Radicalismo Islamico
Domenica 31 agosto 2014, mons. Bruno Forte (vescovo di Chieti-Vasto) nella prima pagina de “Il Sole 24 Ore” ha lanciato un forte grido d’allarme sul diffondersi dell’estremismo islamico che questa volta si presenta col nome di “califfato”. Prima c'erano i Fratelli mussulmani, i Talebani, Al Quaida, Boko Aram e tanti altri, più o meno identificati a livello locale che continuano a soffiare sul fuoco.
“La sostanza è sempre la stessa” continua mons. Bruno Forte, “c’è un nemico mortale dell’uomo (anzi, il vero nemico) che si aggira per il mondo e noi Italiani non ne abbiamo ancora presa vera coscienza. Questo nemico mortale non è solo anti-cristiano e anti-occidentale, ma è contro l’umanità intera, contro gli stessi musulmani, pur ispirandosi all’islam puro e duro e alla storia islamica è l’estremismo radicale, il fanatismo, il terrorismo, la guerra santa”.
Scrive ancora mons. Forte: “minimizzare la gravità della situazione sarebbe da irresponsabili. Ridurre i problemi a semplici conflitti locali non ha fondamento nella realtà. La verità è che il vero nemico dell’umanità è più che mai il fondamentalismo, che non va assolutamente confuso con le forme dell’islam autentico e con le aspirazioni alla pace e alla giustizia che pervadono il cuore di tanti musulmani.”
L’arcivescovo di Chieti-Vasto per dare forza al suo discorso richiama in proposito le parole che Papa Francesco ha pronunciato sull’aereo da Seul a Roma circa la necessità di “fermare l’aggressore ingiusto con un impegno multilaterale promosso dall’ONU.”
Si ricorderà infatti che il Pontefice ha denunciato la “crudeltà inaudita” dei mezzi bellici non convenzionali e della tortura, impiegati dai jihadisti, constatando: “siamo nella terza guerra mondiale , ma a pezzi”.
A proposito di ONU, va segnalato il rapporto presentato da Leila Zerrougui,(rappresentante speciale delle Nazioni Unite per i bambini nei conflitti armati) lo scorso 10 settembre al Consiglio di Sicurezza ONU.
“Sono 700 i bambini morti massacrati o mutilati in Iraq, ha detto l’alto funzionario. E’ questo il tragico bilancio provocato dalle violenze delle milizie dello Stato Islamico (IS) dall’inizio dell’anno. Sono stati uccisi nel corso di esecuzioni sommarie o usati come kamikase per operazioni di attacco. Altri sono stati usati per missioni suicide, per trasportare armi, per presidiare depositi, munizioni e postazioni strategiche. Inoltre, circa 30 milioni di bambini sono privati del diritto di andare a scuola a causa della guerra in corso”.
Queste sono notizie che fanno rabbrividire e fanno anche riflettere sull’inerzia con cui l’occidente reagisce a queste situazioni che si concretizzano sulla porta di casa.
Notizie allarmanti arrivano anche da altri luoghi oltre il Medio Oriente, come dalla Libia, dalla Nigeria e dal Camerun. La voce è quella del Cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, che lo scorso 10 settembre ha presieduto una riunione con tutti i capi delle Chiese Orientali, cattoliche e ortodosse insieme ad altri esponenti della vita sociale e politica mondiale, per riflettere sui modi in cui la Comunità internazionale possa agire in favore delle popolazioni del Medio Oriente e non solo.
Dice il cardinale: “Non è solo dalla Siria e dall’Iraq che accadono terribili avvenimenti provocati dall’avanzare delle milizie del califfato islamico (IS), a queste si aggiungono le tragedie che si verificano ogni giorno in alcune regioni dell’Africa, la Nigeria su tutte, segnata dalle violenze di Boko Aram, da dove provengono notizie di decapitazioni, crocifissioni, infibulazioni, rapimenti e distruzioni di luoghi di culto. Le minoranze, non solo cristiane, vengono sottoposte a sofferenze immani. E a tutto ciò si deve aggiungere il barbaro indottrinamento di bambini di dieci anni costretti ad imbracciare le armi contro presunti nemici”. In nord Camerun, Boko Aram sta reclutando frotte di giovani alettandoli con salari doppi rispetto alle paghe dei lavoratori normali. Anche questo fatto (grave) la dice lunga sulla provenienza dei finanziamenti a sostegno del terrorismo islamico. Ha ragione l’Arcivescovo Bruno Forte: “Noi italiani non abbiamo presa ancora coscienza di ciò che sta accadendoci attorno”.