UN TITANO DAL FUOCO DIVINO 11 3 30 21
di Nello Colombo
Grande partecipazione al convegno su Pietro Pedeferri, scienziato e artista valtellinese, originario di Delebio, scomparso nel 2008, organizzato dai suoi amici storici che ne hanno condiviso un percorso di vita o di professione. Gremita la sala consiliare della Provincia che ha visto la partecipazione di illustri relatori del Politecnico di Milano, Luca Bertolini, Luciano Lazzari, Giancarlo Consonni e la figlia stessa del Pedeferri, Maria Pia, che ne ha seguito le orme. Il convegno è stato incentrato sulla figura di Pedeferri scienziato rigoroso e artista versatile che attraverso le sue titanocromie è riuscito a imprigionare nell'ossidazione forzata del prezioso metallo varie pellicole di colori sovrapposti in un milionesimo di metro, un nanometro appunto. Una impresa "titanica", non solo per lo sforzo di una ricerca scientifica rigorosa sulla corrosione che lo ha reso celebre nel mondo, ma soprattutto per il suo utilizzo di un metallo nobile, "sublime, spirituale, che ha fatto dell'artista un tessitore di luce", per dirla con le parole del professor Giancarlo Consonni che ha dedicato al suo "maestro" un'ode di fascino straordinario, definendolo "garzone della natura che con la sua mano d'angelo governa lo spessore dei veli cromatici del titanio in una gamma incredibile di colori, imprigionando la coda dell'arcobaleno, la livrea di una libellula, il fascino magnetico delle aurore boreali, in un'istantanea dal sapore eterno, immutabile nel tempo, realizzando capolavori artistici che restituiscono la luce del mondo". Luca Bertolini e Luciano Lazzari si sono invece soffermati sui loro ricordi di studenti e poi collaboratori, grati al loro mentore di essere stato un modello di vita oltre che artefice del loro sapere aperto su un mondo sconosciuto come la corrosione dei metalli. Sull'argomento Pedeferri ha lasciato testi di inestimabile valore scientifico. Emblematica l'esperienza del cammino del Pedeferri quando agli albori della sua ricerca elettrochimica era stato chiamato da una importante impresa per risolvere l'ossidazione…del loro acciaio inox!
E' toccato poi alla figlia Maria Pia rievocare i 40 anni di ricerca del padre alla scoperta di una tavolozza cromatica infinita del titanio tramite una sperimentazione ingegneristica unita ad una grande sensibilità artistica. Insomma Pedeferri non è stato un artista inconsapevole con le sue "apparenze di campo" realizzate con la tecnica del "niello elettrochimico", una sorta di incisione elettrochimica data da interferenze ottiche su lastre di titanio ossidato.
Al convegno è seguita l'apertura della mostra "Titanocromie" di Pietro Pedeferri, curata dalla sua amica e collaboratrice Floriana Palmieri e da tanti gli altri compagni di una vita. Entrare nel suo mondo artistico è come varcare le soglie dell'inaccessibile per trovarsi dinanzi alle immagini rarefatte di sogni impalpabili, caleidoscopici disegni che imprigionano la materia dandole vita, inseguendo gli arabeschi di una bolla di sapone controluce, di cubi ed icosaedri multicolori, lune cangianti, stelle screziate, nuvole multiformi, cieli magnetici, colori metamorfici accanto al bianco e nero zebrato dettato da un pennello "elettrolitico" pervaso da corrente elettrica.
"L'esposizione a Sondrio nasce dal desiderio di evitare il "nemo propheta in patria" - ha detto la curatrice della mostra, Floriana Palmieri - proponendo Pietro nella sua terra alla quale era molto legato e nella quale ha lasciato i suoi amici di gioventù come Oreste Massera che ha raccolto gli altri amici storici tra cui Dino, Paolo, i due Mario, Cesare, Pierfranco, Friz, Cristina e Vittoria: adesione immediata, consenso pieno".
E grandi consensi per i numerosi visitatori accorsi quasi ad una Prima assoluta a cui nessuno voleva mancare. Tantissime le opere del grande scienziato-artista valtellinese in mostra, oltre ad alcuni "librini" nati dalla collaborazione con numerosi poeti, tra cui Alda Merini, Annalisa Cima e Giancarlo Consonni, impreziositi dalle sue pitture al titanio, e da alcuni libri sulle sue ricerche scientifiche, di grande rigore, ma anche di sapore umoristico, "leggero", perfettamente leggibile e godibile. Un evento importante per tutta la Valle sotto il patrocinio della Provincia e del Comune di Sondrio, della Pro Valtellina, del Comune di Delebio, dell'Istituto "Piazzi-Perpenti" di Sondrio e del Politecnico di Milano che conserva ancora oggi nell'atrio e nell'aula Magna dell'ateneo alcune importanti opere dell'illustre scienziato premiato a Parigi nel 1989 per i suoi esperimenti su titanio al concorso "Science pour l'Art", entrato a far parte dell'istituto lombardo Accademia di Scienze e Lettere, ed insignito tra l'altro del "Lions d'oro" dal Lions di Sondrio.
Alberto Frizziero ha ricordato con piacere le prime esperienze di Pedeferri che inizia ad occuparsi del titanio nel 1967 presso il Politecnico di Milano. Erano le prime esperienze in bianco e nero, le prime sperimentazioni del titanio sottoposto a bagni elettrolitici, fino alla realizzazione della "protezione catodica" così necessaria oggi sui viadotti delle grandi arterie stradali o di alcune piattaforme petrolifere, per evitare la corrosione dei metalli.
"I diagrammi del Pedeferri" sono oggi universalmente riconosciuti come metodo efficace di prevenzione della corrosione in calcestruzzo armato a rischio d'inquinamento da cloruri, da lui stesso chiamato "prevenzione catodica", ma il suo grande merito è anche quello di aver mostrato come il fascino degli attacchi corrosivi, con la magia dei veli di ossido, con la memoria del titanio, sia possibile dare un fascino particolare ad immagini suggestive e irripetibili, creando capolavori inimitabili.
Giustamente i suoi amici di sempre hanno proposto all'intera Valtellina di titolare al Pedeferri una via o una piazza o quanto meno il laboratorio scolastico di fisica e chimica del Liceo Classico dove lui ha studiato. Un atto dovuto.
La mostra resterà aperta fino al 16 aprile. Feriali e festivi 16-19, sabato 10-12 e 16-19.
Nello Colombo