GUIDA ALLA LETTURA DEI FATTI POLITICI ROMANI DI QUESTI GIORNI

Tomo primo: i precedenti - Tomo secondo: il delitto, il panico, i rischi - Tomo terzo: l’abilità di Veltroni, l’uppercut al Governo che si autocastra – Tomo quarto: Veltroni respira, umiliazione per Prodi - Tomo quinto: Leader - Tomo sesto: ora i

Tomo primo: i precedenti

Da mesi occorrono provvedimenti per la sicurezza. Lo dice il Ministro dell’Interno Amato, lo reclamano autorevoli Sindaci della sinistra, lo sottolinea naturalmente l’opposizione.

Finalmente il problema viene inserito all’odg del Consiglio dei Ministri. Tutti in attesa ma è stato deciso il rinvio di una settimana perché l’ala sinistra non è d’accordo. Arriva la nuova seduta preceduta da un intenso lavorio di mediazione. Finalmente ci siano. Il CdM licenzia cinque disegni di legge, in parte edulcorati per evitare il voto contrario di 2 o 3 Ministri che ottengono anche che non si vari un Decreto-legge, operativo da subito. Amato va in conferenza stampa, poveraccio, costretto a fare un’arrampicata di sesto grado su pareti di cristallo per giustificare la mancata emanazione di un Decreto-legge.

Tomo secondo: il delitto, il panico, i rischi

L’indomani orribile delitto a Roma, accusato il romeno. Panico. Rischi gravissimi per il Governo per la cantonata della sera prima. Rischi gravissimi per Veltroni, neo-segretario del PD, in quanto Sindaco di Roma, Comune nel quale si scopre che di accampamenti di quarto mondo ce ne sono almeno un centinaio. Rischi politici per la maggioranza e per lo stesso PD.

Tomo terzo: l’abilità di Veltroni, l’uppercut al Governo che si autocastra

Abilissimo, Veltroni scende in pista. Dichiara subito che i provvedimenti del Governo sono giusti ,a vanno applicati subito. Una staffilata tremenda per il Governo. Non lo sarebbe stata se fosse stata del Sindaco di Roma, o di Cofferati Sindaco di Bologna o di Chiamparino Sindaco di Torino, tutti di sinistra e tutti in polemica con la sinistra estrema per via della sicurezza che reclamano. Ma il peggio per Palazzo Chigi deve ancora venire. Veltroni corre al Viminale da Amato e con il Prefetto della Capitale e fa quello che dovrebbe fare Prodi. Vedono il da farsi, ordine a Prodi di convocare alle 18 il Consiglio dei Ministri straordinario che in pochi minuti si dà dell’imbecille per non avere pensato la sera prima a fare la cosa più ovvia e cioè il Decreto-legge. Autocastrazione incredibile.

Tomo quarto: Veltroni respira, umiliazione per Prodi

Veltroni respira. Anticipando tutti si è salvato lui, ha salvato il Governo (sia pure facendogli fare la figura da cioccolataio ma questo era inevitabile), ha salvato la maggioranza, ha dato l’immagine di un Partito Democratico che al contrario del Governo sa quello che è giusto fare e sa decidere.

La coltre mediatica sommerge questa ricostruzione, quella politicamente centrata e emargina le critiche – quelle di maggioranza e anche di Ministri – e sorvola su interventi di altri Sindaci come quello di Treviso che lamenta i due pesi, due misure. Fatti orribili del Nord-Est passano senza una piega. Un solo caso, per quanto grave, a Roma provoca il terremoto.

Evidente l’umiliazione inevitabile per Prodi. Qualcuno commenterà che se “Parigi val bene una Messa” anche Palazzo Chigi può valere una sberla in faccia. Accuserà invece il colpo Amato. Persona seria sa come e perché il Governo è finito sulla graticola, ed è scontato che lui ne sarà un capro espiatorio. Accuserà il colpo della durissima requisitoria di Fini, inattesa.

