi da 7 settimane ne togliamo 3, rimangono 4 settimane. Dai 28 giorni bisogna togliere i 7 giorni che sono previsti dalla procedura ordinaria di legge per un eventuale ripensamento. Rimangono solo 3 settimane. Troppo poche per pensare. La donna ha quindi solo una ventina di giorni per decidere. E che decisione!

Tutto diventa una corsa, tutto si fa in fretta. E dove va a finire la riflessione, il valutare di togliere gli eventuali impedimenti alla maternità, come prevede invece la 194?

La fretta non è mai una buona consigliera.

O forse l'obiettivo è proprio che la gente non pensi e rifletta?

Cordiali saluti.

Glauco Santi

Glauco Santi
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