Lario Jazz con i suoi 27 concerti esempio da imitare

L'AMMINISTRAZIONE PROVINCIALE DI COMO
in collaborazione con le comunità montane ALTO LARIO OCCIDENTALE, ALPI LEPONTINE, TRIANGOLO LARIANO, LARIO INTELVESE,
27 Comuni e con la CAMERA DI COMMERCIO presenta la 2° edizione
del
LARIO JAZZ & R’N’B FESTIVAL 2004.


3 GIUGNO – 7 AGOSTO: 29 CONCERTI JAZZ - BLUES - R’N’B 

COME UN RACCONTO CHIAMATO JAZZ: DA NEW ORLEANS A NEW YORK.

Una manifestazione a cura di ASSOCIAZIONE LARIO EVENTI


Dal 3 giugno al 7 agosto 2004, dopo il successo di pubblico e di stampa dell’anno scorso, torna alla sua seconda edizione il Lario Jazz & R’n’B Festival della Provincia di Como con delle novità importanti. Raddoppia infatti la durata della rassegna passando da 1 mese a 2 mesi e diventa il più grande d’Italia per estensione territoriale: 27 concerti gratuiti più 2 a pagamento nelle piazze di 26 comuni con ca. 30 tra one man band e gruppi, americani ed europei, invitati ad esibirsi.


Concepito per offrire ai turisti stranieri e italiani spettacoli di caratura internazionale e per valorizzare le incantevoli piazze delle località della costa lariana del Lago di Como, il festival è diventato il principale evento estivo della provincia riscuotendo un successo al di là di ogni aspettativa per numero di spettatori e per consensi nei cittadini residenti, tanto da estendersi quest’anno su tutto il territorio provinciale, dal nord della Brianza al Lago di Como all’Alto Lario. A volere fortemente il festival è stato l’Assessore al Turismo della Provincia di Como Gianluca Rinaldin che spiega: “Si è voluta la nascita del “Lario Festival Jazz & Rhythm’n’Blues” per creare una manifestazione itinerante che fosse percepita come elemento di enfasi per ogni Comune, ma che al contempo riuscisse ad apparire come una grande ed unica rassegna”. Valorizzare il singolo per far emergere il territorio nel suo insieme. 


E quando è stato chiamato a fare da direttore artistico della manifestazione il Maestro Maurizio Moretta, pianista e direttore artistico del “Civico Istituto Musicale Alto Lario”, non ci sono stati dubbi sulle scelte che avrebbe fatto: “Se tutti gli ennesimi festival di Jazz d’Italia sono orientati ad avanguardie più o meno comprensibili, questo del Lario ha il coraggio di esibire sanguigne linfe di generi e tendenze godibilissime, dal soul al R’n’B, dal country blues al traditional di New Orleans”. Ne il maestro ha voluto rinnegare la sua vocazione verso l’insegnamento e le nuove generazioni: da quest’anno infatti alcuni dei concerti dei big saranno preceduti da avant-concert di solisti che dovranno scaldare il pubblico in attesa dell’evento principale. 


Viste le idee del direttore artistico, i musicisti invitati non potevano che essere tra i maggiori esponenti della musica afro-americana. A partire, per citare i primi artisti in ordine di tempo che si esibiranno dal palco, dalla dirompente Sandra Hall e le raffinate Kay Foster Jackson e Joyce Yuille. Tre vocalist afroamericane d’eccezione che arrivano da Atlanta e New York in una straordinaria serata dedicata al fascino senza tempo della voce femminile nel blues. A supportarle una house band dal trascinante e pirotecnico sound: la Gnola Blues Band con sezione fiati, il cui leader è da molti considerato il miglior chitarrista slide del panorama nazionale, con 2 album all’attivo ed un nutrito curriculum in cui splendono le aperture per i tour di Steve Ray Vaughan e Robben Ford. Peaches è una dirompente vocalist le cui origini vanno ricercate nel Delta del Mississipi. Partita dal circuito dei club di Chicago, ha poi bruciato tutte le tappe ed è considerata oggi fra le voci più belle e importanti della Next Blues Generation. 


