Mola: Arte (vari) e scienza

Palazzo Magnani Corso Giuseppe Garibaldi, 29, 42121 Reggio Emilia, popone dal 5 novembre 2016 al 14 febbraio 2017 un’incredibile ampia indagine sul Liberty in Italia. Sette sezioni che vedono riunite quasi 300 opere: dipinti, sculture, grafica, progetti architettonici e decorativi, manifesti, ceramiche, selezionatissimi prestiti provenienti dai più importanti Musei italiani e da straordinarie collezioni private. Molti di questi prestiti sono frutto dei più recenti studi e  si presentano al pubblico per la prima volta. Ogni sezione della mostra –con un raffronto tra le diverse arti – mette in luce la successione tra le due “anime” del Liberty italiano: quella tipicamente  floreale e quella “modernista”, più nervoso e prossimo a influenze europee, e che porterà da lì a poco alle ricerche delle avanguardie e allo sviluppo in chiave più stilizzata ed essenziale del linguaggio decorativo.“All’interno di una idea più ampia e generale di “Liberty italiano” – anticipano i curatori Francesco Parisi e Anna Villari – abbiamo voluto porre a confronto le due diverse tendenze; cercando di assecondare in questo modo il dibattito storico artistico dell’epoca che individuava, come vera essenza del Liberty, la linea fluente, floreale e decorativa e, d’altra parte, recuperando il modello critico della letteratura coeva che identificava nel Liberty tutto ciò che era considerato moderno e di rottura, includendo quindi anche quelle esperienze non propriamente classificabili in Italia come floreali ma piuttosto moderniste o secessioniste”. Il percorso della mostra si sviluppa secondo una scansione per sezioni “tradizionali”: pittura, scultura, decorazione murale, ceramiche, progetti di case d’artista (come chiave nuova per entrare nell’idea progettuale dell’architetto che lavora, eccezionalmente e con la massima libertà espressiva, per se stesso), manifesti, illustrazione e grafica originale. Il tutto collegato dalla linea grafica e la ricerca sul segno, Si sono, infatti, accostati a pitture, sculture, ceramiche, grandi manifesti pubblicitari, i bozzetti preparatori, i cartoni per gli affreschi, i disegni relativi a vasi, illustrazioni, incisioni.
Una chiave inconsueta che rivela, entrando nel vivo del “fare” e nella mente dell’artista, la vera essenza concettuale e espressiva del Liberty, un movimento, una tendenza e una moda che, a distanza di più di cento anni, non ha ancora esaurito il suo potere seduttivo.

Le sezioni della mostra:

La pittura Nelle tre ampie sale dedicate interamente alla pittura emergerà come in Italia non sia possibile individuare uno stile unitario riconducibile ad un’ortodossia Liberty ma piuttosto una varietà dovuta in parte alla fedeltà ad un linguaggio tradizionale, piuttosto che un’attenzione alle diverse tendenze d’oltralpe. Nonostante questo, in diversi artisti – da Casorati a Boccioni a Bargellini, da Bocchi a Corcos – si può avvertire, spesso in coincidenza con una ricerca giovanile, una eco della linea decorativa Liberty.

L’illustrazione e la grafica. Forse più di ogni altra, l’espressione artistica caratterizzante la Belle Époque è stata quella grafica, sia quella applicata – ovvero il manifesto e l’illustrazione libraria – sia quella produzione più personale sortita dai torchi dei singoli artisti che, in un’accezione più vasta, alle Esposizioni d’arte veniva definita “Bianco e Nero”. Nel caso della produzione grafica originale, si trattava quasi sempre di opere ispirate ai grandi temi della letteratura decadente o storicista; nel caso, invece, della grafica editoriale si vennero a creare importanti binomi tra artista e letterato. Ne sono un esempio i rapporti tra De Carolis e D’Annunzio, oppure tra Francesco Nonni e Antonio Beltramelli.
Ampio spazio è dato all’incisione originale e verranno esposte le opere dei più influenti artisti con rari e preziosi esemplari provenienti da diversi Archivi privati e dalle collezioni della Calcografia Nazionale di Roma.

