TERREMOTO POLITICO, DICONO. AVEVAMO RAGIONE, DICIAMO, TRE VOLTE RAGIONE E ORA COME SONO IN REALTA’ LE COSE.. BERLUSCONI PARTITO DA LONTANO: GIRO IN TONDO O RISCHIO DI SPIRALE?
E tre. Avevamo dunque ragione.
1) Finanziaria: avevamo scritto che la crisi di governo sarebbe stata una sorpresa. Si dimostra che avevamo ragione.
2) Elezioni: avevamo scritto di un interesse di Berlusconi a che il Governo durasse sino a 2008 inoltrato. Si dimostra che avevamo ragione.
3) Bipolarismo maggioritario: avevamo scritto, ripetutamente e allora su altri giornali, che in Italia non avrebbe funzionato. Si dimostra che avevamo ragione.
Veggenti? Ma neanche per sogno
Veggenti? Ma neanche per sogno. I lettori assidui quante volte hanno letto nostre analisi previsionali che sembravano campate per aria e ben diverse da quelle di illustri politologi nazionali? Tante. E come mai, arrivati alle cinque della sera, si dimostrava che avevamo ragione noi, umili fanti di periferia e torto quelli degli Stati Maggiori nazionali? La ricetta è semplice: osservare i fatti, fino alle sfumature, da fuori del Palazzo, specie poi da quello romano. Fossimo dentro prenderemmo cantonate in serie. Da notare poi che quando si scrive per un giornale come “La Gazzetta di Sondrio” che non finisce dopo la lettura nella raccolta differenziata, come quelli stampati, è sempre presente il rischio di essere smentiti. Qualche clic e il lettore va a prendere quel che si era scritto ieri o l’altroieri o sei mesi fa o anche sei anni fa per cercare di prenderci in castagna. Questo impone, nello scrivere e nel disegnare la propria visione di futuro, molta maggiore attenzione e uno sforzo particolare di meningi. Qualche esempio sui tre punti di cui sopra.
1) Finanziaria
Alla vigilia un’insistenza quasi parossistica nel prevedere la caduta del Governo. L’indicazione precisa che c’erano senatori che avrebbero approfittato dell’occasione affondando Prodi. Come a dire fra eserciti che l’offensiva comincia il tal giorno alla tal ora, in quel luogo preciso e con quali mezzi. Un modo formidabile per compattare il centro-sinistra, per trovare il modo di eliminare qualche mal di pancia, di assicurare l’utilissimo conforto dei senatori a vita.
Troppi al lupo, al lupo dunque per crederci veramente..
Gli osservatori non hanno mancato di rilevare la questione del 29 ottobre, giorno in cui un terzo dei parlamentari conseguirà il diritto alla pensione che invece non avrà se ci dovesse essere prima lo scioglimento del Parlamento.
Quanto alla caduta di Prodi con eventuale sostituzione c’è da tenere presente che 43 membri del Governo, fra cui dodici Ministri, dovranno fare le valigie per via della recente norma che ha previsto la riduzione a 60 componenti del Governo in tutto di cui dodici Ministri con portafoglio e cinque senza. Poi sarebbero più di 43 perché c’è qualche giovane virgulto che sostituirebbe qualcuno dimostratosi, siamo buoni, alquanto asmatico. Per molti di questi affrontare una campagna elettorale essendo nel Governo può essere determinante. Morale: tranne i leaders e i Ministri DOCG per merito o per ragion politica, sullo scenario da tener conto di quasi una cinquantina di governativi fierissimi nemici non solo delle elezioni anticipate ma anche di un cambio di pilota della pur scombinata navicella di Palazzo Chigi.
Poi la questione dei dissidenti. Una volta accontentati, come prevedibilissimo alla vigilia, in punti qualificanti coloro che avanzavano riserve su qualche contenuto della Finanziaria, Diniani in primis, cosa sarebbe successo se con il loro voto avessero prodotto l’affondamento contestuale della Finanziaria e del Governo? La patente di “traditori” nelle piazze ma il disappunto di qualche ambiente, ad esempio quelli finanziari, di sicuro riferimento per uno come il Presidente Dini.
Infine i senatori a vita. L’esperienza ha dimostrato che la maggior parte di loro c’è sempre nei momenti topici, compresa la 98enne vivacissima Levi Montalcini.
E Berlusconi, secondo Voi, pensava veramente di affondare la barca?!?!?
Creava le premesse.
