LORETO 2007 : IL CAMMINO DELL’AGORA’ DEI GIOVANI
Si è svolta a Loreto, i primi due giorni di settembre, l’agorà dei giovani italiani. Quattrocentocinquantamila le persone che vi hanno partecipato, dai 17 ai 40 anni, dalla Sicilia al Trentino Alto Adige, dall’Europa fino all’Australia. In realtà doveva essere un incontro con i giovani italiani (c’era già chi, memore di Colonia 2005, si immaginava la messa in 7 dialetti invece delle 7 lingue..) al quale, però, si sono aggiunte delegazioni di tutto il mondo: polacchi, tedeschi, rumeni, svizzeri, azerbaigiani e, molto importante, gli australiani, che, con la loro presenza, dovevano essere d’esempio per la GMG (Giornata Mondiale della Gioventù) del prossimo anno, che si svolgerà a Sidney. Prima dell’incontro col Santo Pontefice, ci son stati due giorni di preparazione, ai quali la maggior parte dei gruppi presenti a Montorso, ha preso parte.
Giovedì, i vescovi di molte diocesi italiane, si sono presentati in diverse chiese, dalla mattina alle dieci, fino al pomeriggio alle sei e mezza, per poter svolgere la catechesi intitolata “Gesù si mette in ascolto del nostro desiderio più vero”. Ogni gruppo poteva scegliere se presentarsi alla catechesi della mattina o a quella del pomeriggio, che si tenevano ad Ancona, Falconara e Osimo. L’appuntamento ad Ancona si è tenuto nella chiesa di San Domenico e la catechesi è stata presieduta da Monsignor Diego Coletti, vescovo di Como. L’unico gruppo della diocesi di Como che è stato presente a far la catechesi nel capoluogo delle Marche, è stato il gruppo scout del Sondrio1. Tutti gli altri erano a Falconara, supportati da Virgil Bercea, vescovo arrivato nelle Marche dalla Romania; i rimanenti, di Osimo, erano diretti dall’arcivescovo di Ancona, Edoardo Menichelli.
Venerdì l’appuntamento è stato, per i residenti negli oratori o nelle famiglie di Ancona, con Monsignor Tettamanzi, in piazza Cavour. Causa maltempo è stato tutto organizzato in una palestra in periferia, il Palarossini. I presenti previsti erano quattromila, in realtà se ne sono presentati più di ottomila, tra i quali, la metà, stranieri. Va sottolineato che tra gli stranieri erano presenti 3 persone provenienti dall’Azerbaigian, zona poco tollerante nei confronti della religione. Lì di cristiani cattolici ce ne sono solo 400.
Gli spalti erano stracolmi e l’urlo era a una sola voce: “TUTTI PAZZI PER TETTAMANZI”. Nella predica della Santa Messa, celebrata secondo il culto ambrosiano, sono spiccate le seguenti parole dell’arcivescovo di Milano: “In questi giorni ci siamo messi in cammino verso Loreto. Ma è solo il simbolo di un pellegrinaggio più affascinante e impegnativo: quello dentro noi stessi, per dare luce e forza alla nostra vita quotidiana. A Montorso si respirerà il clima dolce e tenero della presenza di Maria e quello forte e vigoroso della parola e della persona di Papa Benedetto XVI. Una testimonianza semplice ma concreta della Chiesta, che vuole stare in ascolto dei giovani. Chi oggi davvero li sa ascoltare? Non lasciamoli soli, hanno una speranza da trasmettere agli adulti.” Alle parole di Tettamanzi, si sono unite quelle dell’arcivescovo Edoardo Menichelli: “incontrando i giovani si guarda il futuro e si prende confidenza con la vita. Vorrei che percepiste l’affetto della Chiesa che vi stima, e aspetta la vostra risposta libera, gioiosa e coraggiosa. Siate capaci di dissetare l’arsura spirituale di questo tempo. E siate capaci d’indignazione quando si offendono la dignità, la giustizia e la pace, quando si cerca di prepararvi un pasto già pronto fatto di banalità.” La messa si è conclusa con una festa che ha anticipato l’atmosfera della Notte dell’Agorà. Tutta la giornata di venerdì è stata filmata e mandata in diretta su Sky, sul canale 891.
