Giornata diocesana dell'ammalato Santuario della Madonna di Tirano

Siate tutti benvenuti in questo luogo santo, la casa di Maria, per questa celebrazione
eucaristica, a cui ci diamo appuntamento ogni anno, come membri dell'Unitalsi, che
accompagnano e servono i nostri malati.
In questa casa noi tutti siamo attesi, desiderati, al di là delle nostre singole condizioni,
perché figli amati.
Maria è qui. Ci riconosce e ci chiama per nome.
Non siamo uno tra i tanti. Siamo amati nella nostra individualità, con i doni e le personali
fragilità e debolezze che ci caratterizzano.
2. Il cuore della Madre continua a procurarci quel bene, che una volta promesso ed effuso,
continua a rinnovarsi, giungendo abbondante e fecondo fino a noi.
1. "Bene avrai”, sono le parole di Maria al beato Mario Amodeo, attualissime anche oggi,
rivolte a ciascuno di noi.
3. Qual è il bene di cui noi abbiamo veramente bisogno?
A volte noi stessi non sappiamo esattamente ciò che ci è necessario e indispensabile per la
sussistenza, per la nostra vita e testimonianza cristiana.
Dio, invece, sa bene ciò di cui abbiamo bisogno e, ne siamo certi, non manca di
concedercelo per le mani, il cuore e la supplice preghiera di Maria, nostra Madre.
A volte si tratta di un beneficio fisico, della salute, della guarigione da una malattia. Il più
delle volte, anche di doni interiori per essere accompagnati nella vita secondo lo Spirito.
Si tratta di beni che ci permettono di affrontare con fiducia e piena consapevolezza le
difficoltà, le tensioni nei confronti di quanti vivono con noi, l’incapacità di affrontare con
perseveranza le nostre responsabilità, la paura per un futuro incerto, personale o dei nostri
figli. E soprattutto chiediamo la generosità per "offrire i nostri corpi come sacrificio
vivente, santo e gradito a Dio".
Con i beni che chiediamo al Signore per intercessione di Maria, non ci sono tolte le fatiche
della vita, ma ci è data la grazia per affrontarle, la forza per sostenerle, la possibilità per
mantenerci nella pace e nella gioia, nonostante le difficoltà e le sofferenze.
Capita spesso anche a noi di trovarci nelle stesse condizioni degli apostoli, i quali, come
abbiamo udito nel vangelo, volevano dissuadere il Signore Gesù dal percorrere la strada
arda e dolorosa della croce, cioè dell'amore che include la volontà di donarsi fino alla fine.
Tuttavia, Gesù, con ferma decisione, invita i discepoli di ieri e di oggi a prendere la propria
croce, ossia a trasformare ogni avvenimento e ogni occasione come spazio per amare, a
imitazione di Lui, che ci ha amato e ha dato tutto sé stesso per noi.
Vorremmo che altre e molto diverse dalle nostre fossero le croci, non quelle che di fatto
portiamo!
Facilmente crediamo, illudendoci, che altrove, in altri contesti di vita e con persone
differenti da quelle che ogni giorno incontriamo, la nostra croce sarebbe più facile da
portare con perseveranza. Di fatto, ogni tentativo di fuga si traduce in una occasione persa
per servire, per amare, per donarsi!
Risuonano con chiarezza queste espressioni evangeliche: “chi vuol salvare la propria vita
la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
Donarci con un amore senza riserve e senza rimpianti: è questo il vero culto spirituale che
Dio si aspetta da noi.
Oscar cardinale Cantoni – Vescovo di Como

Fatti dello Spirito