Gli orsi di Trento (E QUELLO IN FOTO NEL SONDRIESE)

di Attilio Pandini

Una montagna senza orsi è peggio di un uomo senza baffi. Forse l’adagio ottocentesco, opportunamente adattato, trovò orecchie amiche a Trento. I cui Prominenten si impegnarono, fin dagli anni ‘50 del secolo scorso, nel rilancio turistico della provincia: l’orso Yoghi stava facendo conoscere al mondo il magico parco disneyano di Yellowstone. Dopo vari e vani tentativi di riportare gli orsi fra le proprie montagne, vent’anni orsono Trento decise di chiedere aiuto alla Slovenia, dove gli orsi erano e sono di casa. Lubiana ne mandò una decina. Si trovarono bene fra foreste e pascoli trentini, si riprodussero - ormai sono un centinaio -  e presto sorse il problema sociale, quello dei rapporti fra Ursus e Homo sapiens. Ambedue mammiferi, plantigradi, onnivori e di preferenza carnivori. Ma in misura squilibrata: l’orso mangia le capre e le pecore dell’uomo, mentre l’uomo mangia l’orso. Dai Carpazi agli Urali ne vantano tuttora lo spezzatino e lo stinco arrosto.
In Valchiavenna l’ultimo orso fu ucciso, probabilmente nella vallata di Bodengo, verso il 1880; e fu venduto, secondo la tradizione familiare, nella bottega di mio nonno Attilio, “macellaio e salsamentario”. Una gentile signora ne scrisse al fratello, impiegato a Roma, annunciandogli di avergliene inviato un pezzo, lavorato a brisaola. Quattro secoli prima, fra il 1490 e il 1500, Leonardo da Vinci, allora al servizio di Lodovico il Moro, era venuto nella valle per studiarne il corso dei fiumi. Ne scrisse sul Codice Atlantico:“Su per il lago di Como, di ver Lamagnia (verso l’Alemagna, cioè la Germania), è valle di Ciavenna. Qui si truova montagnie altissime con grandi scogli.[…..] Qui nascie abeti, larici, daini, stambuche, chamoze e terribili orsi.  Non ci si pò montare se none a 4 piedi”. Ma la gente ci montava per dare la caccia agli orsi, ognuno dei quali rappresentava un buon quintale di proteine e una buona pelliccia. “Vannoci i villani a tempi delle nevi con grande ingiegni per fare trabochare gli orsi giù per esse ripe”. Purtroppo Leonardo dimentica di spiegare quali fossero quei “grande ingiegni”. Avesse letto l’ammonizione di Francesco Guicciardini: “Di solito gli autori - scrisse Guicciardini – “non descrivono molte cose note presupponendole come note. Ma se avessero considerato che con la lunghezza del tempo si perdono le memorie delle cose, sarebbero stati più diligenti a scriverle.”
Tuttavia Leonardo un suggerimento l’ha dato: il verbo “traboccare”, nel significato di “cadere precipitando”, potrebbe far intendere l’uso da parte dei villani di lunghe pertiche per spingere l’orso, ancora intontito dal letargo, giù in un precipizio. (I villani si scusano di non aver usato le cartucce urticanti proposte da Ferdinando Camon sull’Avvenire, al fine di allontanare l’orso senza ucciderlo: o “abbatterlo”, come molti scrivono per non impressionare i lettori).  Ma l’obiettivo dei villani era proprio quello di uccidere l’orso. Lo stesso oggi perseguito, senza sollevare proteste, per “abbattere” le torme di cinghiali che devastano i campi coltivati; o i tonni che non devastano nessun campo, coltivato o no; senza dimenticare lo sterminio di bestie meno pericolose degli orsi come camosci, daini, stambecchi e galli cedroni. (Purtroppo una volta “accecato - come suggerisce Camon - “dalla cartuccia urticante e abbandonato nel buio”, l’orso nel precipizio ci sarebbe forse caduto da solo).
Per tornare agli orsi di Trento. Uno di essi ha morsicato al ginocchio un giovane. Il presidente della provincia ha ordinato di “abbattere” l’orso. Il ministro dell’Ambiente gli ha scritto da Roma invitandolo a sospendere la condanna a morte. Il presidente ribatte sottolineando il carattere urgente del proprio decreto. Ma prima bisogna identificare l’orso colpevole, cercando residui del suo dna sulla gamba del ragazzo ferito. Viviamo da sempre in uno Stato di diritto. Secondo il Wwf non si può emettere una condanna contro l’orso senza un processo. Già nel ‘700, per restare in Valchiavenna, le autorità aprirono un procedimento contro i bruchi e le gattane che infestavano gli alberi di un bosco, invitandoli a comparire in giudizio. Non vennero. Anche l’orso finirà forse con non presentarsi spontaneamente in tribunale. Come diceva Prezzolini, in Italia contro l’arbitrio che viene dall’alto non si è trovato altro rimedio della disobbedienza che viene dal basso.
  Attilio Pandini

Degno di nota