Tomo quinto: Leader

Nessun osservatore si è però spinto oltre. Nessuno ha capito che Veltroni ha fatto tesoro di quell’esperienza. Lì ha mostrato che il leader del PD è lui e gli altri sono nani. Che non ha bisogno dei riti della politica. Decide e poi negli organi direttivi si potrà andare per comunicare le decisioni.

La controprova? Passano pochi giorni e c’è la proposta di Veltroni “ai poli” per la nuova legge elettorale. Senza sentire nessuno, senza render conto a nessuno, anticipando tutti. Addirittura con la proposta della proporzionale, gradita a tutti i partitini ma soprattutto quella che assicura al PD domani grande libertà di movimento in fatto di alleanze. Per la verità la riforma elettorale era nel decalogo di Prodi che ora non può far altro che dichiarare che il problema è competenza del Parlamento (lo era anche quando il decalogo lo aveva scritto …). Il Governo può restare o lasciare il passo a un Marini 1 piuttosto che un Prodi 2. Le elezioni gli darebbero fastidio in quanto, oltre ad uno scenario reale di vittoria del centro-destra, ha cominciato, alla grande, il corso accelerato di laurea in leadership del Paese e, per importante che sia, quello solo del PD gli può anche stare stretto. C’è in politica la regola aurea che le occasioni che passano davanti, se non colte, non si ripresentano. A Veltroni ne è passata una di fronte e lui l’ha afferrata al volo passando da leader formale a leader sostanziale.

Tomo sesto: ora i leaders sono due

Prima ce n’era uno solo in Italia ed era Berlusconi che aveva di fronte una federazione di mini-leader in quanto settoriali, notabilmente regolata dal Presidente del Consiglio. Da Prodi che aveva puntato, da anni, sul Partito Democratico ovviamente mirando, pretesa legittima, alla leadership per poi, arrivato al dunque, dovere prendere atto che i rapporti di forza contano ancora. Non era possibile infatti che i DS dopo aver visto il loro Presidente, cui si dice faccia riferimento il 40% del PD, sacrificato prima per il Quirinale e poi per la Camera, acconsentissero che alla guida del nuovo Partito andasse uno non dei loro.

Tomo settimo ovvero dell’incertezza

Adesso i leaders sono due, fra l’altro anche in corsa per vedere chi dei due abbia alle spalle il Partito di maggioranza relativa nell’ipotesi che si vada ad elezioni. Una partita eminentemente a due anche se resterà da vedere cosa fanno gli altri. Rossi, il parlamentare dell’estrema sinistra, se ne è venuto fuori criticando i suoi compagni perché restano approvando anche quello che non condividono mentre, a suo giudizio, Veltroni lavora contro di loro. Casini è tornato dopo tanto tempo alle riunioni del centro-destra e non è un caso che lo abbia fatto dopo l’imprevisto successo della due giorni della corrente di Giovanardi, minoranza nel Partito ma probabilmente maggioranza nell’elettorato dell’UDC, notoriamente filo-Berlusconiana.

Tomo ottavo: La crisi di governo sarebbe una sorpresa

Bisogna vedere cosa succederà nei prossimi giorni visto che Berlusconi si è detto sicuro della caduta, anzi dell’implosione, del Governo che pure ci sembra dubbia. Da dove potrebbe arrivare l’insidia? Non da Mastella a cui, a scanso di equivoci anche se estraneo ai fatti dell’inchiesta nella quale è pure lui coinvolto, avere santi protettori potrebbe non dispiacere, anche solo con “primo quietum non movere”. Non da Dini, sicuramente stufo della compagnia nella quale si trova imbarcato. Gli hanno fatto ponti d’oro con la Finanziaria sul problema dei precari. Sono sicuramente disposti a farne ancora e l’assunzione di responsabilità di una crisi può essere a due facce. Non dalle sinistre estreme per le quali questo Governo è una sorta di linea del Piave da difendere a tutti i costi dall’assedio del centro-destra. Ai senatori, di qualsiasi schieramento, qualche mese ancora farebbe comodo per un motivo molto concreto. E uno concretissimo lo avrebbe anche Berlusconi per un’elezione da farsi, diciamo a fine 2008.

La crisi sarebbe dunque una sorpresa.

a.f.

a.f.
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