Chi fa dire a Renzi, e perchè, la balla dei “3000 politici a casa”?
Insiste Renzi, come vedremo poi.
Passato al Senato il provvedimento sulle Province, approvato dal Consiglio dei Ministri quello di riforma istituzionale, ora il dibattito verte sulla modificabilità, e fino a che punto, della ventata Enticida che, se va in porto, determinerà una sorta di rivoluzione copernicana nella politica nazionale. Enticida:
1) via il Senato, almeno com'è ora con una prospettiva se non di disarmo quantomeno di marginalità istituzionale e politica. Non a caso è sceso in campo, maldestramentre a conferma che i tecnici è bene facciano i tecnici e lascino ad altri un mestiere che non è il loro, il Presidente dei senatori Grasso. E' la prima volta che la seconda Magistratura della Repubblica si esprime criticamente nei confronti del Presidente del Consiglio. Ha fatto benissimo Renzi a replicare dicendo che se si fossero permessi uno sgarbo simile Pera o Schifani (gli ex Presidenti entrambi di Forza Italia) la sinistra avrebbe organizzato fior di girotondi intorno al Parlamento!
Grasso si è difeso dicendo di avere il diritto di esprimere la sua opinione. Vero ma quello che i politici, di qualsiasi colore, hanno sempre saputo e sanno, le più alte cariche dello Stato hanno anche il dovere di non esprimere opinioni, legittime per chiunque non investito delle massime responsabilità, quando sono in gioco valori, a partire da quelli istituzionali specie con riferimento agli altri poteri dello Stato secondo Charles-Louis de Secondat, barone de La Brède e di Montesquieu. Ci sono già problemi da dipanare fra legislativo ed esecutivo – giudiziario, mancherebbe altro che ne sorgessero fra esecutivo e legislativo.
I commentatori hanno affiancato la posizione di Grasso a quella dei 25 senatori del PD che hanno di fatto preannunciato la fronda. Opinabile. La ragione può essere diversa. Grasso è funzionario, sia pure di altissimo livello, con una mentalità da funzionario, sia pure – ripetiamo - di altissimo livello, con orecchie attentissime quindi al grido di dolore dei funzionari, sia quelli di altissimo livello che tutti gli altri sino all'ultimo di Palazzo Madama che ovviamente non ne vorrebbero sapere di dover fare le valige per qualche altra destinazione o per la poltrona di pensionato. Non è il caso certo della dr.ssa Elisabetta Serafin,55enne, figlia di un assistente parlamentare, che con le super-lodi della sua carriera è arrivata, prima donna, alla segreteria generale del Senato. Avrebbe mille possibilità. Gli altri 808 dipendenti no. Sono 109 consiglieri, 43 stenografi (di una bravura unica!), 145 segretari, 299 coadiutori e 232 assistenti con una quasi parità di sesso: 419 gli uomini, 410 le donne. Non sono contenti e l'hanno fatto sapere.
2) Via il CNEL, e qui non c'è da protestare come sta facendo qualche sindacalista visto che in mezzo secolo o giù di lì la sede che avrebbe dovuto fare sintesi fra forze economiche e sociali – un po' “corporazioni” da ventennio, no? - è riuscita a produrre in tutto 14 disegni di legge, neanche uno diventato legge.
3) Via una serie di Enti e società ma qui il terreno è molto confuso e le norme ancora da scrivere anche perchè nel PD sono in molti a non sentirci.
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4) VIA LE PROVINCE e qui ci fermiamo. Nel DdL approvato dal Consiglio dei Ministri il riferimento, lo spazio dedicato ad esse ha il dono della sintesi: 8 parole con 63 caratteri, tra 4 e 5 secondi il tempo necessario per leggerlo: “Ferma restando l'abolizione delle Province che viene confermata”. Stop.
Abbiamo ripetutamente analizzato la situazione e le prospettive comprese quelle per noi con Belluno e Verbania-Cusio-Ossola che, in quanto montane e confinanti avranno uno speciale Status, tutto peraltro da definire sia per i contenuti che per la fine che poi faranno se le cose non cambiano. Le Province, mutilate, ridotte a una specie di Consorzio di Comuni, in mano, gratis, ai Sindaci, sono destinate a sparire se la Riforma approvata dal Consiglio dei Ministri andrà in porto. In tal caso noi? Domanda la cui risposta non può che venire da Roma.
La realtà vera è che la risposta al quesito circa la ragione per cui si è imboccata la via del Provincicidio con una determinazione degna di miglior causa resta ignota (una idea ce la siamo fatta e ce la teniamo dovendosi entrare nel territorio scivoloso delle contese politiche).
Nel momento in cui la gente era furiosa per le spese dei politici, di Roma, delle Regioni e, dicevano, delle Province qual'era il male minore? Gettare in pasto ai leoni l'anello più debole, le Province. I sistemi ci sono a qualsiasi latitudine e su qualsiasi problema per arrivare all'obiettivo che ci si è prefissi. Partendo dalle cose grandi. Due esempi: invocate le armi di distruzione di massa per fare la guerra a Saddam; inventati i 10.000 morti di Bengasi e creata la cosiddetta Primavera araba per intervenire nel Nord-Africa.
E COSI' SI E' INVENTATO IL RISPARMIO PROVENIENTE DALLA SOPPRESSIONE DELLE PROVINCE. Risparmio inesistente, anzi costi maggiori aregime. Non l'hanno detto solo 'i provinciali' ma in molti, persino il Senato e la Corte dei Conti. Ma non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire. E poi viene il peggio. peggio.
IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO INSISTE A DIRE UNA COSA CHE NON HA FONDAMENTO.
Siccome non si sarà messo lui a fare i conteggi e qualcuno li avrà fatti per lui il minimo che dovrebbero fare quelli dello staff di Renzi è di andare a vedere come stanno le cose (e poi magari cacciar via chi ha sbagliato i conti e messo Renzi nella situazione imbarazzante di quel naso che Carlo Lorenzini, fiorentino, faceva allungare alla sua creatura, Pinocchio, quando non diceva il vero).
RENZI INSISTE A DIRE CHE SONO 3000 POLITICI CHE MANDA A CASA PER TROVARE UN ALTRO LAVORO E VIA L'INDENNITA'.
Una balla.
La matematica non è un'opinione. Chiunque può fare il conto di come sarebbe la situazione se le Province non venissero abolite. Può stabilire quanti Presidenti ci sono, se vogliamo anche quanti Presidenti del Consiglio e quanti assessori. Stop. Tutti questi sono i 'politici' che hanno una indennità di carica la cui entità è fissata dalla legge.
Poi ci sono i consiglieri provinciali. Presto fatto il conto. Piccolo particolare: questi non prendono però nessuna indennità di carica ma solo il gettone di presenza per le non molte – non molte almeno in tante Province serie come la nostra – presenze in un anno.
Quanto a tornare al loro lavoro il verbo è sbagliato perchè gran parte degli assessori continua a svolgere la sua professione visto che l'indennità di carica è lontanissima dalle vette dei parlamentari, dei consiglieri regionali, degli amministratori di Enti e società. Forse a Firenze piuttosto che a Torino o Napoli sarà diverso ma tanto là siamo nelle Aree Metropolitane in discussione forse da 20 anni se non di più e con norme di legge non rispettate.
3000? Neanche per sogno. Sono 907
I numeri li abbiamo già dati e li ripetiamo con la precisazione che siamo andati anche oltre il top considerando tutte le possibili 107 situazioni del nostro Paese come se dovessero andare tutte al voto (a proposito del quale altra balla: il costo delle votazioni. Non è vero, visto che, come si fa da tante parti, le elezioni per i Comuni si devono fare comunque e il fatto che si aggiungano schede ai seggi proprio per il sistema elettorale sinora seguito si tratta di uno spoglio rapidissimi). I risultati:
Le 110 Province italiane, dovendosi defalcare Aosta, Bolzano, Trento per lo speciale loro status e quindi ridotte a 107, ad oggi in base alla legislazione vigente andando al voto avrebbero questa situazione:
- 4 Consigli di 36 membri con 10 assessori se con più di 1,4 milioni di abitanti
- 19 da 28 e 8, se con oltre 700mila
- 46 da 24 e 7, se con oltre 300mila
- 38 da 19 e 5. le altre
---------- In totale quindi 2521 consiglieri provinciali CHE NON HANNO INDENNITÀ DI CARICA contrariamente a quanto affermato da Renzi. Per legge ai consiglieri va solo un gettone di presenza per seduta alla quale si è presenziato.
---------- L'indennità la hanno, oltre i 107 Presidenti, gli assessori che sono 693. Totale con indennità quindi 800 meno di un quarto di quelli indicati da Renzi (ovviamente abbiamo considerato il massimo possibile, quindi conteggiando anche le ex Province siciliane e quelle commissariate) A dir la verità ci sarebbe anche il Presidente del Consiglio Provinciale, carica inutile a nostro avviso e da eliminare, che riceve un terzo di quel che tocca al Presidente per cui saliremmo a 907, numero lontanissimo da quello portato avanti dal Premier per giustificare la scelta, con i consiglieri scesi a 2414.
Possibile che nessuno avvisi il Premier che sta dicendo una bufala? Dica pure che sopprime 2414+907 quindi 3321 fra poltrone e poltroncine. Ma non mescolando tartufi e patate per dire come sta facendo che sono tutti tartufi. Dica la verità con i numeri giusti. E comunque che si è trattato di scelta politica e come tale, condivisa o meno, la si rispetti.
Gratis
Un accenno infine alla mitologia del “gratis”, condizione che in base ai provvedimenti in itinere competerà di fatto a tutti gli amministratori, cominciando da quelli provinciali, eccetto deputati, Sindaci e assessori.
Nobile cosa lavorare per gli altri gratuitamente.
- Lo potrà fare il ricco che potrà dedicare 12 ore al giorno.
- Lo potrà fare il pensionato anche lui per 12 ore al giorno posto che la salute lo sorregga.
Lo potrà fare qualcuno stipendiato da qualche azienda, o privato, - così lungimirante e disinteressata naturalmente - da svolgere un ruolo di mecenate, erogandogli regolarmente lo stipendio in modo di lasciarlo operare per la collettività anche 12 ore al giorno senza preoccupazioni economiche
- Quanto alla possibilità che qualcuno adombra, che cioè ci sia qualcuno, soprattutto in certe zone, che si metta gratuitamente in pista e magari anche mettendoci soldi, con secondi fini, ma suvvia, come può venire in mente una cosa del genere? Guai a fare i processi alle intenzioni, no? (Andreotti: “malignare è peccato ma magari la si indovina”).
Torniamo a Renzi: nessuno glielo dice? Allora glielo dicano i nostri due
Nessuno dice a Renzi che qualcuno che ha fatto male i conti gli fa dire una balla grossa come una casa? Glielo dicano i due senatori valtellinesi con cognome doppio da genitivo, l'uno nel Governo (Della Vedova), l'altro dello stesso partito (Del Barba)
a.f.