Le case d’artista. Lo spazio storico che separa gli ultimi anni del XIX secolo dalla Prima guerra mondiale, la cosiddetta Belle Époque, ha visto gli architetti di tutta Italia cominciare a confrontarsi con i consumi di massa, e trasformare il proprio ruolo in quello di un total designer, sulla scia dei secessionisti. Ma un particolare aspetto della stretta connessione tra arte, letteratura e decorazione è rintracciabile soprattutto nella realizzazione delle moderne case d’artista: scrittori, scultori, pittori che nella piena maturità del loro percorso professionale dedicarono le loro forze nel creare un perfetto connubio tra architettura, pittura, scultura e arti decorative progettando e facendo costruire secondo un gusto che variava secondo le diverse anime Liberty. In esposizione progetti, disegni, bozzetti, quadri e oggetti di Ettore Ximenes, Duilio Cambellotti, Vittorio Grassi, Giuseppe Palanti, Paolo Sironi, Raimondo D’Aronco, Ernesto Basile.

Le arti decorative. L’esplosione delle tendenze Liberty in Italia si ebbe soprattutto in occasione dell’esposizione di Torino del 1902, quando in altri paesi già si avvertivano segnali di crisi, e a Vienna cominciavano a emergere prove di quello che sarebbe stato definito “Stile Secessione”. In Italia se da una parte si affermava il florealismo di stampo storicista (che venne definito “Dolce Stil Novo”), vi erano già i prodromi di quello che sarebbe stato il cosiddetto modernismo (Randone, Vincenzo Jerace, Ernesto Basile). I premi dell’esposizione torinese andarono non a caso al binomio Basile-Ducrot (che poco dopo iniziò a collaborare con Duilio Cambellotti) e a Galileo Chini.

La scultura. Sulla scia dei nudi sinuosi e delle ninfe marine che avevano caratterizzato molte sculture pubbliche di fine Ottocento, la tendenza più marcatamente Liberty in scultura è espressa dall’opera di artisti come Domenico Trentacoste o Pietro Canonica. Ma gli scultori italiani avevano iniziato già attorno al 1880 ad avvertire le prime inquietudini del Simbolismo, come ad esempio Leonardo Bistolfi e, accanto a questi, muovevano i primi passi anche i giovani cresciuti non più sui modelli ottocenteschi nazionali ma sui grandi maestri stranieri: Attilio Selva, Giovanni Primi, Ercole Drei, Nicola d’Antino.

La grande pittura decorativa. La vera tendenza sintetica, connaturata al decorativismo, alla sintesi coloristica, alle campiture piatte tipiche del Liberty internazionale, si espresse soprattutto nei cicli di affreschi, privati e pubblici, realizzati da Edoardo Gioia, Galileo Chini (decorazioni per edifici termali e ville private), Adolfo De Carolis, Annibale Brugnoli, Giulio Bargellini e Antonio Rizzi (Vittoriano).

I manifesti. In anni in cui è massima l’attenzione verso il mondo delle arti applicate, della decorazione, di quello che verrà chiamato design, nella necessità di rivalutare il rapporto tra industria e artigianato educando il popolo ad una diffusa bellezza dell’oggetto di uso quotidiano, anche il manifesto diventa un canale attraverso il quale l’artista moderno può veicolare la propria creatività, rendendosi attivo e utile nel diffondere i frutti benefici della rivoluzione industriale. Partecipando dell’atmosfera culturale dominante, artisti come Adolfo De Carolis, Adolfo Hohenstein, Aleardo Terzi, Plinio Nomellini, Galileo Chini, Leonardo Bistolfi, Vittorio Grassi o Umberto Boccioni si dedicano alla nuova “arte del manifesto”, e applicano anche in questo settore gli stilemi. Mostra a cura di Francesco Parisi e Anna Villari.  A cura di Carlo Mola

In mostra manifesti mai visti di grandi dimensioni e dall’impatto coloristico dirompente.

Orari:dal martedì al giovedì 10.00-13.00/15.00-19.00venerdì, sabato e festivi 10.00-19.00 – lunedì chiuso Ingressi Intero € 11
Ridotto Residenti € 9 (Amici della FPM; Amici dei Teatri; militari; over 65; diversamente abile; studenti dai 18 ai 26 anni)
Studenti € 5 (studenti dai 6 ai 18 anni)Ingresso omaggio (bambini fino ai 6 anni; accompagnatore per visitatore diversamente abile; Giornalista iscritto all’albo con tessera di riconoscimento valida). Audioguide Comprese nel biglietto d’ingresso.

