LETTERA AL MINISTRO DI PIETRO PER LO SVENTATO COLPO DI SPUGNA A DANNO DELLO STATO ANNULLANDO IL COMMA GALEOTTO CHE QUALCUNO SI OSTINA (!!!) A DEFINIRE ERRORE

E.S. Ministro

L’ho ascoltata in TV dopo la seduta del Consiglio dei Ministri durante la quale avete provveduto, con il DECRETO-LEGGE 27 dicembre 2006, n. 299 Abrogazione del comma 1343 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, recante disposizioni in materia di decorrenza del termine di prescrizione per la responsabilita' amministrativa. G.U. n. 300 del 28.12.2006) eloquente nella sua stringatezza “…Art. 1. E' abrogato il comma 1343 dell'articolo 1 della legge 27 dicembre 2006, n. 296“.

Per la verità, Signor Ministro, nel testo iniziale del Senato si parlava del comma 1346 (il sen. Villone lo ha citato con questo numero nell’88° seduta dell’assemblea il 14.12), ma, questo a parte, debbo dire che ho condiviso la Sua dichiarazione, in sintesi “evitato il danno ora cerchiamo il colpevole”, e Le fornisco alcuni elementi interessanti.

Seppure presumibilmente non una novità per Lei li sottolineo ugualmente ad adjuvandum.

Non appena scaricato il testo del maxiemendamento dal sito del Senato, ricercando commi di interesse della provincia a chi si scrive è balzata all’occhio la vistosa anomalia del comma 1346, divenuto nella legge il 1343 per ragioni non note . Pur non interessando questo particolare nel mare magnum di un maxiemendamento, auspicabilmente l’ultimo di tal fatta, l’anomalia ha funzionato da calamita portando a leggere un obbrobrio di linguaggio giuridico. Tale era stato infatti pensato in quanto le priorità di ricerca erano ben altre, anche se la curiosità non è solo femmina per via, sulla scorta di una esperienza di 10 anni come Sindaco del capoluogo e almeno ventennale, Sondrio-Milano-Roma, di pubblica amministrazione, della volontà di venire a capo del rompicapo enigmistico di cui alla diabolica dizione del comma, al punto di memorizzarlo a parte per poi risalire alla legge citata ecc. ecc. E’ così che non appena si è diffusa la notizia che il Presidente della Corte dei Conti aveva sollevato il problema la questione è apparsa chiarissima, non solo per la ratio della norma ma anche collegandola alla precedente iniziativa non già del sen. Fuda bensì del sen. Fuda quale primo firmatario, con altri sei colleghi, e non nel testo diabolico che invece è comparso nel maxi-emendamento.

La questione è stata oggetto di un articolo sul giornale da me diretto, “La Gazzetta di Sondrio” dal titolo “FINANZIARIA, 1346 COMMA DIABOLICO PER UN COLPO DI SPUGNA PER OLTRE 5000 INQUISITI DALLA CORTE DEI CONTI PER, MINIMO, 300 MILIONI DI EURO. IL CONSIGLIO DEI MINISTRI – CHE DOVEVA PENSARCI PRIMA – IMPEGNATO A SISTEMARE LE COSE, MA C’E’ UN SOLO MODO. SE NON LO SI SEGUE LA FARANNO FRANCA” articolo leggibile in Internet all’indirizzo

http://www.gazzettadisondrio.it/8081-finanziaria__1346_comma_diabolico_p...

LE ANOMALIE DEL MAXIEMENDAMENTO

L’articolo si basava su quanto trovato nel testo ufficiale e che Le sintetizzo:

(tutto in neretto)

Prima colonna: 1346.

Seconda colonna: 797-bis. Al comma 2 dell’art. 1 della legge 14 gennaio 1994, n. 20, le parole “si è verificato il fatto dannoso” sono sostituite dalle seguenti “è stata realizzata la condotta produttiva di danno”

Terza colonna: “relatore” (minuscolo)

Casella precedente

Prima colonna: 1346.

Seconda colonna: 797-bis.

