8 25 41 DOV'E' FINITO IL CEDRO? LETTERE E RISPOSTE, ANCHE SUI PROGETTISTI
Gentile redazione, in merito al Cedro Campello evito di scrivere in questo momento il mio pensiero perchè sono troppo arrabbiata, ma avrei una domanda a cui forse voi potete dare una risposta: dopo il vergognoso taglio dove è finito il nostro povero cedro?
Grazie per l'attenzione.
Cordiali saluti.
Eliana (x)
(x) Come chiesto dalla lettrice che però si è firmata con nome e cognome al contrario di altri, e ne parleremo.
Nostra risposta (1) ad Eliana
Innanzitutto la risposta alla domanda. Dov'è finito? Bisognerebbe chiederlo a chi ha partecipato alla rocambolesca spedizione notturna. Il cedro ha un valore commerciale, ed è di proprietà del Comune. Sino a qualche anno fa in qualche edificio comunale c'era ancora la stufa a legna. Se ora non ce ne sono più, dato appunto che la pianta ha un valore commerciale, non può essere smaltita ma dovrebbe essere messa in vendita aprendo un capitolo di bilancio per introitare l'equivalente monetario. Né più né meno di come il Comune faceva (non sappiamo se lo fa ancora) quando autorizzava nella propria proprietà in Chiareggio il taglio di piante che vendeva
Nostra risposta (2) all'anonimo che ci ha scritto
Già che ci siamo risposta sui punti principali anche al lettore che ci ha scritto senza firmare per cui non si pubblica (le lettere vanno firmate. Se non si desidera la firma sul giornale, o magari anche le iniziali, basta specificarlo. Se non si firma il cestino è contento..
Il lettore, ma anche altri, attribuisce la colpa di tutto ai progettisti. Non è vero e ne diamo qualche dimostrazione. Non ne siamo affatto gli avvocati difensori ma diciamo soltanto le cose come sono, indipendentemente poi dalle valutazioni di merito sulla tipologia degli interventi che possono piacere ad alcuni e non andar giù ad altri
Piazza Garibaldi.
- I progettisti avevano presentato una proposta innovativa con lo spazio davanti al futuro Teatro Sociale, ex Cinema Pedretti occupato da piante e con Garibaldi al centro. La gente ha protestato e lì non si è fatto più niente. Ognuno può dire la sua ma il progetto della piazza era globale. Caduta la soluzione nella zona antistante il Teatro sarebbe stato logico riaffrontare l'argomento e vedere se poteva essercene una diversa.
- E questo tanto più che si era prodotta un'altra importante modifica al progetto - per noi una castroneria - per via della Soprintendenza che non ha autorizzato il prolungamento di Palazzo Lambertenghi. E' però rimasto (!) l'obbrobrioso peduncolo a piano terra. Come si vede non c'è da prendersela con i progettisti. Il Comune invece avrebbe dovuto difendere la soluzione presentata a costo di andare - come fatto in altri tempi in un caso analogo - fino al Ministro o comunque di rivedere la questione in un'ottica complessiva.
- Terzo elemento distorcente le aiuole intorno al Garibaldi. Il progetto le aveva confermate, la maggior parte della gente le avrebbe volute ma è stato il Comune a non volerle in base a quali motivazioni non si è mai saputo nemmeno dagli assessori interessati (urbanistica e cultura).
Piazza Campello.
Il progetto è stato fatto proprio dal Comune tanto che lo ha pubblicamente presentato alla cittadinanza. E' venuta dopo la questione del cedro. Ne abbiamo scritto subito, prima di ogni altro, sottolineandone il valore simbolico - che qualcuno non ha capito - che non ha nessuna altra pianta in Sondrio. Ci sono stati gli sviluppi che sappiamo. Abbiamo dimostrato come la soluzione, volendola, ci sarebbe stata con il reimpianto da qualche altra parte, magari scelta dai firmatari della petizione.
C'è d'altronde una considerazione di carattere generale. Un conto è quando il Comune affida un incarico tecnico come ad esempio il progetto di una fognatura o di un acquedotto, un altro conto è quando l'oggetto è di natura urbanistica, tale quindi da richiedere un doppio processo iterativo Comune/tecnici incaricati e Comune/cittadinanza (ovviamente comprendendo in questa voce il vaglio consigliare) all'insegna della cultura. Basta ricordare il PRG portato avanti dal Sindaco Venosta così come i vari Piani attuativi dell'Amministrazione successiva…
L'emotività
La fine del cedro ha dato fastidio a tanti. C'è anche qualcuno che polemizza ritenendo ingiustificato il clima venutosi ea creare 'per una pianta', qualcuno che non ha capito niente visto che non sa spiegarsi come persone di ogni condizione sociale, di ogni orientamento politico, di ogni età si siano impegnate per cercare di evitare al cedro quella brutta fine che invece è rocambolescamente arrivata quando tutti o quasi dormivano. C'è anche emotività dalla nostra parte, di sostenitori del salvataggio del cedro, sia pure con espianto e successivo reimpianto. Osservazione che vale per chi esagera con valutazione di tipo ambientale, per chi tira in ballo la banca che proprio non solo è estranea all'operazione ma tutto sommato poteva essere interessata al mantenimento del cedro e non alla sua soppressione, per chi generalizza con toni accesi.
La questione va ricondotta nei suoi termini reali, molto semplici, quelli di un simbolo incompreso e quindi abbattuto secondo una logica dirigistica contrastante con le ripetute affermazioni di volontà di partecipazione.
a.f.