LIBIA: 'TUTELA DEI CIVILI?' IPOCRISIA ERETTA A SISTEMA. I NOSTRI AEREI RESTINO A TERRA 11 3 20 2
Fin dal primo momento i due bombaroli, Sarcozy e Cameron, hanno manifestato la loro vocazione a scaricare dal cielo un po' di materiale custodito nei loro arsenali e pronto al rimpiazzo per la felicità di chi produce. In quei primi momenti nessuno pensava alla tutela dei civili visto che l'intervento dei Mig di Gheddafi non c'era ancora stato.
Pudore (si fa, tragicamente, per dire)
E' solo dopo, viste le ritrosie di Germania, Russia, Cina e magari anche italiane in un soprassalto di pudore si è trovata la scusa. Per Saddam era stata inventata la storia delle armi di distruzione di massa. In un Tribunale internazionale si sarebbe dovuto e si dovrebbe trascinare l'anima nera della vicenda, Donald Henry Rumsfeld, ultraconservatore repubblicano in USA con discendenza tedesca, il massimo. Quello che tacciò le resistenze europee a imbarcarsi nella guerra irakena, e con disprezzo, di "vecchia Europa che parla" (Prodi gli rispose "E' la saggia Europa che parla"). Infatti sulla base di un presupposto inventato si è scatenata una guerra che ha prodotto quasi 100.000 morti, due terzi dei quali 'civili'.
Lo schema è servito. Per quante antipatie Gheddafi avesse in giro per l'Europa, per i Paesi arabi, per altri ancora, non si poteva dire di andare a fare la guerra a lui per cacciarlo sostituendolo non certo con un regime democratico visto il sistema tribale che vige in Libia ma con altre tribù, per esempio i Warfalla della Cirenaica e Tuareg confinanti. E allora, secondo lor signori. le bombe servono per tutelare i civili. Ci sono bombe "intelligenti" - idiota chi ha coniato questo termine per ordigni di morte -, missili speciali, altre diavolerie che dovrebbero tutelare i civili. L'abbiamo visto in Irak dove i morti fra i civili sono stati (!) il doppio di quelli a vario titolo militari, terroristi e kamikaze compresi.
Tragico pudore per nascondere la verità.
Bisogna evitare - ecco le cose come stanno per loro - che Gheddafi annienti gli insorti, quelli che sarebbero la democrazia del futuro non, quello che sono, il ricambio a Tripoli, da certe tribù ad altre tribù.
ONU, Paesi bombaroli non proprio al top
Per farlo occorre la forza. Ecco la No fly zone deliberata dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU con l'autoesclusione dal club dei bombaroli di Paesi non proprio di secondaria importanza come Russia, Cina, Brasile, India e Germania. La risoluzione 1973 era stata presentata da Francia, Gran Bretagna, Stati Uniti e poi votata anche da Paesi importantissimi come Bosnia-Erzegovina, Colombia, Gabon, Libano, Nigeria, Portogallo e Sudafrica. Questo la dice lunga.
Sarcozy ovvero il Padreterno
E' tornata la grandeur francese seppur con poca poesia ma molta prosa, le cui versioni vedremo nei prossimi mesi.
L'inquilino dell'Eliseo è stato prontissimo con l'ineffabile collega inglese Cameron - bis di Blair con Bush - a dire che ci volevano le bombe e a candidarsi al primato bombarolo. Che ci sia l'Europa se ne è dimenticato. Vero che, come da nostra definizione di altro articolo, l'Europa è un ectoplasma e il suo Ministro degli Esteri, la baronessa inglese, è adatta a giocare al bridge in qualche esclusivo Club inglese ora aperto anche alle donne. Di bridge sarà competente. Di politica estera forse, fatte le Elementari, le Medie e le Superiori potrà capirne qualcosa per poi, superata l'Università cominciare a operare senza disastri. C'era poi da avvisare il Presidente di Francia che esisteva anche la Lega Araba e magari anche l'ONU. Magari anche la NATO, il Parlamento europeo, la Commissione ovvero il governo-fantasma del nostro continente. All'Eliseo sono arrivati in pompa magna gli insorti di Bengasi (il feeling probabilmente c'era da tempo; malignità? A farne si fa peccato ma magari si indovina, diceva Andreotti che un altro siluro maligno lo ha lanciato e ne parleremo.
Dulcis in fundo ha preso e convocato tutti a Parigi. E fin lì, ognuno tira l'acqua al suo mulino. Il fatto é che tutti gli altri hanno accettato, meglio: subito, la logica parigina.
Viene in mente Ustica, Gheddafi e magari Ben Ali
Viene in mente Ustica. Una delle quattro ipotesi - e soggettivamente è lecito, scegliendo, ritenerla abbastanza probabile -, ha posto al centro proprio i francesi.
Correva il 27 giugno del 1980. Un DC9 dell'Itavia con 68 adulti e 13 bambini correva verso il suo destino determinato dalle due ore di ritardo con cui si dirigeva verso Palermo dopo essere partito da Bologna. Non arrivò mai.
Cossiga, già Presidente della Repubblica ma Presidente del Consiglio in quei giorni, tre o quattro anni fa ha confermato la tesi dell'abbattimento dell'aereo con un missile. Ha detto anche di più precisando che si trattava di un missile aria-aria che con lo scoppio genera un'onda d'urto tale da abbattere l'aereo. Lanciato da chi? Per Cossiga da un caccia decollato dalla portaerei francese Clemenceau. L'obiettivo era Gheddafi salvato - qualcuno disse - dai servizi segreti italiani che lo avevano avvisato come poi lo avviseranno che gli USA stavano per bombardarlo. Morì, fra gli altri, una sua figlia adottiva. Hanna, ma lui si salvò.