Sabato e Domenica non ci son state attività differenziate per diocesi o città. Tutte le quattrocentocinquantamila persone si son trovate a Montorso, luogo dove alle 18 è stato accolto il Papa. Le strade diventavano off limits e la parola d’ordine per gli abitanti della zona era quella di lasciare a casa le macchine. A Montorso ci si arrivava solo a piedi. I parcheggi permessi erano solo tre: alla stazione ferroviaria di Civitanova per chi arrivava da sud, a quella di passo Varano di Ancona per chi veniva da nord, a Jesi per che giungeva dall’interno. Da ciascuno di questi parcheggi si arrivava in treno fino a Loreto e poi, a piedi fino a Montorso. C’erano anche quattordici aree di sosta riservate ai pullman, distanti da Montorso dai 4 ai 12 chilometri.
La coda di persone che si vedeva da ogni parte era immensa; ogni gruppo era guidato da una bandiera che ne indicava la nazione o la provincia di appartenenza. Inoltre ogni presona aveva la propria maglietta dell’agorà personalizzata, chi per diocesi, chi per gruppo. Le diocesi di Como, Ancona, Milano e dei salesiani siculi, avevano fatto una maglietta uguale, colorata di blu elettrico e con le scritte in rosso, bianco, giallo e arancio. I ragazzi volontari, riconoscibili grazie alla maglietta e al cappellino, entrambi gialli, erano impegnati nel dare indicazioni oppure a svolgere servizi di accoglienza dei pellegrini diversamente abili.
Il Papa è stato accolto, sabato, una volta atterrato dal suo elicottero, dal vice premier Rutelli, in rappresentanza del governo italiano. L’ingresso del papa, dove tutti correvano alle ringhiere per vederlo passare il più vicino possibile, sulla sua papa-mobile, è avvenuto sulle note dei canti Emmanuel e Jesus Christ you are my life, quest’ultimo inno della GMG di Colonia. Il Santo Padre Benedetto XVI aveva il compito di dirigere la veglia di preghiera, nella quale, particolare importanza è stata data a Maria e, proprio per questo, la statua della Madonna di Loreto è stata portata dal santuario fino ai piedi del palco centrale. In questa occasione è stata cantata l’Ave Maria di Shubert da Boccelli. Indine le Parole del Santo Padre sono state queste: Carissimi giovani, ricevete la veste bianca, memoria viva della vostra dignità battesimale: ispirate il vostro agire al coraggio della sapienza evangelica, di cui Maria è stata esemplare testimone. Sostenuti dalla forza dello Spirito Santo, conservate senza macchia quest’abito, nell’operosità quotidiana. Quali servi vigilanti, con i fianchi cinti e le lucerne accese, andate incontro a Cristo, per regnare con lui per sempre, nei secoli dei secoli.” Sottolineo questa parte perché ogni giovane presente all’agorà era munito della Sacca del pellegrino, una borsina color senape, nella quale erano contenuti: la maglia dell’agorà, il vademecum del pellegrino, una torcia ricaricabile con la manovella e munita anche di presa per ricaricare il telefonino, il cappellino cow-boy colorato e infine un telo bianco. Quest’ultimo è stato preso e messo sulle spalle da tutti i giovani al termine delle parole del Papa, come se ciascuno rinnovasse così il proprio battesimo. Le quattrocentocinquantamila persone non erano più ora differenziate dai colori della maglietta o del cappellino: sembravano un tutt’uno, tutte accomunate dal telo bianco sulle spalle.
Sabato sera è stata fatta un’altra esperienza simile: una volta sceso il buio è stato chiesto di prendere le torce e, quando veniva detto al microfono, tutti dovevano accenderle. Se una persona fosse passata di lì e non avesse saputo del raduno, avrebbe sicuramente pensato che ci fosse una piccola città, oppure che improvvisamente le stelle fossero piombate sulla terra….
