COSTUME: RESPONSABILITA' COLLETTIVE E RESPONSABILITA' E INDIVIDUALI: 1- RAI TV

La messa in onda, durante i telegiornali di RAI 1 e RAI 3 in ore di massimo ascolto, di immagini di bambini relative all'inchiesta sulla pedofilia, ha sollevato un pandemonio con le dimissioni dei Direttori e con una tempesta politica.

Si pone, come per la cosiddetta "malasanità" - se ne parlerà avanti - il problema delle responsabilità collettive e di quelle individuali nonché il problema della cosiddetta "responsabilità oggettiva". A proposito di questa non si può non osservare che se chi è sottoposto non osserva le direttive impartite da chi dirige, deve essere chiamato a risponderne in prima persona, al più con il superiore diretto. In altri termini chi aveva curato la messa in onda di testo ed immagini nonché il suo caposervizio. Altro sarebbe stato il caso se chi dirige o non avesse dato indicazioni oppure avesse lasciato ampio spazio di manovra ai sottoposti perché allora la responsabilità oggettiva sarebbe vistosa. 

Nelle polemiche che sono seguite nessuno ha però toccato il punto centrale. Purtroppo nell'ambito giornalistico si sente spesso la frase "il diritto all'informazione", diritto che viene esercitato a piene mani, spesso e volentieri al di là del ragionevole. Del "dovere dell'informazione" si ente parlare ai congressi o in occasioni particolari, ma con applicazione non certo costante e massiccia.

L'esempio più vistoso è quello delle rettifiche che l'etica, oltre che la legge vigente, vorrebbero che dovessero essere pubblicate con pari rilievo, nella pratica di tutti i giorni cosa invero rarissima.

Non c'è più il morale e l'immorale.L'immorale è nel sistema. Ne viola le regole ma è nel sistema. Adesso si sta diffondendo una nuova figura: l'amorale, chi cioè non si pone neppure il problema, se fare o non fare. Fa e basta.

Tornando al caso RAI chi ha preparato il servizio si è giustificato - almeno così si è letto sui giornali - dicendo che non stava affatto rincorrendo l'audience, ma voleva con immagini-shock realizzare l'obiettivo di una esecrazione collettiva. Volendo ridurre le sue responsabilità chi ha fatto tali affermazioni, se le ha fatte, in realtà le ha aggravate in quanto ha valutato sulla base della sua soggettività senza neppure porsi - ecco l'analogia con quanto scritto dianzi - il problema di chi è davanti al video, di come chi è davanti al video, i più intenti alla cena in famiglia, avrebbe potuto recepire quelle immagini.

Se responsabilità collettiva vi è essa è di questo laissez-faire generale, che va ben oltre le redazioni della RAI. L'aspetto più rilevante è quello delle responsabilità individuali. Eppure i giornali erano pieni di articoli e di titoloni su Gad Lerdner e gli altri, su interventi, condanne e anatemi, ma a fatica sono comparsi i nomi dei veri responsabili che vorremmo sapere che fine hanno fatto (non ci stupiremmo nel vederli semplicemente spostati di ufficio, ma questa sì che sarebbe responsabilità collettiva, incluso persino il Consiglio di Amministrazione
RAI...).

OC-GdS6: Il semaforo rosso non è, come la famosa battuta napoletana, un invito ma un obbligo. Il giallo lo stanno guardando anche quelli fermi nell'altra direzione. E, fra questi, ogni tanto c'è anche qualcuno che allo scattare del verde pensa di essere alla partenza di un Gran Premio. E se siete passati con giallo avanzato in mezzo all'incrocio, quando il "pilota" di turno è schizzato via, ci siete in due...

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