JE SUIS CHARLIE? NON, JE NE LE SUIS PAS

L'Occidente, noi tutti recitiamo il Confiteor per i disastri combinati dalla seconda guerra irakena in poi

Parigi.
NON È UN “ATTENTATO ALLA LIBERTÀ DI STAMPA”. E' cosa molto più grave: è un atto di guerra, di una guerra che non si combatte più tra eserciti schierati ma per episodi che appaiono come singoli e che invece sono tessere di un mosaico.

NON SONO TERRORISTI. Sono truppe d'assalto, guastatori, avanguardie della guerra di cui sopra.

AGGRESSORI NOI, NON AGGREDITI. Inventate le armi di distruzione di massa per aver la scusa per puntare al petrolio irakeno (che invece non era, come a suo tempo il giornale ha dimostrato,  l'obiettivo del primo, giustissimo, conflitto irakeno). Un Bush nelle mani, politicamente parlando, di un'anima nera come Rumsfeld sprezzante con 'la vecchia Europa” che non ne voleva sapere meritandosi la replica di Prodi, non facile alle battute ma in questo caso efficacissimo “non è 'la vecchia Europa che non vuol fare la guerra ma 'la saggia Europa'. Lo si è visto. Da lì in poi un disastro unico.

AGGRESSORI ANCHE IN LIBIA Inventando i 10.000 morti di Bengasi, invenzione propagandistica in cui caddero tutti, Presidente Napolitano compreso. Non noi che la sera stessa sostenemmo che si trattava di una colossale bufala. Non avevamo inviati speciali o informatori da là. C'era un sistema di capire che si trattava di una bufala alla portata di tutti. Bastava solo pensarci, aprire il computer e sintonizzarsi sulle varie web-cam che ci davano l'immagine reale di una città quasi normale. Sarcozy dunque sulla scia di Bush per contendersi l'Oscar delle fandonie. E dei disastri che ne sono seguiti.

COMUNISMO BIS. Quando si discuteva su questo o quel comportamento di dirigenti russi o dei Paesi satelliti la risposta era la solita. “Non è sbagliato il sistema, è qualche uomo che sbaglia”. Facciamo il bis? Sono solo delinquenti e assassini comuni quelli della vicenda francese, quelli delle decapitazioni, quelli delle bambine mandate a fare da esplosivo viaggiante, quelli dei massacri in Nigeria, quelli degli eccidi algerini e tutti che agiscono in nome di Allah?

VOCI AUTOREVOLI. EGITTO. E allora diamo retta alle voci autorevoli che vengono dal mondo islamico. Ricordiamo il discorso di capodanno del Presidente Egiziano, in una università presenti tutti i VIP del Paese, religiosi compresi. Un discorso splendido, coraggioso che molti hanno solo considerato per l'affermazione che 1,6 miliardi di musulmani non possono imporre il loro credo a 7 miliardi di abitanti sul pianeta. In realtà poneva il problema della distinzione fra religione e ideologia e quello della necessità di adeguarsi alla situazione attuale della società

VOCI AUTOREVOLI. TURCHIA. Paese cerniera, Paese frontiera. Paese gestore di un equilibrio, difficile ma saggio. Il suo Presidente: condanna severa dei fatti di Francia, senza se e senza ma. Con una aggiunta: ma anche noi musulmani siamo stati feriti dalle vignette. Le si vuol fare passare per satira invocando la libertà ma dimenticando, proprio in Francia ove c'è il mito della libertà, che la mia libertà finisce là dove incontro la libertà dei mio dirimpettaio. Al TG3 un giornalista sconsolato diceva “ma quale libertà di stampa se in Italia il Partito prevalente è quello del 'se la sono cercata'”.

JE SUIS CHARLIE? NON, JE NE LE SUIS PAS. Questo del se la sono cercata'” non diciamo né razionalmente lo pensiamo ma guardando centinaia di vignette ci si sente distanti migliaia di km da posizioni che contrabbandano per libertà quello che è somma presunzione, arroganza, arrogandosi, appunto, il diritto di dire, anzi di disegnare, tutto di tutti, offendendo un mare di persone nei loro sentimenti più intimi e sentiti. Ebbene, facciamo le condoglianze alle famiglie, chiediamo giustizia per il brutale assassinio ma, per impopolare che sia, non ci sentiamo di dire o scrivere “je suis Charlie” (ma se fossimo stati a Parigi saremmo andati convintamente a sfilare, contro la guerra che è in corso). Anche perchè, non “perchè se la sono cercata” ma perchè in questo modo si provoca, si aizza, si fornisce l'alibi ai fanatici. Libertà anche di autolimitarsi senza che siano altri a limitarla.

LIBERTA' VERA. La libertà di espressione è fondamentale. Ce lo ha insegnato un certo Tizio che per essa è finito sulla croce. Ce n'è anche uno per quanti non vogliono avere a che fare con il Crocifisso, il primo martire di questa libertà, Socrate.

Alberto Frizziero
Editoriali