TERREMOTO. COSA STA SUCCEDENDO LA' SOTTO? 12.5.30.1

Non era mai capitato in Italia, per quel che se ne sa, una cosa del genere. Si é sempre parlato dello 'sciame sismico' che segue le grosse scosse con un calando di intensità, seppure magari anche con qualche sussulto, anche notevole, come del resto era successo per il terremoto del Friuli. Qui c'è qualcosa di diverso tanto è vero che un esperto del settore ha ipotizzato che non ci sia la rottura di una sola faglia ma di un'altra.

Vivere con una terra ballerina in questo modo, con più di 50 scosse di intensità superiore al due della Scala Richter, è terribile e non pecchiamo di drammatizzazione. Capita anche che chi è lontano abbia addirittura più consapevolezza del guaio rispetto ai residenti. In questi infatti, come era successo a noi per la gente di S.Antonio Morignone, in tutti è forte la speranza di poter tornare 'a casa', dove si intende per casa non solo i quattro muri, ma la vita nel suo complesso. I familiari, gli amici, il lavoro, le cose belle e quelle grame della propria comunità.

Il persistere di una situazione di questo genere porta al crollo delle certezze. La prima, certo, quello del venire a mancare la terra sotto i piedi. Non è un modo di dire, è realtà concreta. Ne hanno parlato in televisione, facendo vedere acqua, sabbia e fango che venivano su da sottoterra, fenomeno allarmante e poco conosciuto, anzi per nulla a chi come gran parte di noi è uno sprovveduto in materia.

Dicevano in TV che si presta a questi fenomeni proprio la Pianura Padana perchè oltre ad essere ricca di acqua è formata da una enorme quantità di depositi alluvionali che hanno sommerso la catena Appenninica - davano la colpa al Po ma pensiamo che anche gli altri avranno dato il loro contributo. E non a caso, ci pare, la zona colpita è proprio in corrispondenza dei fiumi Reno, Panaro e Secchia. Se la sabbia, che sta insieme abitualmente in maniera compatta, viene per così dire 'attaccata' dall'acqua per vari fenomeni viene proprio a mancare la terra sotto i piedi. Traduciamo: una specie di sabbie mobili.

L'INVG (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) ovviamente è in pista fin dai primi momenti e sta per arrivare a qualche conclusione circa l'una o le due faglie. Un suo gruppo di lavoro, esaminata questa situazione, ha steso un rapporto dal quale stralciamo alcuni passi:

Il rapporto dell'INGV: il suolo si liquefa

"Gli effetti rilevati sono riconducibili a tre tipologie principali:

1.Liquefazioni per sovrappressione di falde idriche ospitate da corpi sabbiosi del sottosuolo

I fenomeni di liquefazione sono molto diffusi nei dintorni di San Felice sul Panaro, San Carlo di Sant'Agostino e Bondeno. Coinvolgono principalmente sabbie fini grigiastre e in alcuni casi possono riconoscersi venute di sabbie giallastre. Nella gran parte dei casi si possono osservare numerosi condotti allineati e le sabbie fuoriuscite sono organizzate in vulcanetti coalescenti. Pozzi per l'emungimento di acqua per irrigazione (10-15 m) sono serviti da condotto e sono stati riempiti di sabbia, che in alcuni casi è fuoriuscita. Nei centri abitati le liquefazioni sono spesso legate alla presenza di manufatti che probabilmente hanno funzionato come vie di fuga preferenziali. In alcuni casi sporadici, associati alle liquefazioni, sono stati osservati rigonfiamenti e sprofondamenti del terreno.

2.Fratturazione estensionale con prevalente separazione orizzontale

Fratture beanti o con piccoli rigetti verticali non sistematici, con un en-echelon apparente, sono presenti soprattutto nel settore orientale, e possono essere seguite per alcune centinaia di metri. Localmente si osservano piccole fuoriuscite di sabbia. Una trincea aperta attraverso una di queste fratture per la riparazione di una condotta ha mostrato la presenza di sabbia risalita lungo la frattura stessa ma che non aveva raggiunto la superficie.

3.Liquefazioni associate a fratturazioni

Le fratturazioni con associata liquefazione sono anch'esse più diffuse nel settore orientale, nella zona tra Bondeno, Mirabello e San Carlo. Consistono in fratture lunghe anche decine di metri, spesso in en-echelon apparente, da cui è fuoriuscita una ingente quantità di sabbia fine grigia.