Il capitolo Francia non è finito. Nessuno pensava che si potesse andare sotto a quasi 4000 metri di profondità a recuperare il relitto. E invece fu deciso di farlo senonchè, caso strano - si fa per dire - l'appalto fu assegnato all'Ifremer (Institut français de recherche pour l'exploitation de la mer,). Andreotti, in diretta TV, quando lo seppe non frenò un moto di stizza, eliminato nelle successive edizioni dei telegiornali. Possiamo legare questo fatto alla posizione poi espressa non da un giornalista ma dal giudice Priore secondo il quale l'Ifremer era "collegato" ai servizi segreti francesi.
- Quel Gheddafi, sfuggire a una sorte così ben preparata, una sorte che l'indomani sarebbe stata presentata come un normale incidente aereo e non a un atto di guerra…
- Quei disgraziati dei servizi segreti italiani…
E una a Ustica, e due a salvarlo dal bombardamento dei 24 aerei angloamericani a Tripoli del 14 aprile 1986 (Operazione "El Dorado Canyon"), e tre nel portare il 7 novembre del 1987 al vertice della Tunisia Ben Ali, fregando per sole 24 ore i servizi francesi e il loro candidato…
- E' ora di fare i conti. L'Italia deve pagare.
E l'Italia pagherà
Noi non siamo della confraternita dei sostenitori di Gheddafi, né d'accordo con il baciamano di Berlusconi - la cui azione sul versante libico è stata comunque positiva, del resto sulla stessa linea dei precedenti governi di qual colore politico non importa -.
Noi siamo della confratrnita nazionale, quella delle bandiere tricolori al vento, quella che ritiene, nonostante tutto, l'Italia il Paese migliore del mondo. Per tante cose ma soprattutto per via di una popolazione che ha nei cromosomi un bagaglio di cultura, che non ha la supponenza inglese, la rigidità tedesca, la grandeur francese, il pressappochismo americano, il fatalismo dei Paesi orientali e via dicendo.
Noi siamo anche, ovviamente, per i nostri interessi che in Libia sono rilevantissimi.
Pensiamo al gas. Comunque vada lo avremo. Piccolo particolare: costerà di più perché chiunque arrivi, a livello politico - anche se dovesse restare lo status quo - e a livello di partners commericiali con Tripoli, ce lo faranno pagare di più. Pensiamo alle varie altre attività. Dietro a Sarcozy arriveranno le imprese francesi, dietro a Cameron quelle inglesi, dietro agli Stati Uniti…
Dietro agli Stati Uniti…
Capitolo a parte. A proposito di americani è passato stranamente sotto silenzio o quasi un passo del maggiore conoscitore della politica estera, di tutto l'Occidente, e cioè Giulio Andreotti. Sulla rivista internazionale da lui diretta, "30 giorni" un passo merita attenzione: "Anni fa dissi che sul problema libico influiva uno scontro interno alle compagnie petrolifere americane; non che io abbia mai avuto le prove matematiche, ma un sospetto che sia un elemento che influisce ancora sulla situazione è più che legittimo".
Il da farsi
Ci fa piacere che le posizioni da noi sostenute trovino così autorevole conferma come quelle che seguono relativamente al da farsi, così come indicato da uno che se ne intende come Giulio Andreotti:
"La Libia è un Paese con il quale abbiamo avuto necessità di trovare linee di concordia, piuttosto che di accentuare divisioni. E anche oggi dobbiamo cercare con loro le cose su cui si può convergere, altrimenti rischiamo di pagarne le spese".
Come ripetuto da autorevole esponenti di quasi tutti gli schieramenti politici la situazione è tale da richiedere concordia nazionale. Non ci sottraiamo ma non senza eccepire e dire la nostra quantomeno, come si suol dire, a futura memoria.
Tutti quelli che hanno parlato, e agito di conseguenza, è gente che mira alle proprie convenienze tanto più che non non saranno loro, lontani dalla sponda africana, a pagarne lo scotto.
Lo scotto lo pagherà l'Italia anche eventualmente per l'esigenza che avrà Gheddafi, se messo alle strette da interventi militari occidentali, di farsi sentire.
Il 15 novembre del 1986 lanciò due Scud, missili russi, che finirono un paio di km uno a sud e uno a nord di Lampedusa in quella che secondo Andreotti fu un'azione dimostrativa (i missili sovietici Scud non avrebbero potuto sbagliare così grossolanamente l'obittivo). 25 anni dopo Gheddafi qualche sistema d'arma più aggiornato lo avrà anche se gli esperti ritengono labile la minaccia missilistica o aerea all'Italia: Si ritiene invece più probabile quella terroristica. Non pensano, ovviamente sbagliando, a quella economica. Del che agli altri Paesi non importa nulla.
A noi sì.
Ed è per questo che ci adeguiamo ma sostenendo che stiamo facendo un errore. Siamo nella NATO e abbiamo obblighi. A malincuore diciamo che non si può non mettere a disposizione le nostre basi. I nostri aerei però restino a terra al più facendo le loro esercitazioni volando sopra le Alpi.
Alberto Frizziero