09 11 10 LO SPRECO DI PAROLE. LE NOSTRE ECCEZIONALITA'. LA RIGA NELLE STRADE COME CONSIGLIO E NON OBBLIGO E TANTE ALTRE COSE

Non c'é comunicato, articolo, relazione e quant'altro che ometta quello che 999.999 volte su un milione non serve.

Esempi:

1) Dappertutto si scrive "la Regione Lombardia". Ma perché ci possono forse essere dubbi che si tratti di un'altra Regione, che so del Piemonte o del Molise? In qualche rarissimo caso serve. Ad esempio: la sanità è diversificata in Italia, ad esempio la Regione Lombardia prevede… oppure la Regione Lazio prevede… ecc.

2) Le date. Leggiamo che ci sarà in Valmasino un incontro sull'orso venerdì 20 novembre 2009 (questo del mettere l'anno lo fanno tutti). Ma perché è forse possibile che in questi giorni esca un comunicato relativo al 2010 o al 2011? Sui dépliant o sulle locandine è giusto inserire anche l'anno per esigenze di archivio, ma sui comunicati a che serve?

3) Le sigle. Quando in provincia c'erano cinque USL non sentivate dire, ad esempio, l'USL di Sondrio ma l'USL 22, anche in avvisi e comunicati come se tutti i cittadini sapessero che il 22 contraddistingueva l'Unità Sanitaria (allora non c'era il "socio.") Locale.

4) Nei comunicati capita molte volte di leggere accanto alla località dove, ad esempio, si tiene un incontro od altro, fra parentesi (Sondrio) oppure (So). Per una manifestazione di interesse extraprovinciale la cosa è ammissibile e anzi consigliabile, ma per cose nostre è ridicolo leggere, ad esempio, Castione (So) piuttosto che Cino (So) o addirittura Morbegno, seconda città della provincia, con tanto di (So).

5) Telefono. Ci parliamo con qualcuno che abita in Valle o addirittura nella stessa città o nello stesso paese e nel dare il numero si parte col prefisso. E pensare che abbiamo lo stesso 0342 su oltre 2600 kmq in 65 Comuni e per oltre 150.000 abitanti!

6) L'uso dell'avverbio "veramente". Se dico di una cosa o di una donna che "è bella" dovrebbe bastare. No. Quasi tutti dicono "è veramente bella". E perché? Forse perché senza usare l'avverbio non basta, resta semplice cortesia e non giudizio completo?

7) E, per finire, l'abuso dei termini. Un esempio viene dalla politica. Si parla di "cattolici democratici" riferendosi a quelli, per sintetizzare, come Prodi. Ma gli altri cattolici non sono 'democratici'? Un altro dalla politica economica. Quando si parla di interventi a favore dell'imprenditoria tutti, da destra a sinistra, sono solito dire che sono "per la piccola e media impresa". Nessuno parla mai della grande impresa, come se non ci fosse, come se provvedimenti per lei non esistano, come se fosse fuori dal mercato. Poi arriva Maroni due o tre anni fa a bloccare (fortunatamente perché si sono risparmiati soldi pubblici, Marchionne ha messo tutti alla stanga e i problemi sono stati superati) ogni intervento statale per la Fiat dicendo che lo Stato dal '45 ad oggi la Fiat l'ha pagata tre volte. Non parliamo del linguaggio del mondo dello spettacolo, specie quello televisivo. I superlativi si sprecano, gli aggettivi sono tutti della categoria dell'eccezionalità. Infine al calcio che però è un po' come l'economia visto che i relativi personaggi sono soliti spiegare, dopo, perché quello che avevano previsto prima non si è verificato. Prosit

f.

Tutto regolare. Siamo il Paese nel quale non basta una riga continua in mezzo alla strada, riga che sta a indicare che non si può sorpassare. In Italia ne occorrono spesso due, un po' nella logica del semaforo rosso che a Napoli non è un obbligo ma un invito. Siamo anche il Paese in cui dire che la tal casa è vietata non basta. In Germania basta dire verboten, in Francia interdit, in Inghilterra forbidden, in Spagna prohibido, a Malta proibiti, in Albania ndaluar, in Malesia dilarang e in Vietnam cam. In Italia non basta dire che è vietato. No. Bisogna dire che è assolutamente vietato, con il che il "vietato" perde efficacia e diventa un consiglio non una prescrizione…

Red

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