Carnevale ieri a Morbegno, domani a Sondrio e poi... Le Ceneri

Grande festa a Morbegno, come da foto. Domani, martedì grasso, 4 marzo 2014 a Sondrio torneranno a sfilare carri e maschere. Gli ultimi coriandoli, le ultime stelle filanti. Poi, dopo il sonno, al risveglio, è la volta delle ceneri.

Le Ceneri.
Il mercoledi è il primo giorno di Quaresima a carattere battesimale e penitenziale in preparazione della Pasqua cristiana. In tale giornata, pertanto, tutti i cattolici sono tenuti a far penitenza e ad osservare il digiuno e l'astinenza dalle carni. Nella funzione liturgica il celebrante sparge un pizzico di cenere benedetta sul capo o sulla fronte dei fedeli per ricordare loro la caducità della vita terrena e per spronarli all'impegno penitenziale della Quaresima.

Penitenza
Per i credenti Le Ceneri hanno un valore penitenziale. Il periodo festaiolo, 'grasso', quando, come si suol dire 'A Carnevale ogni scherzo vale', quando il poveraccio può diventare principe per un giorno e quando il timido riesce a guardare tutti in faccia perchè la sua è nascosta, dietro una maschera, è alle spalle.
E' il momento di fare l'esame di coscienza indossando il cilicio.
La scristianizzazione della società ha cambiato i suoi connotati, una trasformazione che autentici laici, ma illuminati e non prevenuti, hanno giudicato e giudicano negativamente per la  caduta di alcuni valori che tali sono anche per non credenti. Le Ceneri sono finite in un angolo. Non la cerimonia in sé che riguarda la liturgia bensì il suo significato.
Qualche piccola osservazione, guardando dentro quel mondo che era un tempo di tutti noi.

Dall'omelia diocesana con il titolo “Il cammino delle libertà” traiamo alcuni passi.
“Convocando l’assemblea penitenziale, come lo Spirito di Dio suggerisce a Gioele, noi dobbiamo metterci in un cammino positivo, un cammino liberante.
Forse non siamo abituati a considerare il periodo della Quaresima come un momento di grande liberazione, eppure, se guardiamo bene alle tre cose che Gesù raccomanda ai suoi discepoli dall’alto della montagna, nel cosi detto «discorso della montagna», ci accorgiamo che siamo chiamati a libertà.

Rapidamente quattro libertà.
- La prima è la libertà dalla voglia di apparire, di essere approvati, considerati, stimati ed applauditi. Viviamo in un mondo nel quale l’immagine è diventata preponderante sulla realtà, nel quale l’apparire vale più dell’essere: se non ti vedono non esisti, per cui ci si affanna a curare l’immagine, a curare la forma......

- La seconda libertà è dalla voglia di accumulare e di possedere, nel qual caso non è più soltanto l’immagine, ma è anche l’avere che prevale sull’essere.....

- La terza libertà è, appunto, dalla pretesa di accumulare qualcosa nei confronti di un Dio concorrente, di un Dio minaccioso, che si esprime in ciò che Gesù chiama preghiera. La preghiera che noi per esempio stiamo condividendo nella celebrazione eucaristica, non serve a niente, o meglio, non deve servire a niente, non deve cioè essere fatta in modo da poter essere considerati…un po’ più buoni, più graditi a Dio, attraverso l’esercizio, a volte faticoso, della preghiera..... Liberiamoci dall’idea che la religione debba servire a qualcosa, se non a liberare il nostro cuore di figli, in modo che, in mezzo alle persone tra le quali viviamo, possiamo essere segno di fraternità, di riconciliazione, di pace, di bontà, di dono.

- La quarta e ultima libertà, che ci è richiamata all’inizio di questo cammino quaresimale, è dagli istinti, dalle brame, dagli appetiti: la capacità di saperci dire dei no, anche nei confronti di cose lecite.

Fratelli e sorelle, facciamo lo sforzo di considerare la Quaresima come un grande cammino di liberazione, un cammino che non possiamo intraprendere da soli, perché nella fraterna comunione della Chiesa ci aiutiamo a vicenda, ci richiamiamo a vicenda, ci sosteniamo a vicenda; un cammino di libertà che non è cosa così semplice, e non va da sé, ma richiede determinazione, coraggio e, soprattutto, affidamento filiale alle braccia di quel Padre che vede nel segreto e ci garantisce la ricompensa”.

Fatti dello Spirito