Tredici baite bruciate ad Arale. C'era una volta la solidarietà valtellinese



La mia proposta per una atto di concreta solidarietà dopo
l’incendio delle tredici baite in Arale ha destato interesse ed
ha avuto anche una certa eco. Avevo ricordato come sotto un
profilo generale Tartano sia stato il simbolo, non solo per la
provincia, della dura vita di montagna. Migliaia di volte è
stato citato il passo del compianto Ministro Vanoni, poco prima
della sua improvvisa scomparsa al Senato quando ricordava al
Parlamento i suoi montanari di Tartano dei quali lo Stato si
ricorda solo per la cartolina-precetto e per la cartella delle
tasse. Oltre alla sottolineatura di cosa vuol dire il venir meno
di un presidio nel territorio avevo precisato che ricorrevano
gli estremi per un intervento, di carattere eccezionale e quindi
non tale da costituire precedente, degli Enti pubblici: BIM (che
ha circa 35 miliardi, tutti da destinare, e che potrebbe
attingere ad una modesta parte degli interessi che essi hanno
sinora prodotto per via della lunga paralisi dell’Ente),
Comunità Montana e Comuni della zona, per consentire l’avvio
della ricostruzione, muri e tetto al rustico.

Quando facevo politica mi avevano insegnato – ed è stata pratica
costante fin che me ne sono occupato – che prima di tutto doveva
venire l’interesse della nostra gente. Poi il resto. In questa
logica è nata la proposta, largamente condivisa dalla gente
comune, meno nel Palazzo (con l’eccezione del Presidente della
CM di Morbegno Passamonti che ne ha colto il significato).

Quest’anno ricorre il centenario della nascita del più illustre
figlio di Valtellina, anche se mi pare che ci se ne stia
dimenticando.

Il modo migliore per celebrare la ricorrenza sarebbe dare
risposta a quel suo appello in Senato, attraverso l’intervento
in Arale, evitando di dover malinconicamente concludere “c’era
una volta la solidarietà valtellinese”.
a.f.


Gds - 18 IV 03 -
www.gazzettadisondrio.it

a.f.
Degno di nota