Il confronto fra Testimoni di Geova ed ex Testimoni

diCarlo Giovanni Moriondo

Gentile Direttore,

mi fa piacere quando vedo qualcuno animato da buoni propositi
esprimere le proprie perplessità intorno ai Testimoni di Geova,
ed è per questo che rispondo volentieri alle obiezioni del
signor Alessandro Nisi, seguendo i suoi stessi punti.

1) Dice il signor Nisi:" La Traduzione del Nuovo Mondo
(abbreviata TNM) non è letterale perché ha aggiunto diverse cose
nella sua traduzione"; qui si fa riferimento all’uso di parole
aggiuntive per meglio far comprendere un certo versetto, tecnica
usata da tutti i traduttori, ma il gentile critico ha omesso un
piccolo particolare: nella TNM queste aggiunte vengono poste tra
parentesi quadre, e quindi il lettore sa che nel testo
originario queste non ci sono. Nell’introduzione alla TNM, a
pagina 7 leggiamo:" Le parentesi quadre singole [ ] racchiudono
parole inserite per completare il senso del testo italiano",
mentre a pagina 8 "Nelle note in calce … le parole o frasi tra
parentesi quadre concernono in genere informazioni supplementari
o esplicative". Bastava leggere l’introduzione…

1bis) Il signor Nisi poi fa riferimento, scordandosi di indicare
le coordinate, penso al versetto di Giovanni 17:21-23 che
recita: affinché siano tutti uno, come tu, Padre, sei unito a me
ed io sono unito a te, anche loro siano uniti a noi, perché il
mondo creda che tu mi hai mandato. 22 E ho dato loro la gloria
che tu hai dato a me, affinché siano uno come noi siamo uno. 23
Io unito a loro e tu unito a me, affinché siano resi perfetti
nell’unità, perché il mondo abbia la conoscenza che tu mi hai
mandato e che li hai amati come hai amato me". Mi sembra chiaro
che se si vuol sostenere la tesi della trinità, e che quindi
Gesù è in Dio e Dio in Gesù, allora abbiamo il paradosso che
anche i discepoli di Gesù ne fanno parte! È ovvio che i
discepoli di Gesù non divengono tutti parte della Trinità. Ma in
effetti partecipano dell’unità d’intenti del Padre e del Figlio,
lo stesso tipo di unità che accomuna Geova Dio e Cristo Gesù.

1ter) Sempre in quel contesto il signor Nisi sostiene che "molte
[traduzioni] cattoliche ed evangeliste cambiano solo nella forma
italiana ma non cambiano il senso della frase". Un esempio per
tutti, restando in tema di trinità, tratto da 2 Corinti 1:3:
"Benedetto sia l’Iddio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo".
Stando a questo versetto si capisce che Gesù ha un Padre che gli
è anche Dio! Quindi se Gesù ha un Dio non può essere Dio anche
lui! E come traduce questo versetto la CEI? "Sia benedetto Dio,
Padre del Signore nostro Gesù Cristo. Che fine ha fatto la "e"?
Basta mettere una virgola al posto di una congiunzione ed ecco
servita la trinità! Non ci credete? Allora andate a leggervi,
come ho fatto io, i testi originali in greco, e troverete "o
Teos kai Pater", dove kai è la congiunzione "e". E questo falso
avviene anche in altri versetti, come Romani 15:6, 1 Corinti
15:24, Efesini 1:3, Efesini 4:5-6, Tito 2:13 etc.

2) Alla domanda "posso sapere chi l'ha tradotta?" il signor Nisi
si è già risposto da solo: non è importante sapere il nome e
cognome dei traduttori, anche perché pur sapendoli non potrei
certo accrescere o diminuire la mia fiducia nel loro ottimo
lavoro, e questo è il vero giudizio di molti biblisti di fama
internazionale. Come dimostrato pocanzi, non è che sapendo chi
sono gli autori della traduzione della CEI si può poi nutrire
tutta questa gran fiducia, visti gli innumerevoli falsi
ideologici in cui sono consapevolmente caduti! Ma poi, dove sono
i nomi dei biblisti che hanno collaborato alla traduzione della
CEI (di cui ho una copia)? Anche lì non ci sono, quindi il
cattolico si fida perché redatta sotto il controllo della CEI,
l’organo ufficiale della sua chiesa, e non si pone altre
domande, certamente non sulle generalità dei traduttori! Quindi
la questione è puramente pretestuosa.

3) La veridicità di una traduzione non dipende da quanti ne
concordano; ricordiamo che la maggioranza dei detrattoti sono
trinitaristi dichiarati (Harris, Rosin, Bickerman, Countness,
Kubo, Specht, Bowman etc.) ma ci sono altri traduttori che
apprezzano la TNM (Hanson, Kelly, Franks, Grillmeier, Brown,
Furuli etc.).