L'Accademia di San Luca e gli artisti francesi confronto. Giovedì 13 ottobre 2016, l’Accademia Nazionale di San Luca inaugura ROMA-PARIGI. Accademie a confronto. L’Accademia di San Luca e gli artisti francesi, a cura di Carolina Brook, Gian Paolo Consoli e Susanna Pasquali, mostra che vuole accogliere l’invito francese a celebrare i 350 anni dell’apertura dell’Accademia di Francia a Roma e ripercorre le tappe fondamentali dei rapporti intercorsi tra le due istituzioni dal diciassettesimo al diciannovesimo secolo. L’esposizione, è organizzata nella sede dell’Accademia Nazionale di San Luca a Palazzo Carpegna, L’ACCADEMIA NAZIONALE di SAN LUCA HA ATTUALMENTE SEDE IN PALAZZO CARPEGNA, DÌ CUI FRANCESCO BORROMINI POSE IN ESSERE IMPORTANTI OPERE DÌ TRASFORMAZIONE E AMPLIAMENTO DELL’ANTICO NUCLEO CINQUECENTESCO. In simultanea con la mostra allestita a Villa Medici 350 ans de création, les artistes de l’Académie de France à Rome de Louis XIV à nos jours, inaugura il percorso espositivo che si articola lungo la rampa realizzata dal Borromini e si conclude nella Galleria accademica al terzo piano. In mostra oltre 130 opere di artisti italiani e francesi che a diverso titolo sono entrati in rapporto con l’Accademia: quadri, disegni di figura, sculture, bassorilievi e disegni di architettura elaborati per i concorsi, oppure donati in occasione dell’entrata degli artisti nel corpo accademico o infine lasciati per testamento. Tra le opere importanti prestiti internazionali, dal Musée National des Châteaux de Versailles et de Trianon all’École Nationale Supérieure des Beaux Arts di Paris. Da Villa Medici invece provengono due calchi in gesso della Colonna Traiana che ricordano la grande impresa promossa da Colbert a Roma per avere a Parigi una copia a grandezza naturale del celebre monumento e infine dal Museo Napoleonico di Roma due progetti celebranti Napoleone. DÌ FONDAMENTALE INTERESSE IL PUTTO di RAFFAELLO, affresco staccato donato all’Accademia da Jean-Baptiste Wicar come lascito nel 1834, l’olio su rame di Nicolas Vleughels, Il sogno di Giuseppe, l’Autoritratto di Antonio Canova, un gesso del 1812, oltre ai tre disegni di Pierre Bernard del Grand Prix d’architecture del 1783. Quadro importante è l'opera che celebra l'amicizia tra l'Accademia di San Luca e la Francia, del pittore Charles François Poerson che presenta l'allegoria dell’unità tra le istituzioni romana e francese: il Re Sole, nelle vesti di Apollo, benedice l’incontro tra le Accademie impersonate da due giovinette.

Le opere sono suddivise a seconda dei concorsi accademici, Clementini (dal 1702) e Balestra (dal 1768), vere e proprie occasioni dove le tre Arti – pittura, scultura e architettura – si confrontano, garantendo così ampia partecipazione ad artisti di nazionalità diversa. Sulla rampa di Borromini, restaurata per l'occasione, i visitatori potranno seguire in successione cronologica gli esiti dei vari concorsi e le differenze stilistiche nelle opere degli artisti francesi e italiani. La mostra prosegue nella Galleria in cui, accanto alle opere esposte per l'occasione, saranno messe a confronto sculture, pitture e disegni della collezione permanente in relazione agli scambi tra Roma e Parigi.

L’Accademia di San Luca venne fondata a Roma alla fine del Cinquecento, espressione del sodalizio di artisti che riconoscevano nel disegno il principio fondatore dell’unità delle tre Arti.

A Parigi, la creazione delle Accademie fu invece, fin dall’inizio, un’impresa promossa direttamente dallo Stato allo scopo di formare gli artisti che avrebbero lavorato nelle commesse pubbliche e nelle grandi Manifatture; nel 1648 venne fondata l’Académie Royale de Peinture et Sculpture e nel 1671 l’Académie Royale d’Architecture. A complemento delle nuove scuole di Parigi, venne aperta nel 1666 anche la sede di Roma, dove gli allievi francesi avrebbero ultimato la loro formazione studiando l’antico. Il periodo presentato dalla mostra, infatti, copre l’arco di tempo che dalla metà del Seicento giunge agli inizi dell’Ottocento, in modo da comprendere ai due estremi i momenti in cui l’Accademia di San Luca e l'Accademia di Francia sono state più vicine, quasi sul punto di fondersi. Nel 1677, grazie all'accordo stabilito al tempo di Innocenzo XI e del re Luigi XIV, si tentò il gemellaggio tra l’istituzione romana e quella francese, che poi non ebbe seguito. Alla fine del periodo considerato, si riaffacciò di nuovo l’idea di un’unificazione: in un mondo riconfigurato radicalmente dalla Rivoluzione del 1789 - in una città senza papa e soggetta al diretto dominio di Napoleone - nel 1810 fu avanzata di nuovo la proposta di creare una grande e unica scuola delle arti a Roma, riunendo l’Accademia di San Luca e l’Académie de France. Accanto a Villa Medici, dove dal 1804 si era trasferita la sede francese, ci si proponeva di occupare il convento di Trinità dei Monti per fare del Colle del Pincio un’acropoli delle Arti. E’ in corso di pubblicazione un volume che approfondirà i temi della mostra cui seguirà un Convegno Internazionale in programma a gennaio p.v., sulla storia e gli esiti delle istituzioni accademiche.

