I figli romani hanno bisogno

diMario Pulimanti

Sono un romano, testaccino di nascita che, dopo aver passato
l’adolescenza alla Garbatella, dal 1984 vive felicemente ad
Ostia “il mare di Roma”.

Scrivo al giornale per parlare del mio
Papa che io, come penso molti altri romani, riteniamo da sempre
un nostro concittadino, anche se nato in Polonia. Sì, Papa Woityla è un romano come noi, tanto è vero che quella sera di
trent’anni fa violò il cerimoniere non limitandosi a dare la
benedizione ma volle presentarsi a noi romani, complice pure
quel simpatico errore di italiano: «Se mi sbaglio, mi
corrigerete».

La paura di Wojtyla fu all’inizio, a mio parere,
proprio quella che la sua provenienza polacca aggravasse il peso
della già enorme responsabilità papale. Ma la sua paura è durata
poco. Difatti già alla prima presentazione, quella sera del 16
ottobre del 1984, l’accoglienza di noi romani fu molto calda.
Invero pochi giorni dopo, il 22 ottobre, inaugurando il suo
ministero, ecco che ripropone ancora la romanità come sua
seconda natura affermando: “Alla sede di Pietro a Roma sale oggi
un vescovo che non è romano. Un vescovo che è figlio della
Polonia, ma da questo momento diventa pure lui romano. Sì,
romano!”. Molte volte, in questi trent’anni di pontificato, ha
ricordato, infatti,di vivere nel più stretto legame e nella più
profonda comunione con la sua Roma e soprattutto per ricordare
spesso che “il Papa venuto da lontano si sente vivamente e
profondamente romano, desideroso di servire nel miglior modo
possibile l’amatissimo popolo di Roma“. Quel timore di non
essere accolto bene da noi romani si è, però, presto trasformato
nello stupore e nella gratitudine per l’accoglienza che noi
romani abbiamo sempre manifestato verso di Lui. Ed ora, a trent’anni
da quella paura ingiustificata, mi permetto di scrivere al
giornale per ricordargli che noi romani lo consideriamo da
sempre uno di noi. Ora il nostro Papa ha qualche problema di
salute tanto da essere ricoverato proprio in questi giorni in
ospedale. Ma noi romani non ci dimentichiamo delle tante volte
che ha detto: “Roma, mia Roma, ti benedico e con te benedico i
tuoi figli e tutti i tuoi progetti di bene!”.

Papa Wojtyla,
guarisci il più presto possibile, perché i tuoi figli romani
hanno bisogno del loro amatissimo Papa!

Mario Pulimanti


GdS - 10 III 2005 -
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Mario Pulimanti
Fatti dello Spirito