GILDO DELLA VEDOVA: IL MUSICISTA ERRANTE

Dalle Alpi Retiche a quelle Scandinave - Poi a Tirano e da qui... Manusardi, Ronconi, Aricò - Per tutta Europa, infine a Sondrio

Dalle Alpi
Retiche a quelle Scandinave


Dalle Alpi Retiche a quelle Scandinave: è lungo quest’asse che
Gildo Della Vedova, valente fisa-vibrafonista valtellinese, si è
conquistato di diritto un posto nel vasto panorama musicale
europeo. Gildo, classe di ferro del ’34, nasce tra Francia e
Lussemburgo, a due passi dalla “linea Maginot”, da padre
tiranese e madre originaria di San Marino.

Erano gli anni duri dell’emigrazione, o peggio, quelli della
guerra, evocati da irruzioni improvvise dei tedeschi in casa o
da un massacrante viaggio da Bordeaux a Parigi su un vagone
bestiame, stipato come una sardina, sulla paglia lercia, con un
vecchio secchio arrugginito in un angolo per i propri bisogni.



Poi a Tirano e da
qui...


Poi, nel ’41 la famiglia viene sfollata e ritorna in Italia, a
Tirano, dove il padre, in quei tempi di vacche magre, non aveva
esitato ad accollarsi un grosso debito per fargli studiare
fisarmonica, uno strumento per il quale aveva subito mostrato
una particolare predilezione. E, dai tempi della sua prima
“Stradellina” a 120 bassi, Gildo di strada ne ha fatta, in ogni
angolo d’Europa, dall’Italia alla Svezia, dalla Svizzera alla
Finlandia, dalla Germania alla Danimarca. E sempre nei locali
più “in” di allora: dal “Savoy Excelsior” di Trieste all’”Ippodrome”
di Molmoe, dal “Moulin rouge” di Monaco di Baviera al “Cuba bar”
di Norimberga, dal “Casino” di Baden all’”Origlio country club”
di Lugano, dal “Kystens Perle” di Copenaghen all’ “Ambassador”
di Stoccolma”, o al “Monopol” di Saint Moritz sede preferita di
Farah Diba che amava spesso intrattenersi affabilmente con lui
al termine di una serata musicale.

Gli anni degli studi col “Barbisa” e il maestro Riccardo Cattani
lo portano a soli 16 anni in giro per l’Italia col un nuovo
strumento, il vibrafono, acquistato con grandi sacrifici,
accanto al chitarrista Ico Cerutti, al tastierista Baldan Bembo
e al batterista Gianni Cazzola ad accompagnare la grande Mina.
Poi l’incontro con un Enzo Jannacci agli esordi con cui fonda un
quintetto d’eccezione, facendo bene attenzione alle insidie del
servizio militare che non poteva permettersi perché l’unica
fonte di sostentamento per la sua famiglia erano quelle sue mani
d’oro che gli fruttavano qualche guadagno.



Manusardi, Ronconi,
Aricò


Poi l’incontro al “Grand Hotel” di Tremezzo con l’emergente
chiavennasco Guido Manusardi e col saxofonista sondriese Silvio
Ronconi con cui avvia un nuovo sodalizio.

La svolta a Trieste dove viene raggiunto da una telefonata del
celebre pianista Dino Aricò che lo chiama per una tournèe di sei
mesi in Svezia. Jannacci, orfano del suo fisa-vibrafonista, non
esita allora a raggiungerlo fino a Stoccolma, con la sua vecchia
“seicento”, per convincerlo a tornare “in famiglia”. Ma dopo una
breve parentesi, il richiamo svedese si fa forte e lo aspetta l’
“Ippodrome” di Malmoe, l’occasione galeotta per il suo incontro
con la futura moglie, l’allora diciassettenne Marianna
Abrahamsson da cui ha avuto ben sei figli. Poi l’incidente del
’62 sulla strada ghiacciata che andava da Goteborg a Stoccolma
in cui rischia la morte ribaltandosi con la sua prima auto.
Incredibile il sistema sanitario svedese che si preoccupa di lui
accompagnandolo per 600 Km fino a Malmoe in casa della sua
adorabile Marianna che aspettava Micelle, la sua prima figlia.
Il matrimonio nel ’63 al municipio cittadino svedese sancisce il
loro legame affettivo.



Per tutta Europa,
infine a Sondrio


Da allora è stato un susseguirsi continuo di concerti e tournèe
trionfali per tutta l’Europa finchè Manusardi, dopo un soggiorno
in terra d’Olanda, a permesso scaduto, gli scrive di trovargli
terreno fertile in Svezia. Il buon Gildo licenzia allora la sua
orchestra per formare un formidabile quartetto che oltre al
Manusardi assolda il siculo Teddy Sangiorgio accanto al solito
Ronconi. Ed inizia così la più entusiasmante avventura nei
migliori locali e presso tantissime emittenti televisive del
vecchio continente.

Ma poi gli anni passano e nel 1981 Gildo ritorna a Sondrio, col
suo pesante bagaglio di esperienze, pioniere instancabile, a
volgere le pagine di una ricca storia personale, senza rinnegare
nulla di ciò che il cielo gli ha concesso.
Nello Colombo


Gds - 18 XI 03 -
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Nello Colombo
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