L'esposizione resterà aperta fino al 13 gennaio 2017

jQuery("a#mainImage").fancybox({ 'titlePosition' : 'inside' }); "L'Accademia Nazionale di San Luca ha lo scopo di promuovere le arti e l’architettura, di onorare il merito di artisti e studiosi, eleggendoli nel Corpo accademico, di adoperarsi per la valorizzazione e la promozione delle arti e dell’architettura italiane." [Statuto 2005, art.1]
Il primo degli Statuti, voluto da Federico Zuccari, risale al 1593 e nel corso del Seicento, l'Accademia ha assunto come simbolo l'immagine di San Luca evangelista, pittore e protettore degli artisti. Dal 1705 l'Accademia adotta come proprio emblema un triangolo equilatero, costituito da pennello, stecca e compasso, per esprimere la pari dignità ed unità delle tre arti: pittura, scultura ed architettura, sotto l'egida del disegno, come ribadito dal motto oraziano "aequa potestas" che lo accompagna. Nei secoli l'emblema accademico, pur sostanzialmente invariato, assume forme diverse fino alla trasformazione, nel 1934, con l'adozione di un medaglione con l'immagine di San Luca che dipinge, ancora oggi simbolo dell'istituzione accademica al pari del triangolo equilatero. Il corpo accademico è articolato secondo le tre classi di pittura, scultura ed architettura ed è costituito complessivamente da novanta Accademici Nazionali, trenta Accademici Stranieri, trentasei Accademici Cultori, ventiquattro Accademici Benemeriti.

L'Accademia di San Luca, assunto il titolo di Insigne e Pontificia nel XIX secolo, diventa dal 1872 Accademia Reale e, dal 1948, Nazionale.
Seguendo la tradizione dell'Accademia, in base a quanto ribadito anche dagli ultimi statuti, l'Istituzione promuove diverse attività culturali finalizzate alla valorizzazione delle belle arti. Nell'ambito di tali iniziative vengono curati la pubblicazione di volumi relativi all'Accademia e alla sua storia e l'allestimento di mostre negli spazi espositivi. Le opere delle collezioni accademiche (dipinti, sculture, disegni ed altro) sono restaurate e concesse in prestito in occasione di mostre nazionali ed internazionali. Le sale accademiche sono utilizzate anche per la presentazione di libri e per lo svolgimento di conferenze e convegni. Particolare attenzione viene rivolta dall'Accademia ai giovani artisti e ai giovani studiosi mediante il conferimento di premi e borse di studio.  Dal 13/ott./2016 al 13/gen./2017.

Due famose  associazioni di grandi tradizioni presentano allettanti proposte in campo musicale San Fedele Musica (San Fedele), all’interno del ciclo INNER_SPACES 2016/17 tre appuntamenti dedicati alla nuova musica sperimentale russa. Partendo da un riferimento storico fondamentale per la musica elettronica degli ultimi decenni, il film STALKER di Andrej Tarkovskij. Si esibiranno nell’Auditorium San Fedele due artisti russi tra i più originali della scena della musica elettronica attuale: Andrew Pekler e COH-Ivan Pavlov. L’evento è coordinato in collaborazione con l’Associazione Italia Russia. Ingressi: € 8 / € 6 (studenti e partner) Biglietteria Auditorium San Fedele lun-ven 10 / 12.30 e 14 / 18 - tel.0286352231 Abbonamenti INNER_SPACES: Spot Acusmonium 5 spettacoli a scelta + Cin’Acusmonium € 30. L’Auditorium San Fedele si trova in Via Hoepli 3B a Milano.

