…SU TUTTO LA GRANDE MUSICA DI DONES

Concerto natalizio a cura del Rotary Clubdi Sondrio

Onore al merito:chapeau! Tanto di cappello per una direzione orchestrale del M° Maurizio Dones che ha avuto il sapore di un corbezzolo appena maturo staccato dal ramo o di una melagrana spaccata per l'avido gusto di un bimbo maldestro.

Antichi sapori che tornano turgidi in mente sin dalle prime vibrazioni degli archi.

Una esecuzione, quella della "Nuova Cameristica" di Milano in occasione del momento augurale natalizio del Rotary Club di Sondrio, solare, olimpica, scorrevole come il brio tumultuoso di un rio di montagna, nel concerto in La maggiore per Archi e Cembalo di Vivaldi;

frizzantina come l'aria pungente di un mattino della nuova primavera, nel "Divertimento per archi KV 136" di Mozart;

a tratti sognante come un triste Pierrot che, spalle al mondo, entra in totale "sin-patia" e "sin-tonia" con l'accordo perfetto dell'universo stellato, nell'incanto di una luna sorgente che beve dalle sue trepide emozioni, nel pomposo ed ugualmente intimo barocco corelliano;

ieratica in altri momenti evocativi in cui la divinità palpitante dei boschi è attraversata da brividi ansiosi, quasi brezza leggera, quasi melico canto di una voce che gorgoglia felice le gioie del creato perdendosi tra rivoli e muti sentieri in cui l'anima è persa a vagare, nell'"Andantino all'antica" di Gino Marinuzzi.

L'orchestra ha disteso il suo manto sulla nuda cassa armonica naturale della sala del Sant'Antonio che vibrava empaticamente tra gli armonici zampillanti tra le pieghe pentagrammatiche di partiture di immediata lettura, come tenere, euritmiche favole, come nenie dolcissime che cullano il sonno di infanti che attendono l'alba per crescere ancora di un giorno foriero di gaie illusioni.

Da un canto, il burbero borbottio di un solitario fagotto ammalato di solitudine che ben si accorda con il fondo sentore dei violoncelli e del basso; dall'altro un flauto vibrante che inorgoglisce in cima ad un pizzicato da brividi.

E le immagini sembrano scorrere in Technicolor sul megaschermo di un cinema di periferia. Basta chiudere gli occhi.

E' il fascino ineffabile della Musica che lenisce ogni pena, che parla con suoni già adusi all'umano sentire. E agli angeli.

Nessun'enfasi nel clangore di legni ed ottoni, ma il morbido abbraccio sensuoso in un talamo fatto di tenere, dolci, invitanti carezze.

Quasi un gioco di bimbi che inseguono a frotte l'alato aquilone che, libero, vola sempre più in alto nel cielo d'azzurro e di luce, fin quasi a sfuggire alla presa.

Lasciarsi andare, secondando l'onda che leggera si adagia sull'umida sponda, per fermarsi a pensare: forse è questo l'invito con cui l'Armonia delle Sfere Celesti stempera e ricompone ogni screzio, ogni irritante, rivoltante cacofonia di urla pretestuose, egoiste, selvagge, che animano gesti e parole senz'anima, senza amore e rispetto.

Amare e vibrare all'unisono con l'universo tutto: forse la Musica è questo.

Nello Colombo

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