LE ROI DE FRANCE IN SCENA AL TEATRO SOCIALE

di Nello Colombo

Re per una sera. E con tanto di manto d’ermellino e corona aurea sul capo. E’ quanto è successo ad un anonimo spettatore del Teatro Sociale, durante la pièce di Stivalaccio Teatro “Il malato immaginario. L’ultimo viaggio”, che si è ritrovato, suo malgrado, al centro della vicenda scenica rappresentata sotto l’effervescente regia di Marco Zoppello. Palais Royal 16 febbraio 1673: “Il malato immaginario” rischia di non andare in scena per riluttanza umorale dello stesso Molière. Ma, si sa, la manovalanza richiede il soldo a dispetto di tutto. Ci pensano allora tre stravaganti commedianti pronti a tutto a scompigliare le carte in un funambolismo creativo tra frizzi e lazzi, tra galline padovane stecchite da una spagnola e la trovata geniale di inventarsi un re in platea. Il Re Sole in persona. Parte allora la caccia al personaggio giusto addobbato alla bisogna, che si presta, anima e corpo, quasi ventriloquo in francese maccheronico del suo compare che amministra le battute. Fatto sta che l’accidioso Molière si beve amenamente tutto perché “the show must go on”.  Le roi de France è servito.  Teatro nel teatro con la tragicommedia in dirittura d’arrivo, tra un sorso di giovinezza gaia e spensierata e l’inevitabile spirale del tempo che s’avvita inesorabilmente su se stessa. Ma la vicenda prende però una piega diversa perché scombina i piani l’arrivo inaspettato di suor Madeleine, la dolce rampolla di Molière, fuggitiva, scampata alle divine orazioni del convento. Tutto s’avvia dunque sulla falsariga de “Il malato immaginario” con le note vicende dell’ipocondriaco Argante prono tra salassi e clisteri all’altrui volere di fisici e cerusici da strapazzo che dilapidano le sue sostanze. Delirante la nenia funebre della scena di Argante succube di due lugubri figuri addottorati che si cimentano tra impiastri medici da abbattere un elefante. Sarà Angelica innamorata marcia del suo Cleante a controbattere al suo volere di darla in moglie al nipote del Dottor Purgone, un vero “beccamorto”, lasciando erede la seconda moglie, la burrosa Belinda che lo inganna assaporando il profumo avvelenato del suo denaro. Vita ed arte, arte e vita s’intrecciano inestricabilmente per Molière che trasfonde in Argante i suoi ultimi aneliti di vita (morirà infatti di tubercolosi dopo la quarta replica del suo capolavoro). Un ultimo viaggio, il suo, alla ricerca della verità che il regista Zoppello soppesa a lungo infilando nella sua rivisitata pièce l’uscita definitiva di scena del capocomico. Un vero coup de thèatre per snidare i fantasmi della mente e smascherare pusillanimi astuti e falsi incantatori, tra goffi maestri di musica che con un chitarrino ficcano dentro una trascinante “Tu si’ ‘na cosa grande” dell’epopea napoletana, ed esilaranti danze eccentriche su fisa di una improbabile pizzica-minuetto. Di grande talento Sara Allevi, Anna De Franceschi, Michele Mori, Stefano Rota e lo stesso Marco Zoppello che, inondati dal lungo applauso del pubblico, inneggiano col loro “Viva il Teatro, viva la Commedia!”.  Uscendo dall’affollato foyer del “Teatro Sociale”, infine, sono in tanti ad accompagnare il novello “Roi de France” per il suo inaspettato successo che replica simpaticamente ai complimenti: “Credo che d’ora in avanti saranno proprio costretti a richiamarmi per le prossime repliche!”. E se questo non è Teatro!!
Nello Colombo

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