4 23 (Aggiornamento del 23.4) FRA I DUE LITIGANTI IL TERZO GODE? NON ANCORA ANCHE SE UN BELL'AIUTO LO HA RICEVUTO. TANTO TUONO' CHE PIOVVE. QUANTO A FINI DA POLITICO SOPRAFFINO A POLITICO SOTTOTONO. E POTREBBE ESSERCI UN PERCHE'

Il terzo gode?

Litigio senza precedenti nella storia politica del Paese. Ci sono state separazioni e scissioni, si sono avuti scontri di correnti e di persone ma mai con la virulenza di oggi, con una componente di carattere personale, sia in Fini che in Berlusconi, che si è sovrapposta al dissenso politico.

Fra i due litiganti, chi si chiede, il terzo gode? Beh, un bell'aiuto Bersani lo ha certamente avuto in un momento in cui la sua segreteria non è in discussione solo perché la sua fragilità rischierebbe di essere superata da un altro, chiunque fosse, che ne prendesse il posto. Un bell'aiuto e, chissà, forse qualche prospettiva. Non molte perché il centro-destra non ha margini e ulteriori problemi ne rappresenterebbero il suicidio politico, ma qualcuna sì, fidando e sperando in qualche colpo di coda internamente al PdL o problemi con la Lega.

Tanto tuonò che piovve

Si potrebbe dire che due più due fa quattro ma forse, rivolgendoci pur sempre al linguaggio della saggezza popolare diremo che tanto tuonò che piovve. Non erano lampi, fulmini e quindi tuoni molto forti ma da tempo erano abbastanza frequenti. E significativi in quanto traducevano una obiettiva diversità di vedute da parte di Fini nei confronti del Premier. Poi una sorta di pausa 'igienica', c'erano le elezioni. Elezioni all'insegna del successo ma tali da acuire le differenze visto il successone della Lega. All'indomani della consultazione diversi esponenti della maggioranza avevano sottolineato la grande opportunità che si presentava: tre anni filati senza elezioni, e quindi tali da consentire lo sviluppo di quel processo riformatore del quale tutti sostengono la necessità. Bastano però pochi giorni per poi assistere al riavvio delle ostilità, protagonista questa volta l'artiglieria. Berlusconi risponde convocando la direzione del Partito per discutere la questione. Fini giudica positivamente questa convocazione (la direzione non veniva convocata da un anno) per cui si pensa che in tale sede interverrà il chiarimento. E chiarimento viene, ma di tutt'altro tipo di quello ipotizzato. Non basta più nemmeno l'artiglieria leggera, siamo a quella pesante. E' giovedì 22 aprile giorno in cui cinque anni fa il Presidente Ciampi conferiva a Berlusconi il compito di formare il nuovo Governo del quale avrebbe fatto parte come Vicepresidente e Ministro degli Esteri l'on. Gianfranco Fini. Cinque anni. Visto quello che sta succedendo sembra che ne siano passati 50!

Politico sopraffino

Nella storia politica del nostro Paese a Fini spetta un posto di tutto rilievo per essere riuscito a traghettare, sdoganandolo, il suo Partito da una sorte di limbo, esterno al sistema dove la sua origine e i suoi riferimenti allora lo collocavano, cambiandone nome e contenuti, uomini e programmi. Il tocco finale fu proprio quello di cinque anni fa, ovvero il Ministero degli Esteri. Ricordiamo qualche caso di boicottaggio internazionale ma poi le sue iniziative, quella in Israele fra tutte, chiusero anche sullo scenario mondiale ad un tempo polemiche e un'era. Non sono passati molti anni e quindi tutti ricordiamo come venisse giudicato, indipendentemente dalle posizioni di ciascuno, un politico sopraffino, per qualcuno addirittura il migliore sulla piazza.

Politico sottotono

Prescindiamo dai contenuti ed esaminiamo i comportamenti. Il politico sopraffino degli anni decorsi non avrebbe lasciato campo al fegato ma avrebbe riservato unicamente alla testa il compito di governare i problemi, le situazioni, le sue ragioni. Il dato sconfortante per lui non è soltanto la ristrettezza del gruppo di fedeli rimasto, lo è persino la constatazione che non dovrebbero essere 11 ma 13 come se questi due voti in più potessero cambiare il verdetto che è pesantissimo. Quello che lo rende tale è che fra i 158, anzi 159 considerando l'astenuto, che hanno approvato il documento della direzione ci sono tanti sino a ieri fedelissimi di Fini. A buona parte di essi probabilmente sarà costato tantissimo moralmente schierarsi da una parte diversa rispetto a quella si trovava Fini. E' significativo che l'abbiano fatto e qualcuno ha anche addotto i motivi. Su tre settori, dicevano, lui ha ribaltato le posizioni in precedenza assunte, tre settori importanti: sicurezza, emigrazione, etica. Nuove opposizioni piaciute a sinistra ma anche a qualcuno dei poteri forti che accarezzava, ora un po' meno, l'idea di una alternativa in campo moderato a Berlusconi e Lega.

Non è uscito bene dalla direzione, Fini. E' uscito, malinconicamente male. Non è politicamente morto. Potrebbe riprendersi ma non tornerà mai quello del Congresso di Fiuggi o dell'accoppiata con Silvio.

Perché? Forse…

Introduciamo questa ipotesi premettendo che la prospettiamo con il massimo rispetto, e con la dovuta attenzione per la sfera familiare che deve essere per così dire zona protetta. La nostra pertanto è solo la sottolineatura di una coincidenza. La modifica, anche ribaltamento, delle posizioni in questi ultimi anni temporalmente si accompagna alle sue novità familiari. Che queste abbiano contribuito, che siano state per così dire una sorta di catalizzatore, quantomeno anche inconsapevolmente, può essere ipotesi sostenibile. La novità è stata rilevante sotto il profilo personale. Non può essere che le novità intervenute abbiano fatto vedere il mondo sotto una diversa luce?

Ipotesi, naturalmente. Ipotesi che, ovvio, non è sostitutiva delle ragioni politiche, e di spazio politico disponibile, che gli analisti si sono affrettati a ricercare.

Gli sviluppi

Il toto-sviluppi si affianca al superenalotto con le stesse probabilità di centrare il risultato. Non basta la logica politica per dare capacità probatoria alle analisi sui futuribili. Una cosa è certa, che per l'Italia sarebbe una iattura interrompere anticipatamente la Legislatura.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Editoriali