4) Veniamo ai compleanni, come a qualunque altra festa di
origine pagana. Se Dio avesse considerato importante la data di
nascita di una persona, non avrebbe fatto scrivere a Salomone
che "… è meglio … il giorno della morte che il giorno della
nascita" (Ecclesiaste 7:1) e non avrebbe fatto occultare la data
di nascita di suo figlio, ma avrebbe detto chiaramente di
festeggiarlo, cosa che non ha fatto. I due episodi citati dal
signo Nisi dimostrano proprio quanto da lui negato: tutta la
scrittura è ispirata da Dio ed è utile per insegnare (2Tim
3:16), quindi essa ci insegna qualcosa di negativo sui
compleanni negli unici casi in cui ne parla. Con l’avvento del
cristianesimo il punto di vista sulle celebrazioni del
compleanno non cambiò rispetto alla Legge ebraica. Gesù istituì
la Commemorazione non della sua nascita, ma della sua morte,
dicendo: "Continuate a far questo in ricordo di me". (Lu 22:19)
Se i primi cristiani non celebravano né commemoravano il giorno
della nascita del loro Salvatore, tanto meno avrebbero celebrato
il proprio compleanno. Lo storico tedesco August Neander scrive:
"La nozione della festa del compleanno era lungi dalle idee dei
cristiani di questo periodo". (Allgemeine Geschichte der
christlichen Religion und Kirche, 1842, vol. 1, p. 518) "Origene
[scrittore del III secolo E.V.] . . . insiste che ‘di tutte le
sante persone menzionate nelle Scritture, non si narra di
nessuna che osservasse una festa o che tenesse un grande
banchetto nel suo genetliaco. Solo i peccatori (come Faraone ed
Erode) si rallegrano grandemente del giorno in cui vennero in
questo basso mondo’". — The Catholic Encyclopedia, 1913, vol. X,
p. 709.

È chiaro dunque che la celebrazione del compleanno non trae
origine né dalle Scritture Ebraiche né da quelle Greche.
Inoltre, la Cyclopædia di M’Clintock e Strong (1882, vol. I, p.
817) dice che gli ebrei "consideravano le celebrazioni del
compleanno come parte dell’adorazione idolatrica . . . e questo
probabilmente a motivo dei riti idolatrici che si tenevano in
onore di quelli che erano ritenuti gli dèi patroni del giorno in
cui si teneva il ricevimento".

5) Per quanto riguarda l’atteggiamento che deve tenere un
cristiano verso un membro che ne è stato escluso o che si è
allontanato di propria iniziativa esso è descritto nei vangeli,
in particolare 1Corinti 5:5, 11, 13, 1Timoteo 1:19, 20, 1Corinti
5:9-13; 6:9, 10; Tito 3:10, 11; Rivelazione 21:8. Con
riferimento a coloro che erano cristiani ma che in seguito
avevano ripudiato la congregazione cristiana o ne erano stati
espulsi, l’apostolo Paolo comandò di ‘cessar di mischiarsi in
compagnia’ di una tale persona; e l’apostolo Giovanni scrisse:
"Non ricevetelo in casa e non rivolgetegli un saluto. Poiché chi
gli rivolge un saluto partecipa alle sue opere malvagie ". —
1Corinti 5:11; 2Giovanni 9, 10. A nessuno di noi fa piacere
quando queste cose accadono, ma per un vero cristiano è molto
più importante la propria relazione con Dio e la purezza morale
della congregazione cristiana che non la relazione con amici e
parenti apostati; resta sempre il nostro più vivo desiderio che
questi ex fratelli si ravvedano, se ciò accade siamo tutti
pronti ad accoglierli con sincero amore a braccia aperte.

6) Ho letto anch’io quell’articolo; a quel tempo io avevo 11
anni ed oggi non sono ancora certamente considerabile un
vecchio, quindi a rigor di logica quanto esposto in
quell’articolo non è stato ancora smentito dai fatti! Ma ciò che
più conta è lo spirito che viene evidenziato in quella rivista,
che un cristiano attento alle cose spirituali dovrebbe avere; è
un monito che ancora oggi vale e che io sto trasmettendo con
amore ai miei tre cari figli, cui dico sempre: non pensate alla
carriera mondana, non cercate di accumulare tesori in terra, non
perdete tempo con la ricerca spasmodica del successo personale,
ma dedicatevi il più possibile alle cose che riguardano Dio,
pensate ad accumulare tesori in cielo, e quando verrà il gran
giorno di Geova suo Figlio vi metterà alla sua destra e vedrete
le sue promesse adempiersi. Non vale forse più la vita eterna
sotto il Regno di Dio che un effimero successo in questo mondo
(sistema di cose) malvagio destinato a scomparire?

Caro signor Nisi, questo appello vale anche per lei, non lo
lasci passare senza rifletterci su.

Distintamente.
Carlo Giovanni Moriondo, Testimone di Geova


GdS - 28 II 2005 -
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Carlo Giovanni Moriondo
Fatti dello Spirito