DECISIONE PRESA: VIA LE PROVINCE. NON SUBITO PERCHE' OCCORRE UNA LEGGE COSTITUZIONALE. IN VALTELLINA LA SOLUZIONE C'É. DI 'AUTONOMIA POSSIBILE' 1 8 30 15
Via tutte le Province. Ormai era scontato che si arrivasse a questa soluzione vista l'insistenza, alquanto demagogica, i proponenti di questa strampalata misura, evidentemente per nulla a conoscenza delle loro funzioni e competenze, e visto il dibattito originatosi in merito che rischia di far pensare che in questo modo si salvi la situazione finanziaria del Paese.
'Dilettanti allo sbaraglio' li abbiamo chiamati in una nota pubblicata come editoriale (pagine locali) dal quotidiano Il Giorno e ripubblicata qui in calce (x).
Ribadiamo questa attribuzione e a ragion veduta, oltre quanto abbiamo già scritto in argomento. Se infatti si sopprimono le Province bisogna anche contestualmente stabilire come e chi dovrà svolgere le funzioni oggi da loro svolte. Nel Decreto Legge 138, in corso di conversione al Senato, era indicato che temporaneamente toccava alle Regioni. Qualche dilettante allo sbaraglio si spinge un po' in là indicando, almeno in linea di massima, che toccherebbe farlo a Comuni e Regioni.
Se qualcuno di lor signori non si basasse solo su Milano, Roma e via dicendo dove la sostituzione con la città metropolitana, prevista nella Costituzione non è stata attuata (e come mai…?) ma venisse a Sondrio per vedere cosa si fa a Palazzo Muzio forse capirebbe la bestiata ipotizzando che siano Comuni e Regioni gli eredi. Casi concreti
Subentro dei Comuni
Di tutte le attività che la Provincia oggi fa ai Comuni potrebbe andare ben poco. Intanto le scuole com'era in parte tempo fa. A Sondrio quelle del Campus, a Morbegno, Tirano, Chiavenna, Bormio le altre. E l'indispensabile coordinamento? A Milano!!!!!
In seondo luogo al Comune capoluogo potrebbero anche andare il sistema bibliotecario e il sistema mussale con rapporti da definire con gli altri Comuni della provincia. Stop.
Subentro della Regione per il resto:
Al resto dovrebbero pensarci a Milano, in Regione. 400 km di strade provinciali, quasi tutte di montagna - tutela ambientale - difesa del suolo, - prevenzione calamità - tutela risorse idriche - energia - smaltimento rifiuti - formazione professionale - mercato del lavoro (e centri per l'impiego) - sostegno all'imprenditoria - agricoltura- pesca e caccia - energie alternative e fonti rinnovabili. - turismo.
Dulcis in fundo nientepopodimeno che i Piani, quello territoriale e paesistico in primis, poi gli altri (cave ecc.).
Esemplifichiamo.
Un problema della strada fra Torre e Chiesa, o nella zona dei Cek, o in quel di Grosotto.
-Ora se ne occupa l'assessore provinciale, magari con i Sindaci interessati, con una decisione che poi viene passata ai tecnici perché si provveda e via.
-Domani se ne deve occupare qualcuno al nuovo Pirellone a 150 e più km di distanza, magari senza cognizione di causa Poi deve preparare la proposta per la Giunta di una Regione con popolazione una volta e mezzo quella Svizzera, infine il passaggio alla fase attuativa. E a Milano pioverebbero problemoni, problemi, problemini a valanga…
I dilettanti allo sbaraglio non hanno pensato che in questa regione ci sono 1546 Comuni, - nessuno dei quali, neppure i maggiori, in grado di caricarsi altre funzioni oltre le due citate ossia scuole e sistemi culturali - abitati da quasi 10 milioni di abitanti.
E, a proposito di personale, a questo punto, passato quello della scuola e della cultura ai Comuni gli altri cosa fanno? Vanno a Milano?
UN PAIO D'ANNI PER IL FUNERALE
Dilettanti allo sbaraglio, ma l'aria che tira è quella. Occorre dare in pasto qualcosa alla pubblica opinione, per far tacere i Feltri, i Di Pietro, i Grillo. Metà parlamentari, e questo va bene, e poi le Province. Così i nominati sono contenti e il Paese rifiorisce.
Arriverà il momento di vedere i provvedimenti attuativi; di fare leggi, decreti e regolamenti; in quel momento ci si accorgerà di una cosa (per i fautori del KO) imprevista: non solo non ci sarà risparmio ma addirittura i costi aumenteranno. Si parla di casta con riferimento a quella politica, ma le caste sono anche altrove, nei giornali, nel cinema, nella cultura, in settori vitali della pubblica amministrazione, in parti definite del settore privato ma di queste, ovviamente, non ne parla nessuno. Chissà perché.
FORCHE CAUDINE
Il dimezzamento del numero dei parlamentari, - visto che è fissato dagli art. 56 e 57 della Costituzione -, e la soppressione delle Province - visto che l'art. 114: "La Repubblica è costituita dai Comuni, dalle Province, dalle Città metropolitane, dalle Regioni e dallo Stato. I Comuni, le Province, le Città metropolitane e le Regioni sono enti autonomi con propri statuti, poteri e funzioni secondo i principi fissati dalla Costituzione" -.sono due misure che devono passare sotto le Forche caudine rappresentate dalla procedura costituzionale.
