LA LOMBARDIA DICE NO ALL’OBBLIGO DI GARA PER SCEGLIERE CHI EROGA L’ACQUA

Sono ormai 101 i Comuni della Lombardia che chiedono un referendum regionale contro la legge che obbliga a scegliere con una gara chi deve erogare l'acqua. “E per ottenere la consultazione ne bastano 50”, spiega, soddisfatto, il capogruppo del Prc Mario Agostinelli. L'occasione per discuterne è stata nei giorni scorsi in Consiglio regionale la presentazione di una ricerca dell'Irer “sull'acqua come risorsa: problemi e opportunità nella gestione di un bene comune”, a cui hanno partecipato anche sindaci e responsabili di aziende di questo settore. A difendere la legge approvata lo scorso anno su cui il governo ha già fatto ricorso alla Corte Costituzionale è l'assessore ai Servizi di pubblica utilità Massimo Buscemi. “Mettere a gara pubblico e privato - spiega - è secondo noi il modo per garantire la qualità con prezzi competitivi. L'acqua per noi è un bene pubblico e tale resterà, così come le infrastrutture”. La gara infatti riguarda solo l'erogazione. “Dunque - osserva l'assessore - aspettiamo quello che dirà la Consulta”. E per quello che riguarda il referendum, sottolinea che “è un fatto legittimo. Ma - aggiunge - mi sembra un po’ fuori tema”. Ancora più esplicito è il consigliere della Lega Nord Lorenzo Demartini: “Siamo contrari al referendum. I comuni dialoghino con noi, non abroghiamo una legge che è ottima”. Certamente, però, il provvedimento è tutt'altro che ottimo per il Prc. Agostinelli parla di “un esproprio ai Comuni. In questo settore, la Costituzione dà loro la competenza”. E quindi è sbagliato costringerli a fare le gare di appalto e a perdere il controllo diretto sul servizio e sulle tariffe. “Non si capisce perché la legge costringa tutti a seguire lo stesso modello - sottolinea -. Così si è creato un duplice conflitto: con il governo e con i Comuni. Già 101 hanno deliberato all' unanimità il referendum e pensiamo di arrivare almeno a 300”. Un referendum “che si dovrà fare - spiega Agostinelli - a meno che non si modifichi la legge. È necessario riaprire la discussione”.

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