In corrispondenza di alcune liquefazioni e fratture si è verificata anche la rottura di condotte idriche. Un primo confronto tra le caratteristiche geomorfologiche dell'area e la localizzazione degli effetti osservati mostra una correlazione con la presenza di paleoalvei dei fiumi Secchia, Panaro e Reno.

I principali sistemi di fratturazione sembrano essere in correlazione con le zone di argine, in particolare quello del canale Cavo Napoleonico.

Altra osservazione comune per tutte le aree investigate è l'innalzamento di alcuni metri della falda più superficiale, che ad oggi presenta ancora una anomalia".

La Natura

La realtà vera è che, nonostante gli illuministi con la loro sconfinata fiducia nelle capacità dell'uomo, la Natura è un'altra cosa ed è lei che tiene il coltello per il manico. Lo abbiamo visto tante volte, anche in maniera macroscopica come ad esempio nel caso dello tsunami che ha imperversato in Asia, nelle alluvioni, nelle vicende idrogeologiche nelle quali, ahimè, c'è posto anche per noi con la calamità del 1987.

La realtà vera è che il rischio zero non esiste, in nessun campo. L'insidia è dietro l'angolo. Da sotto per terremoti ed eruzioni. Dalle montagne che per Newton - ma per loro era lo stesso anche prima del Natale del 1642, giorno di nascita dell'insigne scienziato - sono destinate a scndere a valle. Dal mare con la sua forza impressionante quando si scatena. Dal cielo quando si aprono le cateratte o quando il rubinetto continua ad essere sistematicamente chiuso.

I crolli

Torna un discorso che ormai è un refrain, quasi un rituale: quello della prevenzione, quantomeno là dove è possibile. Non sempre lo è. Il caso attuale della zona soggetta a un bombardamento intensissimo e continuo dal basso deve far riflettere.

La gente si chiede come possono crollare i capannoni. E' vero, si tratta di una domanda che vuole risposta nel caso che vi siano state cose fuori posto. Noi ci spingiamo oltre. Sono cadute e cadono altre strutture: chiese, palazzi, monumenti. Fermiamoci qui, lasciando a parte le case di civile abitazione. Chiese, palazzi, monumenti che sono giunti da noi attraversando secoli. Siamo andati a vedere in Internet qualcuno di questi testimoni del passato. Com'é possibile, - la domanda -, che hanno retto il corso del tempo e ora invece sono stati travolti come fuscelli?

La previsione

La voce ufficiale della Protezione Civile: Zona 3 - I comuni inseriti in questa zona possono essere soggetti a scuotimenti modesti. Comprende 1.544 comuni. Abbiamo passato in rassegna tutti i comuni interessati. Tutti in zona sismica 3, quella che viene definita dall'INGV "di bassa pericolosità sismica, al confine settentrionale della zona in compressione della catena Appenninica" anche se poi c'è un'aggiunta ovvero "sede in passato di alcuni terremoti storici di magnitudo inferiore o pari a 6".

La deduzione

Tutte quelle strutture oggi crollate dopo avere superato indenni vicende secolari, magari anche quei "terremoti storici di magnitudo inferiore o pari a 6" di cui dianzi, fanno pensare che oggi si sia davanti non a un deja vu ma a un fenomeno nuovo sia per come si è manifestato, sia per come sta continuando, con caratteristiche non proprio "da sciame sismico".

L'attesa

C'è da sperare che la scienza possa dare risposta. Per la verità la speranza principale sarebbe un'altra, che la terra snetta di ballare.

Il da farsi

Non vogliamo salire in cattedra insegnando cosa si deve fare. Siccome però, comunque vada, passerà del tempo prima che le cose tornino ad essere accettabili e siccome comunque intervento dovranno essere fatti ricordiamo ancora una volta quel che si è fatto in Valtellina nel 1987. Torneremo su questo argomento ma intanto ricordiamo che l'inizio della calamità era stato il 18 luglio. Il 23 dicembre si consegnavano le case costruite a tempo di record. Costate meno dei prezzi di mercato. Qualità eccellente: a un quarto di secolo dalla costruzione sono lì da vedere. Uno dei presupposti del risultato era stato l'avere iniziato subito il percorso amministrativo, burocratico, autorizzativo, finanziario, tecnico, ancora a calamità in atto.

Infine

Infine, ancora una volta, tanta solidarietà a quelle popolazioni.

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
Editoriali