Papa Bergoglio: Un esempio per la Chiesa e per il mondo
Riceviamo:
Che coraggio, Papa Francesco! Con l’incontro a cui hanno partecipato i rappresentanti di tutti gli Episcopati del mondo, il Papa ha realizzato uno dei principali obiettivi del suo pontificato, e cioè liberare la Chiesa da un cancro che la stava divorando, dando voce e dignità alle vittime degli abusi di potere e del clericalismo, denunciando pubblicamente i responsabili degli abusi e manifestando in maniera forte e chiara l’umiltà, la trasparenza e la fede per poter liberare non solo il popolo ma anche le istituzioni e le comunità dai ricatti del male. Il Papa non si è accontentato di dare voce pubblica alle vittime, non si è limitato a ridurre allo stato laicale uno dei cardinali più potenti al mondo, e rimuovere vescovi nelle varie Diocesi e Conferenze Episcopali. Non ha avuto paura di mettere sotto accusa pubblica un cancro che stava minando le basi della Chiesa di Cristo. Ha fatto piangere vescovi e cardinali, li ha portati a confessare, chiedere scusa per un peccato che tocca non solo gli autori degli abusi ma che ha contaminato le chiese locali e le comunità nel momento in cui ha coperto in maniera irresponsabile e omertosa i colpevoli. Sono diversi coloro che hanno evitato di occuparsi delle vittime, nascondendo la testa sotto la sabbia, facendo finta di non aver visto né sentito. Questo fenomeno ha creato un ambiente malato in cui, in maniera ingannevole, alcuni hanno fatto credere che, per difendere l’istituzione, bisognava nascondere e negare l’esistenza del male che si stava diffondendo. Con questo incontro pubblico Papa Francesco ha mostrato alla Chiesa e al mondo che la sua critica serrata alla vanità, ai privilegi di casta, alla corruzione e alla cultura dello scarto non è fatta solo di parole ma di azioni concrete. Ha dato voce e dignità alle vittime, le ha messe sul banco dell’accusa, mentre erano state minacciate, evitate e allontanate. E poi, insieme ai rappresentanti della Chiesa cattolica a livello mondiale, ha chiesto perdono al Signore con una cerimonia di confessione pubblica mai vista nella storia. Nel corso della Cerimonia Penitenziale trasmessa pubblicamente in tutto il mondo, i vescovi hanno detto: “Confessiamo che vescovi, presbiteri, diaconi e religiosi della Chiesa hanno commesso violenze nei confronti di minori e di giovani e che non siamo riusciti a proteggere coloro che avevano maggiormente bisogno della nostra cura”. E ancora: “Confessiamo che abbiamo protetto dei colpevoli e abbiamo ridotto al silenzio chi ha subito del male”, che “non abbiamo riconosciuto la sofferenza di molte vittime e non abbiamo offerto aiuto quand’era necessario”, che “noi vescovi spesso non siamo stati all’altezza delle nostre responsabilità”. Il Papa si è appellato allo Spirito Santo per liberare la Chiesa da questo degrado colpevole e irresponsabile, certo che nella Chiesa e nel mondo il bene è molto più diffuso e praticato del male. Ha detto Papa Francesco: “Dio di misericordia, tu non desideri la morte del peccatore, ma che si converta a te e viva. Confidiamo nel tuo amore e nella tua bontà e ti chiediamo: donaci il coraggio di dire la verità e la sapienza per riconoscere dove abbiamo peccato e abbiamo bisogno di misericordia; riempici di pentimento sincero e donaci il perdono e la pace”. Che il bene sia molto più diffuso del male e che la Chiesa cattolica sia composta nella stragrande maggioranza di persone che, con le proprie azioni, testimoniano e divulgano il Vangelo, è dimostrato in maniera evidente dall’elezione di Papa Francesco. Siamo certi che lo Spirito Santo è intervenuto nei cuori degli elettori e che la Misericordia di Dio supera ogni malvagità, altrimenti uno come Bergoglio non sarebbe mai diventato Papa. Siamo certi, inoltre, che la forza di questa confessione pubblica alimenterà il coraggio e la giustizia in altre Chiese, Istituzioni, Parlamenti e Assemblee del mondo intero, in modo da porre fine agli abusi sui minori. Il Papa e il mondo chiedono: “Mai più crimini contro i minori!”.
(Editoriale a cura di Antonio Gaspari, www.frammentidipace.it)
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Sia consentita una chiosa stimolata da quanto sopra e lrgamente condivisa. Non è forse il momento di reintrodurre, com'era un tempo e come è oggi per alcune comunità cristiane, qualche forma di superamento del celibato dei preti quantomeno di chi non è in cura d'anime? (GdS)