UN MILIONE (a Roma) ???
La manifestazione della CGIL di sabato 25 ottobre è stata un successo. La piazza San Giovanni era piena, questo è vero anche perché lo si è visto alla TV. Ma tra la piazza piena e il milione di persone presenti, come è stato detto e riportato dalla stampa ce ne passa! Piazza San Giovanni a Roma, quando è piena piena può contenerne circa un terzo del milione proclamato (strette strette le 333.000 sarebbero già sette persone al metro quadrato. Provare per vedere - ndr). Io lo so perché ci sono stato non solo una volta.
Bisognava enfatizzare l’iniziativa per favorire l’organizzazione sindacale CGIL, che in piena solitudine l’ha organizzata? Si, si poteva, forse si doveva, anche perché portare in piazza tante persone è sempre una grande fatica specie per i peones di periferia che devono darsi da fare.
Però tutto ha un limite e anche un po’ di decenza nell’informazione non avrebbe guastato, men che meno sminuito la portata dell’evento.
Cito questo episodio puntando in prevalenza il dito contro la stampa, perché da un po di tempo a questa parte, mi pare che insista troppo nel voler attaccare le politiche del governo, tacendo le situazioni di perversione politica e amministrativa con cui, appunto, questo governo è alle prese, sapendo che poche o nulle sono le responsabilità a lui ascritte.
Corruzione, malaffare, evasione fiscale, privilegi palesi e occulti specie nella amministrazione del pubblico denaro, eccetera, in larga misura appartengono al retaggio di insolvenze imputabili ai governi precedenti. Però si ha l’impressione che la stampa preferisca il gioco al massacro e a mantenere lo status quo, piuttosto che impegnarsi a favorire il cambiamento.
A tale proposito, mi viene in mente una affermazione dell’economista Jon Kenneth Galbraith che diceva che la stampa quando pubblica gli eventi fa sempre riferimento alla “greppia” da cui mangia.
In questi ultimi anni in Italia, ma anche in altri Paesi Europei, la globalizzazione ha accresciuto notevolmente la ricchezza aggregata dell’insieme e di parecchi singoli stati. Dall’altro ha inasprito i divari tra i vari gruppi sociali, creando disuguaglianze e nuove povertà negli stessi Paesi considerati più ricchi. Lo squilibrio dei costi del lavoro non è che uno dei frutti malefici di tale processo, esso, non solo non rispetta la dignità di coloro che alimentano la manodopera a basso prezzo, ma distrugge fonti di lavoro in quelle Regioni in cui esso è maggiormente tutelato (vedi appunto l’Italia). Inoltre la crescita delle disuguaglianze e delle povertà mette a rischio la “democrazia inclusiva e partecipativa”.
Si pone allora il problema di creare meccanismi di tutela dei diritti del lavoro e di vincere le cause strutturali delle disuguaglianze e della povertà. Il mondo dell’informazione può aiutare questo processo, abbandonando l’idea della rispondenza alla “greppia”, (ragioni economiche e di bassa bottega) ascoltando invece chi chiede più giustizia ed equità distributiva.
E anche chi dentro il mondo sindacale suggerisce scioperi generali anziché impegno propositivo, non a sostegno del governo, ma dei lavoratori e pensionati, che chiedono più giustizia sociale, più equità distributiva, meno privilegi coatti e alleggerimento del peso fiscale, aiuterebbe senz’altro l’Italia, (non il governo) ad affrontare con più serenità e decisione, progetti che aiutano il Paese a vincere l’inerzia delle chiacchiere contrapposte e ad uscire lai vincoli della crisi economica e sociale.
Valerio Dalle Grave
Nostra nota
Sono spaccomate. Quella odierna della CGIL come quelle di chi ha vantato grandi numeri in occasioni simili. Lo abbiamo dimostrato in articolo dal titolo "Numeri". chiedendo che bisogno ci sia di dire frottole quando comunque, come in questo caso, la manifestazione è stata imponente (o, altro esempio di numeri, i 12.620 Club "Forza Silvio", di cui 1603 in Lombardia. Facendo le proporzioni in provincia dovrebbero essercene 29 e ce n'è uno).
Quanto alla stampa due cose: intanto con i numeri non ci sanno fare come si è visto tante volte, e recentemente per la questione "Province", una delle tante; in secondo luogo abbiamo visto tutti la virata improvvisa, e con in testa chi se non ill Corriere della Sera e certe contemporanee interviste di qualcuno, coltivato, che sta studiando da Premier? Prosit (a.f.)