NUCLEARE, ENEL E ZUCCOLI CI RIPROVANO
Il dibattito sulla possibilità che l'Italia ricominci a produrre energia nucleare si fa sempre più vivo. La questione ha fatto anche capolino nella campagna elettorale in corso, in particolare con la proposta del Pdl di riprendere in considerazione l'opzione nucleare.
Non potendo puntare allo sviluppo degli impianti in Italia, c'è invece chi ha indirizzato lo sguardo all'estero in cerca di occasioni che non mancano. La produzione nucleare mondiale è pari a 2.700 TWh, corrispondenti al 15% dell'energia elettrica complessivamente prodotta. In Europa sono attivi 198 reattori, per il 31% dell'energia elettrica generata. Grandi player nazionali come Enel si sono già attrezzati per assicurarsi una presenza nel business dei reattori. Gli impianti della società elettrica si trovano in Slovacchia, dove l'azienda è attiva attraverso Slovenskè Elektrárn, e Spagna, dove il gruppo opera nel settore attraverso la neo acquisita Endesa. La capacità complessiva degli impianti attualmente in funzione è di 4.146 mw generati.
Enel ha poi siglato un memorandum of understanding con Agenzia Federale per l'Energia Nucleare della Federazione Russa per lo sviluppo della produzione nucleare e partecipa con il 12,5% al primo impianto Epr in Francia, una struttura di ultima generazione, ancora in costruzione a Flamanville (1.600 mw).
Da sempre molto attento alle tematiche del nucleare è anche Giuliano Zuccoli, presidente di A2A e di Federutility: «se davvero l'Italia vuole allineare i prezzi dell'energia a quelli degli altri partner europei non può contare solo sul carbone, deve utilizzare anche il nucleare». La grande multiutility del Nord non si rassegna a restare con le mani in mano sul dossier nucleare e sta realizzando uno studio di fattibilità per la promozione di un consorzio tra produttori e grandi consumatori energivori sul modello finlandese, che sia in grado a partire dal via libera autorizzativo per realizzare tre impianti in tempi brevi (sette-dieci anni). «Oggi c'è anche una grande opportunità. Il nostro paese può approfittare del fatto che in Europa si è giunti alla fine del ciclo vitale di molte centrali e stanno ripartendo ingenti investimenti per una nuova generazione di impianti, che le tecnologie attuali rendono ancora più sicuri ed efficienti di prima. Sarebbe un errore negare ancora la partecipazione a questi investimenti all'industria italiana e agli operatori elettrici», conclude Zuccoli.
Quindici Federutility