BERLUSCONI, PROCURA DI MILANO, QUANT'ALTRO: A LETTERE CUBITALI LE LAPIDARIE PAROLE DEL CARDINALE BAGNASCO (PER CREDENTI, PRATICANTI, LAICI, AGNOSTICI, ATEI) 11 1 20 33

Ad Ancona il Consiglio Episcopale Permanente della CEI si è aperto con la prolusione del Cardinale Presidente, Sua Eminenza Angelo Bagnasco. Punto centrale la scelta del tema principale dell'Assemblea Generale della CEI di maggio. Tutti guardavano con molta attenzione questo appuntamento ma non per il tema di cui sopra bensì attendendo l'eventuale pronunciamento sulla vicenda milanese, sulla partita che si sta giocando (quanto inadeguato questo termine!) di fatto non fra persone ma tra due dei poteri dello Stato. Altro che Charles-Louis de Secondat, barone de La Brède et de Montesquieu e il suo "L'esprit des lois", separazione dei poteri!

L'attesa non è andata delusa. Riportiamo i passaggi.clou delle 14 pagine della prolusione del Cardinale Bagnasco, Presidente, quantomeno ai nostri fini avendo ben altro peso le altre tredici pagine di cui, prioritariamente,riportiamo un piccolo affresco:

"Conosciamo il fascino che esercita il mistero di un Dio mai stanco degli uomini, che si fa loro incontro nella forma scandalosamente più dimessa, fino a permettere alla nostra presuntuosa libertà di ignorarlo o addirittura sentirlo come rivale (cfr Benedetto XVI, Omelia nella Solennità dell'Epifania, 6 gennaio 2011)".

Dalla prolusione del Cardinale Bagnasco

Quello che segue non è un messaggio per alcuni, è un messaggio per tutti anche per chi non si riconosce nella/e religione/i in quanto espressione dell'etica, di quell'etica che non dovrebbe conoscere steccati, salvo quello che naturalmente si erige spontaneamente tra chi quell'etica rispetta e chi la viola.

Bagnasco, Presidente CEI

"Come ho già più volte auspicato, bisogna che il nostro Paese superi, in modo rapido e definitivo, la convulsa fase che vede miscelarsi in modo sempre più minaccioso LA DEBOLEZZA ETICA CON LA FIBRILLAZIONE POLITICA E ISTITUZIONALE, per la quale i poteri non solo si guardano con diffidenza ma si tendono tranelli, in una logica conflittuale che perdura ormai da troppi anni. Si moltiplicano notizie che riferiscono di COMPORTAMENTI CONTRARI AL PUBBLICO DECORO e si esibiscono squarci - veri o presunti - di STILI NON COMPATIBILI CON LA SOBRIETÀ E LA CORRETTEZZA, mentre qualcuno si chiede A CHE COSA SIA DOVUTA L'INGENTE MOLE DI STRUMENTI DI INDAGINE.

In tale modo, passando da una situazione abnorme all'altra, È L'EQUILIBRIO GENERALE CHE NE RISENTE IN MANIERA PROGRESSIVA, NONCHÉ L'IMMAGINE GENERALE DEL PAESE. La collettività, infatti, guarda SGOMENTA gli attori della scena pubblica, e respira un evidente disagio morale.

La vita di una democrazia - sappiamo - si compone di delicati e necessari equilibri, poggia sulla capacità da parte di ciascuno di auto-limitarsi, di mantenersi cioè con sapienza entro i confini invalicabili delle proprie prerogative. «Muoversi secondo una prospettiva di responsabilità − ammoniva il Papa in occasione dell'ultima Settimana Sociale − comporta la disponibilità ad uscire dalla ricerca del proprio interesse esclusivo per perseguire insieme il bene del Paese» (Benedetto XVI, Messaggio alla 46a Settimana Sociale dei cattolici italiani, 12 ottobre 2010). Come ho già avuto modo di dire, «CHIUNQUE ACCETTA DI ASSUMERE UN MANDATO POLITICO DEVE ESSERE CONSAPEVOLE DELLA MISURA E DELLA SOBRIETÀ, DELLA DISCIPLINA E DELL'ONORE CHE ESSO COMPORTA, come anche la nostra Costituzione ricorda (cfr art. 54)» (Prolusione al Consiglio Permanente, 21-24 settembre 2009, n. 8). Dalla situazione presente - comunque si chiariranno le cose - nessuno ricaverà realmente motivo per rallegrarsi, né per ritenersi vincitore. Troppi oggi - seppur ciascuno a modo suo - contribuiscono al turbamento generale, a una certa confusione, a un clima di reciproca delegittimazione. E questo − facile a prevedersi − potrebbe lasciare nell'animo collettivo segni anche profondi, se non vere e proprie ferite. La comunità nazionale ha indubbiamente una propria robustezza e non si lascia facilmente incantare né distrarre dai propri compiti quotidiani. Tuttavia, è possibile che taluni sottili veleni si insinuino nelle psicologie come nelle relazioni, e in tal modo - Dio non voglia! - si affermino modelli mentali e di comportamento radicalmente faziosi. Forse che questo non sarebbe un attentato grave alla coesione sociale? E quale futuro comune potrà risultare, se il terreno in cui il Paese vive rimanesse inquinato? È NECESSARIO FERMARSI − TUTTI − IN TEMPO, FARE CHIAREZZA IN MODO SOLLECITO E PACATO, E NELLE SEDI APPROPRIATE, DANDO ASCOLTO ALLA VOCE DEL PAESE CHE CHIEDE DI ESSERE ACCOMPAGNATO CON LUNGIMIRANZA ED EFFICACIA SENZA AVVENTURISMI, A COMINCIARE DAL FRONTE DELL'ETICA DELLA VITA, DELLA FAMIGLIA, DELLA SOLIDARIETÀ E DEL LAVORO. Come Pastori che amano la comunità cristiana, e come cittadini di questo caro Paese, diciamo a tutti e a ciascuno di non cedere al pessimismo, ma di guardare avanti con fiducia. È questo l'atteggiamento interiore che permetterà di avere quello scatto di coscienza e di responsabilità necessario per camminare e costruire insieme".

Il richiamo non avrà frutti concreti a breve ma non cadrà nel vuoto. Ne riparleremo fra qualche mese.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Editoriali