L'articolo 138 - coincidenza sorprendente, lo stesso numero del Decreto Legge in discussione! - definisce questa procedura da seguirsi:
"Le leggi di revisione della Costituzione e le altre leggi costituzionali sono adottate da ciascuna Camera con due successive deliberazioni ad intervallo non minore di tre mesi, e sono approvate a maggioranza assoluta dei componenti di ciascuna Camera nella seconda votazione.
Le leggi stesse sono sottoposte a referendum popolare quando, entro tre mesi dalla loro pubblicazione, ne facciano domanda un quinto dei membri di una Camera o cinquecentomila elettori o cinque Consigli regionali.
La legge sottoposta a referendum non è promulgata, se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi.
Non si fa luogo a referendum se la legge è stata approvata nella seconda votazione da ciascuna delle Camere a maggioranza di due terzi dei suoi componenti".
UN PAIO D'ANNI
In altri termini ci vorranno un paio d'anni, un tempo nel quale speriamo non che la gente rinsavisca ma semplicemente che si renda conto di quali sono i problemi reali, quali le difficoltà di trasferimento non si sa a chi e come delle cose da fare quotidianamente per la comunità.
E SE I DILETTANTI ALLO SBARAGLIO VINCONO?
Ci rifiutiamo di pensare che di fronte all'emergere dei problemi si continui, si perseveri in una scelta che oggi è pura demagogia ma che domani potrebbe diventare, realizzandosi una castroneria all'ennesima potenza.
Se vince il dilettantismo allo sbaraglio c'è da porsi il problema dell'autonomia dato che la soppressione ce ne toglierebbe parte cospicua perché spostare a Milano la sede decisionale per le materie dianzi elencate è farci diventare quello che non siamo mai stati, neppure nel ventennio fascista: colonia. Ma…c' un discorso, serio, da fare.
AUTONOMIA VALTELLINESE
L'autonomia l'abbiamo sprecata in un modo abominevole quando avevamo un Ente dotato di poteri che nessuno oggi ha, un Ente che aveva già dimostrato quali potenzialità avesse, in mille modi. Ne citiamo uno solo, significativo. Da anni si piangeva, si strepitava, si reclamava per lo stato della Statale 38. La Comunità Montana unica, Presidente Garbellini e capogruppo (di un gruppo di 130 amministratori su 205 complessivi, il Parlamento di Valle!) chi scrive diede l'incarico al prof. Darios con il supporto della cooperativa di geometri di CM della progettazione della strada da Colico a Bormio. In nessun caso in Italia è stato mai realizzato quel che si è fatto allora: in un anno e mezzo dalla delibera di incarico a primi due appalti, con tutte le carte a posto, del lotto del Tartano e della Sernio-Mazzo. Fosse rimasta la CM non avremmo i problemi che abbiamo ora.
Restammo in pochi a cercare di far capire quanto disastrosa fosse la scelta di dividere la CM in quattro. Furono in tanti quelli che preferirono il De Profundis. Alcuni, intellettualmente onesti, si accorsero dello sbaglio e ammisero la gravità dell'errore, primo fra tutti Natale Contini allora consigliere regionale del PCI.
Ammaestrati da questa esperienza abbiamo ragione di ritenere che non si commetterebbe lo stesso errore di fronte a una soluzione di stampo 'autonomistico', tale però in termini concreti, al di là degli aspetti di natura formale che ovviamente costituiscono un vincolo. A noi interessa però l'autonomia sostanziale, non quella formale, del resto impossibile ad ottenersi.
COME?
La soluzione l'abbiamo ma per ora ci guardiamo bene dall'esporla. Non vogliamo che faccia la fine dei nostri ragionamenti in difesa della CM unica apprezzati solo dopo che era stata calata nella fossa lasciando quattro piccole CCMM, fra l'altro spogliate dei grossi poteri che prima c'erano.
Diciamo solo che si tratta di una soluzione nella sostanza sostitutiva della Provincia ma anche in ragione di una congruenza istituzionale e di un potere reale che possiamo avere. Soluzione comunque utile anche nel caso che la Provincia resti.
Alberto Frizziero
(x) Dall'editoriale de 'Il Giorno':
La soppressione delle Province e dei piccoli Comuni era tema caldo ancora quando ero nel direttivo nazionale dell'ANCI, l'associazione dei Comuni. Già allora le Province erano da sostituire, ma solo nelle grandi città, con l'area metropolitana, vera possibilità di risparmio, non eliminando ma qualificando l'attività delle altre. Il dilettantismo allo sbaraglio le vuole eliminare. Si vada a vedere cosa fa tale Ente e chi potrebbe sostituire la sua attività.
Quanto ai piccoli Comuni il DL 138 attua quanto già si diceva allora, ovvero l'esercizio delle funzioni in forma associata senza sopprimere contro la loro volontà i Comuni. La Francia, notoriamente bene amministrata, ne ha 36682, noi 8092. Chi parla di soppressione dei Comuni non ha letto il decreto. I Comuni restano. Si dice che però spariscono Giunte e Consigli. Non è vero. Ho verificato tutte le situazioni e tutte le possibili ipotesi in Valle. Ebbene i nostri 29 Comuni continuano ad avere Consiglio (di 5), Giunte (di 2 assessori) e Sindaci nella pienezza delle loro competenze, nomine comprese, salvo ulteriori modifiche legislative (alcune, attuative, comunque indispensabili).
Si manifesti pure ma non contro una soppressione che non c'é.
Alberto Frizziero