2) Elezioni. 10 maggio 2003 è la data dell’elezione di Giorgio Napolitano. 11 maggio 2013 è la data dell’elezione del suo successore. Dato per probabile l’avvicendamento a Palazzo Chigi le elezioni politiche debbono avvenire non prima dell’11 maggio 2008 perché siano i vincenti a portare un loro candidato al Quirinale. L’on. Berlusconi ha gridato così tanto “al lupo, al lupo”, da ricompattare il centro-sinistra evitando la crisi. Il raggiungimento dell’11 maggio è ora cosa scontata ma, già che ci siamo, passiamo anche il 29 ottobre, data fatidica per un terzo dei parlamentari in quanto acquisiscono il diritto alla pensione. Il Trio, di cui si dirà, l’aveva pensata giusta..
3) Bipolarismo maggioritario
Abbiamo non solo scritto ma addirittura a suo tempo polemizzato con chi trionfalmente commentava l’avvento del bipolarismo maggioritario, panacea di tutti i mali.
Non facevamo profezie ma usavamo del sistema che essendo il più semplice è quello di solito snobbato dagli analisti che si professano assertori del ruolo della storia come maestra di vita ma in teoria, in quanto nella pratica lo dimenticano regolarmente. C’era in Italia un esempio. La democrazia Cristiana, definita con esagerazione allora “Partito-Stato” ma per consenso e radici tale da rappresentare comunque la situazione della società italiana, lo aveva sperimentato. Al suo interno aveva una serie di correnti organizzate, simili ai Partiti nella comunità nazionale. Quando vi fu la decisione di abbandonare al Congresso il proporzionale emerse chiaramente il flop del maggioritario. Non ci fu un confronto tra schieramenti ma tra federazioni al punto che pur essendo prevista la preferenza vi fu l’ordine di scuderia, sia nella sinistra che fra i moderati, che non dovessero essere usate per consentire in Consiglio Nazionale che i 60 posti dei laici e i 60 dei parlamentari rispecchiassero esattamente i rapporti di forza (fece eccezione il solo piccolo gruppo che si era sottratto a quella logica, di cui faceva parte chi scrive che ebbe il via per il Consiglio pur disponendo soltanto di una minuscola dote di voti portati a Roma dalla Valtellina).
Sulla base di questa esperienza scrivemmo ripetutamente che ci saremmo trovati alle prese con due federazioni, cosa puntualmente avvenuta
Decisione improvvisa? Ma neanche per sogno
Si sono interrogati molti del perché e del come di questa decisione improvvisa di Berlusconi. Decisione improvvisa? Ma neanche per sogno. Colto l’impatto mediatico dei 3 milioni e rotti di votanti alle primarie del PD occorreva scendere, in meglio, sullo stesso terreno, magari anche perché c’era sceso anche Fini portando in piazza 500.000 persone. Tutti numeri che fino a non molto tempo fa erano prerogativa delle sinistre con determinante appoggio sindacale ai fini della mobilitazione per la discesa in piazza. Di qui la sua idea di chiamare “il suo” popolo a raccolta, gazebo per gazebo, paese per paese, città per città. Con uno slogan significativo: quello di mandare Prodi a casa. Guarda caso dopo il programmato voto sulla Finanziaria. E allora non era forse scontato il voto favorevole del Senato? Non ci fosse stato cosa andava a fare la gente al gazebo, a chiedere quello che si era già consumato due giorni prima?
La mobilitazione di piazza, definita da Casini e Fini “propaganda”, si è invece rivelata, anche per il clamoroso impatto di immagine, tassello politico di un mosaico più ampio pianificato a tavolino comprendente lo scioglimento di Forza Italia, il nuovo Partito, la svolta con la scelta del modello tedesco (come è tutto da vedersi), l’apertura al dialogo sulla legge elettorale.
Veltroni
Nello scorso numero scrivevamo di Veltroni “Nessun osservatore si è però spinto oltre. Nessuno ha capito che Veltroni ha fatto tesoro di quell’esperienza. Lì ha mostrato che il leader del PD è lui e gli altri sono nani. Che non ha bisogno dei riti della politica. Decide e poi negli organi direttivi si potrà andare per comunicare le decisioni. La controprova? Passano pochi giorni e c’è la proposta di Veltroni “ai poli” per la nuova legge elettorale. Senza sentire nessuno, senza render conto a nessuno, anticipando tutti. Addirittura con la proposta della proporzionale, gradita a tutti i partitini ma soprattutto quella che assicura al PD domani grande libertà di movimento in fatto di alleanze”.
Come fra giocatori di scacchi, non quelli che credono di farlo mentre in realtà “muovono i legni”, gioca la sua apertura. Non “la siciliana” ma “la spagnola” (negli scacchi la partita più aperta e coinvolgente) e infila quella che in gergo si dice una “combinazione”.