Assistiamo, giorno dopo giorno, ad una profonda rivoluzione nel mondo dell’arte. del sistema dell'arte, che rivoluziona anche le sensibilità do molti dalla verità e si indirizza a convertire le opere in merce di speculazione o in status symbol. Contrassegnata da una categoria di “dittatura della cultura dell'effimero e dell'apparenza”, “tale crisi ha smarrito il senso della responsabilità creativa dell'artista, e tutto si sovrappone e si mescola nella banalità luccicante del pensiero unico. Fino a un passato recente, l'artista era stato anche un intellettuale partecipe di elaborazioni, sentimenti e giudizi collettivi, libero interprete della società e parte del divenire della cultura. Per opporci concretamente alla deriva di questa mancanza di pluralismo, per riscoprire in chiave contemporanea valori antagonisti a quelli correnti, per rivitalizzare un collezionismo di contenuti e qualità vera, per rianimare il lavoro di autori già storicizzati ma attualmente tralasciati, per incoraggiare quello dei giovani talenti che non intendono omologarsi.

ll Comitato per la tutela dell'opera di Gustavo Bonora organizza un Premio annuale d'arte intitolato all'artista, che questi valori aveva già intuiti dai primi anni 80, in dissenso attivo con le situazioni culturali che si andavano formando. Gustavo Bonora che, assieme a Mino Ceretti, Claudio Olivieri, Giuseppe Guerreschi, Alik Cavaliere e Emilio Tadini, è stato uno degli artisti più significativi della scena artistica milanese degli anni Sessanta, caratterizzata da un dialogo serrato con New York e Londra. Una temperie in cui Gustavo Bonora si colloca in modo del tutto autonomo, operando una rilettura dell’Informale che si sviluppa attraverso l’applicazione della gestualità della pittura d’azione e della scrittura automatica a una ricerca artistica in cui l’immagine naturale, filtrata attraverso la memoria, diviene, come ha scritto il critico Renzo Beltrame, «un fatto psichico complesso» dove «altre immagini dell’ambiente originario, il ricordo di emozioni, di certi stati d’animo prevalenti in quei luoghi, ne corrodono le particolarità e vi si amalgamano sino a togliere ogni determinazione del luogo e del momento di prelievo».

BANDO TECNICO Il Premio "Gustavo Bonora" si articola in due moduli distinti: Premio Maestri - Si compone di un premio "alla memoria" (artista scomparso) e uno "alla carriera" (artista vivente). Il Comitato propone una rosa di 8 artisti: 4 per ogni categoria. Vengono attribuiti un premio acquisto per l'opera alla memoria e un premio acquisto per l'opera alla carriera. Questo il link per la votazione: http://www.gustavobonora.com/premio-gustavo-bonora/ Premio Giovani (Under 35) - A seguito della premiazione della prima parte del premio, i giovani artisti che vorranno partecipare a questa sezione del concorso, dovranno presentare un'opera ispirata al vincitore del premio alla memoria o al vincitore del premio alla carriera. La giuria del Comitato selezionerà 10 finalisti che verranno proposti alla votazione del pubblico. Al vincitore verrà realizzata una mostra diffusa su tutto il territorio milanese presso alcuni spazi selezionati.  A cura di Carlo Mola

Scienza
Dal giapponese ALOS 2 nuovi dettagli sugli effetti del terremoto. Le elaborazioni effettuate dal Cnr-Irea sulle immagini radar acquisite dal sensore giapponese ALOS 2 (operante in banda L). (Satellite ALOS 2  e INGV, attraverso l'utilizzo di immagini radar del satellite
giapponese ALOS 2,  terremoto-centro-italia-ottobre-2016-). Relativamente al terremoto del 30 ottobre 2016, confermano i risultati ottenuti dalle precedenti analisi basate sui dati dei sensori Sentinel-1 e COSMO-SkyMed, aggiungono nuovi dettagli. In particolare, la mappa di deformazione co-sismica, calcolata utilizzando le immagini ALOS 2 pre e post-evento (acquisite rispettivamente il 24 agosto e il 2 novembre 2016), evidenzia due lobi principali di deformazione. Il primo, che interessa l’area di Norcia, mostra uno spostamento verso ovest e un sollevamento che, nella linea di vista del radar, corrispondono a circa 35 cm di deformazione. Il secondo mette in luce un significativo abbassamento del suolo nell’area di Castelluccio (più di 60 cm in linea di vista del sensore) e uno spostamento verso est dell’area di Montegallo.  A cura di Carlo Mola

 

 

Cultura e spettacoli