Terza colonna: “Il Relatore” (due maiuscole) e Codice

Nella terza colonna degli altri emendamenti, ove si indica la fonte, quelli proposti dal relatore recano la seguente dizione in neretto: Il Relatore” e poi il codice …“18.42” il 1344, “18.43” il 1345 e poi, il successivo sempre de “Il Relatore” “18.44”. In altri termini sono due le anomalie: lo scritto in minuscolo e la mancanza del Codice, unico caso.

LA RICERCA DEL COLPEVOLE

Queste vistose anomalie, notate casualmente in periferia, inducono alcune riflessioni.

Formalmente risulta proponente il “relatore”, minuscolo. C’è da pensare che, fosse stato lui, si sarebbe bel guardato da lasciare due tracce evidenti nella loro anomalia.

Ciò premesso però risulta incomprensibile che il relatore non si sia accorto di una cosa di cui si è accorto un dilettante di periferie come lo scrivente.

Due le ragioni possibili:

1) Leggerezza nel senso di non aver passato in rassegna con la dovuta attenzione il maxiemendamento. Dovuta per tutti i parlamentari ma doppiamente dovuta per il relatore.

2) Non leggerezza, ma tardivo riscontro del guaio e, a questo punto, o reticenza o acquiescenza all’invito di sorvolare (nelle due ipotesi, una per rendere effettiva la norma, l’altra per porre rimedio successivo ma senza sollevare il caso, politicamente molto imbarazzante.

In entrambi i casi il relatore non poteva, non doveva cavarsela senza pagare pegno e limitandosi a dire che si era trattato di “un errore”, una spiegazione forse valida, ma non è neppur detto, per il famoso Barone di Munchhausen che le sparava tanto grosse da avere persino nel cognome due acca consecutive.

IL DA FARSI DA PARTE DEL SEN. MORANDO

Il sen. Enrico Morando (x) non è parlamentare di primo pelo. È alla quarta legislatura e occupa lo scranno di Presidente della V Commissione permanente (Bilancio).

Quello che è successo è molto grave sotto diversi profili. Danno allo Stato, condono anomalo, sotterfugio diabolico, spregio al Parlamento, danno politico persino a Governo e maggioranza.

(x) Vista la enormità dei documenti consultabili se il relatore in realtà non fosse il sen. Morando a lui le scuse e le considerazioni da farsi nei confronti del suo collega.

Il colpevole, nonostante la sua doverosa e sicuramente sincera volontà di ricercarne il volto e gratificare le terga di giuste sanzioni, non salterà fuori. Ma sappiamo tutti invece chi è il relatore e che cosa il relatore non ha fatto: accorgersene come dianzi spiegato.

DIMISSIONI. Il sen. Morando avrebbe dovuto, ed è ancora in tempo a farlo, presentare le sue dimissioni perché da chiunque operi a Palazzo Madama e a maggior ragione dal Presidente della importante Commissione Bilancio è giusto pretendere che errori del genere non siano fatti e, se anche si considerasse la possibilità di una eccezione,in tal caso all’assoluzione corrisponda una adeguata penitenza.

RICONFERMA. Visto che semel in anno licet insanire, l’espressione di umiltà manifestata potrebbe costituire nella maggioranza l’ancora di salvezza per riconfermarlo nella sua posizione.

ALTERNATIVA. E’ anche possibile, per calcoli di real-politik, che osti a queste iniziative l’eventuale difficoltà data la situazione numerica nel Senato. L’alternativa allora sarebbe quella di remissione del mandato al suo gruppo parlamentare. Le motivazioni sue e quelle del suo gruppo nel restituirgli il mandato sarebbero comunque atto di notevole rilevanza politica, auspicabilmente con una consultazione anche della opposizione per chiudere una pessima pagina.

IL NON DA FARSI

Da escludere tre cose:

1) Il “tarallucci e vino”

2) Il “cosa fatta capo ha”

3) Il continuare a sentire in TV qualcuno (e non tutti) con una incredibile faccia di bronzo che si è trattato di un errore.

Auguri Signor Ministro

Alberto Frizziero

Alberto Frizziero
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