10 30 20 A PROPOSITO DEL NOBEL A ROBERT EDWARDS
Riceviamo e pubblichiamo:
Grande vittoria della scienza sull'oscurantismo cattolico, hanno esultato laici e laicisti (la cui differenza è nulla) all'indomani dell'assegnazione del premio Nobel per la medicina assegnato al prof. Robert Edwards. In realtà al padre della fecondazione in provetta, i massoni di Stoccolma avrebbero dovuto assegnargli ben altri premi. Se è vero che la medicina cura le patologie, che c'azzecca la fecondazione in vitro con la cura dell'infertilità? Ha dunque senso aver assegnato un nobel per la medicina ad un alchimista che ha giocato a fare Dio, ma che non ha affatto risolto le cause della sterilità né dal punto di vista patologico, né epidemiologico? Come ha precisato il Presidente della Pontificia Accademia della Vita mons. Ignaco Carrasco de Paula, lo scientista Edwards "è la causa del mercato di milioni di ovociti, degli embrioni abbandonati che finiranno per morire e dello stato confusionale sulla procreazione assistita con figli nati da nonne o mamme in affitto". Verità, logica, buon senso e onestà intellettuale avrebbero consigliato che al novello Frankestein venisse assegnato lo stesso premio che avrebbe senz'altro conseguito il dottor Mengele se il nazismo non fosse stato sconfitto. Come spiegare che il comitato di Stoccolma abbia ignorato che l'applicazione della selezione innaturale della specie tramite fecondazione in vitro è una pratica nazista darwinista che disattende qualsiasi problematica di ordine etico e che riduce l'uomo da soggetto a oggetto? Semplice: quando si rimuove il concetto di Padre Creatore dall'orizzonte umano, l'uomo si acceca di superbia sino al punto di credere di essere Dio. Peccato sia solo un misero mortale! Che altro sono l'illuminismo, il razionalismo e lo scientismo, se non goffi e tragici tentativi di scimmiottare il Padre Eterno con le conseguenze che tutti sappiamo? La sanguinosa storia del novecento insegna. E che dire degli orfani che languono in qualche freddo istituto nell'attesa di essere adottati, e che "grazie" al premio nobel il loro sogno mai s'avvererà?
Gianni Toffali