Berlusconi
Berlusconi ci sta, gli sta bene “la spagnola” tuttocampo per cui coglie l’occasione al volo. Ci sta e rilancia, Bossi d’accordo. Vada per il modello alla tedesca, sediamoci al tavolo e provvediamo. Veltroni s’accorge che potrebbem forse, essere anche una trappola per via dell’imprevista nuova posizione di Berlusconi che lo mette in difficoltà esterna ed interna. Corre ai ripari dicendo che occorre discutere non solo di legge elettorale ma anche delle Riforme perché altrimenti la sorte del Governo, e della maggioranza, è segnata. La legge elettorale si può fare in breve tempo, anzi la si deve fare se si vuole evitare il referendum, per le Riforme ci vogliono anni. Dove sta il rischio-trappola? Che Veltroni deve insistere su questo abbinamento. Se non lo fa il Governo è spacciato con tutte le conseguenze anche interne al PD. Se su tale abbinamento insiste non ci sta Berlusconi, il referendum rischia di diventare inevitabile. Sull’esito non vi sono dubbi per cui si modificano conseguentemente le norme elettorali e chi vince le elezioni fa il pigliatutto I piccoli non possono accettare di sottoscrivere la loro fine. Hanno un solo modo di evitare il referendum: la crisi di Governo.
Sì, ma Fini?
Mai dire mai in politica. L’ha detto Fini, mai più con Berlusconi che a Palazzo Chigi non ci tornerà. Possibile anche questo ma AN sull’Aventino e, in questo caso, con la concorrenza di Storace, può starci per poco tempo, ameno di non dialogare con Veltroni, cosa al di fuori di una logica politica, quantomeno a breve, perché la pagherebbero tutti e due. AN resta solitaria. L’UDC infatti è depotenziata perché Giovanardi non fa mistero sull’inevitabilità dell’adesione al Partito che lui definisce quello da sempre voluto, la costola italiana del Partito Popolare Europeo. Casini e Buttiglione in obiettiva difficoltà. Gli altri piccoli, esclusi i repubblicani però con un dato elettorale evanescente, aderiranno, Mastella non può muoversi. Dini parla di centro nell’ambito del centro-sinistra. Entrambi però rischiano di essere travolti, come magari anche Diliberto non solo dal referendum ma anche da una soluzione alla tedesca.
Sì, ma Luca di Montezemolo?
Luca di Montezemolo viene ripetutamente evocato. Sulla stampa. Meglio: sulla stampa “amica”. Non basta però il management, quello sostanziale non quello operativo, del Corriere della Sera, né il giro d’alto bordo per riuscire nel disegno ormai da tempo auspicato in certi quartieri alti che veda quelli che sono considerati “rompiscatole”, dell’una o dell’altra parte, in un angolo. Disegno ingenuamente tracciato prima delle elezioni politiche da Paolo Mieli (ingenuamente in quanto scritto confondendo le proprie speranze con dati reali e dimenticando che conta quello che c’è fuori ma prima quello che c’è dentro, e dentro occorrono i voti). Non-argomento quindi.
Il Trio
Vorremmo essere nel pensatoio dove il Trio ha fornito a Berlusconi il piano strategico, così sofisticato da sembrare iniziativa del momento. Quale Trio? Il Gielle – Giti e Icsics. Alias Gianni Letta, Giulio Tremonti e… Il terzo verrà fuori a suo tempo.
Disegno complesso. Si. Vincente? Non si può dire. Il Governo è riuscito infatti a collezionare un indice di sgradimento addirittura superiore ai propri demeriti, dando poi l’impressione di essere ostaggio della sinistra estrema anche quando non lo era. Ha fatto scappare tanti moderati dal centro-sinistra e a deluso tanti sul versante sinistro. Nel breve tempo tutto questo gioca a favore di Berlusconi, anche con la divaricazione in atto con Fini. L’alleato di Veltroni è il tempo, di cui ha bisogno per risalire la china. Deve evitare il referendum – che potrebbe andare bene non solo per Fini che lo ha sempre caldeggiato ma a maggior ragione per Berlusconi e VeLtroni - per evitare la crisi di Governo, ma per evitarlo occorre la nuova legge elettorale. Sì ma quale? Giro in tondo o rischio di spirale?
Prodi
Prodi ha detto che va bene discutere di legge elettorale e riforme ma non va bene l’ipotesi di un Governo di grande coalizione. Che strano. Chissà perché…
Alberto Frizziero