I Tony Washington Singers sono interpreti di rigore del “Gospel & Rhythm”, una delle espressioni artistiche più originali, creative e in maggiore espansione del sud degli USA. Tabby Thomas, classe 1929, da Baton Rouge dove dirige il club Tabby’s Blues Box, è una vera e propria leggenda: “The King of Swamp Blues”. Inizia la carriera battendo in un contest una giovanissima Etta James. Il successo gli arriva nel 1961 con il brano “Hoodoo Party” e da allora è sulla cresta dell’onda. Stevie Cochran chitarrista – cantante – compositore americano, è considerato tra le sei corde più calde degli Usa e d’Europa. Il suo sound infuocato pesca a piene mani dal lascito di Stevie Ray Vaughan e Jimmy Hendrix. Tanti altri i nomi dell’elenco: Blues Lee, Andy J. Forest Band, Guy Davis Solo + Soulness, Nine Below Zero, Brian Auger’s New Oblivion Express sono solo alcuni di una lunga lista che comprende anche la Treves Blues Band in onore al fondatore del blues in Italia 30 anni fa.


Ma il clou della rassegna si avrà a Erba con le esibizioni a pagamento del 19 e 21 luglio rispettivamente di Robben Ford e Solomon Burke, due leggende della musica nera americana. Il chitarrista Robben Ford suona agli inzi della carriera col celeberrimo armonicista Charlie Musselwhite, quindi avvia un felice sodalizio con il leggendario cantante Jimmy Whiterspoon. Successivamente collabora con Tom scott, Gorge harrison, Joni Mitchell e Muddy Waters. Alla fine degli anni ’70 con il suo gruppo Yellow Jacket contribuisce da caposcuola all’affermazione della musica fusion. Inizia una stagione eccezionale come session man che lo mette in contatto con Burt Bacharach e Randy Crawford, fino ad essere chiamato in tour da sua maestà Miles Davis. Dalla metà degli anni ’80 forma uno straordinario trio con il batterista Tom Brechtlein e il bassista Roscoe Beck. E’ con questa band che raggiunge la definitiva consacrazione mondiale. Negli anni ’90 il numero di musicisti di cui si circonda dal vivo e in studio aumentano insieme ai consensi di critica e pubblico.


Solomon Burke è a buon diritto considerato il “re”, una delle più alte celebrità della black music. Le sue credenziali parlano chiaro: tra album, greatest hits e live ha al suo attivo più di 35 dischi disponibili in varie etichette. La sua “Everybody need somebody” è stata portata al successo interplanetario dai mitici Blues Brothers. Musicista di razza purosangue, ancora in piena attività, Solomon Burke nel 2001 è stato ammesso nella prestigiosissima “Rock and Roll Hall of Fame” americana. E’ del 2002 il suo ultimo capolavoro “Don’t give up on me” che gli è avvalso un Grammy Award come miglior album contemporaneo di musica blues. Al disco hanno contribuito, componendo le canzoni, artisti del calibro di Bob Dylan e Tom Waits, Elvis Costello e Dan Penn, Van Morrison e Brian Wilson. Salomon è artista versatile ed eclettico, che esalta le contaminazioni tra sacro e profano, che ama mischiare generi ed atmosfere, tanto che lui - conosciuto per la sua irruenza – riesce a contendere il posto più alto nell’olimpo del soul a Otis Redding. Tantissime le sue hit interpretate da altri musicisti d’eccezione – da Tom Petty ai Rolling Stone, da Eric Burdon ai già citati Blues Brothers, tanto per menzionarne alcuni – che negli anni hanno scalato le classifiche USA e internazionali.

LA MOSTRA

E’ la mostra Come un racconto chiamato jazz di Pino Ninfa, uno dei migliori fotografi italiani in circolazione, a mostrare con il suo foto reportage esposto alla Sala Civica del Comune di Lenno quel profondo sud americano da dove tutto nasce, da dove un sentire dell’anima si è trasformato in musica producendo un suono rivoluzionario. Il suo è un viaggio dal delta dal Golfo del Messico alla costa orientale del continente, da New Orleans a New York, dal cuore della tradizione a dove la tradizione viene re-inventata e consacrata per diventare patrimonio culturale di tutti. Pochissimi i nomi famosi fotografati: a Ninfa interessa il paesaggio umano e fisico quotidiano. Penetra perciò nel cuore pulsante della cultura afro-americana alla ricerca di volti, di dettagli e di luoghi, perché in una società così compenetrata dalla musica che produce e con la quale si esprime come quella del Delta del Mississippi, è l’iconografia quotidiana, minuta e scontata delle persone ordinarie che racconta fino in fondo la cultura da cui nascono il blues e il jazz. 

Gianluca Rinaldi


Gds - 10 VI 04 -
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Gianluca Rinaldi
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