La serata poi è stata animata dalle testimonianze di persone che hanno avuto una vita difficile (chi era stato in galera, chi era stata obbligata a prostituirsi….), tra le quali spiccava quella di Padre Bossi, sequestrato per 39 giorni nelle Filippine, intervallate da canti di Lucio Dalla, Claudio Baglioni e del gruppo Vibrazioni. Inoltre ha avuto l’onore di suonare il pianista Giovanni Allevi, il suo “Back to life”, a cui ha seguito l’inno della regione Marche, inventato da lui, proprio per l’occasione.
Sabato notte, dopo uno spettacolo meraviglioso di fuochi d’artificio, c’era la scelta o di dormire, o di andare alle “fontane di luce”, dove c’era la possibilità di avere un momento di veglia e di riflessione sia individuale, che in piccoli gruppi. Le fontane di luce erano otto, disposte a emiciclo a formare una vera agorà e si chiamavano “Maria fonte di salvezza, dedicata alla contemplazione e alla preghiera per Maria; “fontana dell’Eucaristia”, dedicata a una più accurata attenzione al sacramento dell’Eucaristia; “fontana della Riconciliazione”, per coloro che desideravano accostarsi al sacramento della Penitenza; “fontana dell’Ascolto”, caratterizzata da esperti formatori disponibili all’ascolto e al dialogo; “fontana dell’Amore vero”, per chi vive un’esperienza di coppia; “fontana della Vocazione”, dedicata ai temi della speciale consacrazione; “fontana del Creato”, caratterizzata dalla salvaguardia del creato e soprattutto dell’acqua; e infine “fontana del Dialogo”, dedicata all’ecumenismo.
Domenica, la sveglia, cantata dal coro, è stata alle sei e mezza. Il sole stava sorgendo da dietro il palco mentre ognuno si rimetteva il cappellino colorato in testa e faceva colazione prima delle lodi mattutine delle sette e mezza-otto. Alle dieci e mezza è stata celebrata la Santa Messa col Papa. Il canto iniziale è stato “Luce di verità”, inno dell’agorà.
Il Pontefice nell’ omelia ha sottolineato l’importanza delle risorse nel mondo. L’acqua, risorsa non rinnovabile, se continuata a sprecare così, come facciamo, diventerà presto un tesoro prezioso, per il quale scoppieranno guerre. Il tema dell’ambiente è stato citato perché il primo di settembre la Chiesa italiana celebra la Giornata per la salvaguardia del Creato, per testimoniare l’importanza che essa attribuisce al dono della creazione e per ricordare ai cristiani e a tutti gli uomini il compito che Dio ha affidato all’umanità: custodire e coltivare la terra come un giardino (Gn 2,15). I giovani che sono il nostro futuro, devono aiutare questo mondo provato.
Questo discorso è stato una novità per una papa come Benedetto XVI: Egli è stato sempre descritto come un papa intellettuale, burocrate, teologo; non si era mai pensato che una persona come lui parlasse di un argomento come la salvaguardia dell’ambiente. Inoltre ha ripreso le parole di Giovanni Paolo II il quale invitava i giovani a vivere con umiltà, fiducia e continua ricerca della fede in Dio, senza avere paura. Questo tema è stato anche ripreso nell’orazione finale, prima della benedizione e del congedo: “O Dio, nostro Padre, unica fonte di ogni dono perfetto, suscita in noi l’amore per Te e ravviva la nostra fede, perché si sviluppi in noi il germe del bene e con il Tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza…”
E così si è conclusa l’agorà dei giovani italiani di Loreto 2007. Tutti sono tornati a casa con un ricordo meraviglioso di questa esperienza, nonostante i problemi derivati da un così gran numero di persone (la fila di mezz’ora per andare in bagno, il traffico durante gli spostamenti, sia a Montorso che nel ritorno a casa, ecc), e con le parole di Papa Benedetto XVI, nel cuore « Andate avanti, anche in situazioni difficili. Il mondo deve cambiare. Ed è la missione dei giovani cambiare il mondo. Andate, vivete, amate! Agli occhi di Dio ciascuno di voi è importante. »
Olga De Michielli