AUTONOMO LAVORATORE DI SERIE B INCOSTITUZIONALMENTE DISCRIMINATO

Un rumeno recentemente ha promosso una causa contro Dio. Dio lo doveva proteggere dal male e lui invece ha ucciso una persona. Per questo lo ha citato in giudizio per rottura di contratto.

Questa premessa sembra paradossale ma io lo capisco benissimo perchè vivo una situazione che potrebbe essere assimilata a quella sopra descritta e ora ve la racconto.

Ho cominciato la mia vita lavorativa facendo il grafico. L'articolo quarto della Costituzione che dice "Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società." Scegliendo di fare il grafico ho adempiuto al dovere sopra indicato.

All'epoca non sapevo che mi stavo muovendo lungo una brutta china che mi avrebbe trasformato in un cittadino di serie b, una sorta di paria nella scala socio-produttiva anche se l'articolo terzo della Costituzione dichiara solennemente che: "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali. È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese."

Convinto di essere protetto da questi due articoli della Costituzione ho lavorato e ho pagato le tasse e, quando mi sono iscritto all'artigianato, ho iniziato a pagare i contributi previdenziali. Dopo una decina d'anni ho scelto di diventare amministratore di una società di capitali e, in regola con la legge, ho quindi smesso di versare i contributi previdenziali. Sono passati altri dieci anni ed "è stata istituita presso l'Inps la gestione separata 10% a cui sono tenuti ad iscriversi tutti coloro che esercitano un'attivitò di collaborazione coordinata e continuativa o professionale senza altra copertura previdenziale".

Dopo altri dieci anni, a 66 anni, ho deciso di esercitare il mio diritto a ricevere la pensione. Dopo pochi mesi è arrivata: 159 euro mensili (2.000 euro circa annuali) grazie a versamenti per un totale di poco meno di 40.000 euro. Per recuperare solo il capitale dovrei sopravvivere fin oltre gli ottanta anni! Nel frattempo ho scoperto che i contributi versati all'INPS quando facevo il grafico sono spariti dai conteggi (mi hanno detto che non sono cumulabili) e nel frattempo, poiché lavoro, continuo a versare nella casse dell'INPS almeno 500 euro al mese! Per giunta sui 2.000 euro all'anno pago le tasse come se fossero un reddito!

Rifacendomi ora alla premessa, penso che sarebbe giusto promuovere una causa contro qualcuno (articolo 24 della Costituzione). Dio deve rimanere in pace, sono convinto che non c'entri ma ho una serie di potenziali obiettivi:

- Prodi per falso, che ha scelto (lo ha scritto alla Bonino per tamponarne le dimissioni) di agire con rigore ed equità:

- Giordano per discriminazione, che ha dichiarato che i soldi necessari per i lavoratori (quelli di serie a) arriveranno dall'attivo dell'INPS e dall'aumento dei contributi dei parasubordinati;

- INPS per appropriazione indebita, considerando il fatto che dopo vent'anni abbondanti di contribuzione non riconosce i miei diritti;

- lo Stato Italiano che ha limitato l'uguaglianza tra me ed un lavoratore dipendente, sia economicamente che moralmente

- il Consiglio dei Ministri per violazione degli articoli 2, 3 e 4 della Costituzione (questo nel caso approvino l'aumento dei contributi dei parasubordinati per coprire i maggiori costi del lavoro subordinato).

- ogni parlamentare che generalizzi l'accusa di disonestà fiscale, riferita spesso ai lavoratori autonomi.

- gli estensori della Costituzione, che con l'articolo 36 discriminano il lavoro autonomo identificando come lavoratore solo il lavoratore dipendente.

- i Sindacati, che si arrogano il titolo di difensori dei lavoratori mentre rappresentano solo una frazione molto limitata del mondo del lavoro.

Maurizio Frizziero

Maurizio Frizziero
Editoriali