QUANDO QUALCUNO NE VUOL SAPERE UNA PIÙ DEL DIAVOLO, ANZI DEL PAPA

Ci riferiamo alla s.ra Lucetta Della Loggia che ha pubblicato sue valutazioni sulla morte cerebrale, punto essenziale per le donazioni d'organo, incredibilmente sull'Osservatore Romano. - il direttore non c'era? E se c'era dormiva? -, facendo pensare in

Non commetteremo certo l'ingenuità di una sottovalutazione del profilo intellettuale della signora Galli Della Loggia - Lucetta Scaraffia infatti è la consorte del politologo Ernesto, il che non è irrilevante anche ai fini di queste valutazioni -.

Non commetteremo l'altro errore di confutare le tesi della signora Galli Della Loggia e non perché le condividiamo ma per la semplice ragione che spesso si valuta non cosa è scritto ma chi scrive. Potrei avere 100.000 ragioni ma la mia firma non varrebbe, per la maggior parte dei lettori, la sua.

Non commetteremo il terzo errore di addebitare alla signora Galli Della Loggia le conseguenze, ahimé rilevanti, del suo articolo per l'intero problema dei trapianti d'organo (torneremo in argomento) anche se per Giancarlo Umani Ronchi, ordinario di medicina legale alla Sapienza di Roma e membro del Comitato nazionale di bioetica, i criteri di accertamento della morte cerebrale risalenti a 40 anni fa «lasciano molto perplessi. Però anche lui ammette "DALLA MORTE CEREBRALE NON CI SI RIPRENDE", ma sui criteri di accertamento si discute da anni».

Evitati questi tre errori vediamo al dunque, a quello che non è, in modo assoluto, un errore e cioè alla responsabilità del direttore dell'Osservatore Romano, il professor Giovanni Maria Vian, 55 anni, docente di filologia della letteratura cristiana antica all'università "La Sapienza" di Roma. Egli infatti ha pubblicato l'articolo della signora Galli Della Loggia dimenticandosi che si tratta del quotidiano ufficiale della Chiesa cattolica. Risultato: costretto il capo della sala stampa vaticana, Padre Lombardi, successore del mitico Joaquín Navarro-Valls, a intervenire dichiarando che l'articolo dell'Osservatore Romano dedicato alla morte cerebrale "non modifica la posizione del Vaticano nel magistero della Chiesa. L'articolo è interessante ma porta la firma della signora Lucetta Scaraffia - ha detto il portavoce - e quindi è attribuibile solamente a lei e non al Vaticano". Non poteva fare diversamente ma che siluro a lei e direttore!

Intanto però la cosa ha avuto risonanza mondiale. Se fosse stato per un articolo della Lucetta Scaraffia pubblicato anche sui principali giornali italiani non si sarebbero mossi in molti. Pubblicato sull'Osservatore Romano…

L'articolo del 3 settembre

L'articolo inizia ricordando il cosiddetto rapporto di Harvard (1948) che cambiava la definizione di morte basandosi non più sull'arresto cardiocircolatorio, ma sull'encefalogramma piatto: da allora l'organo indicatore della morte non è più soltanto il cuore, ma il cervello. Si tratta di un mutamento radicale della concezione di morte - che ha risolto il problema del distacco dalla respirazione artificiale, ma che soprattutto ha reso possibili i trapianti di organo - accettato da quasi tutti i Paesi avanzati (dove è possibile realizzare questi trapianti), con l'eccezione del Giappone….

Poi comincia con le riserve, citando in particolare il filosofo del diritto Paolo Becchi che, da filosofo enciclopedico, ritiene di discettare di tutto - e fin qui nulla da dire - ma di essere anche preso come portavoce della Verità, - e qui c'è da dire quando sconfina in campi nei quali è alunno e non docente -. Per inciso la signora, non proprio edotta del problema, parla di 'espianto' di organi quando si deve invece parlare di prelievo. Dalla Legge 1° aprile 1999, n. 91 "Disposizioni in materia di PRELIEVI e di trapianti di organi e di tessuti". Art. 1: 1. La presente legge disciplina il PRELIEVO di organi…). Di 'espianto' invece si tratta quando un organo trapiantato viene rimosso.

A parte questo, che è il meno, la signora insiste. " Queste considerazioni aprono ovviamente nuovi problemi per la Chiesa cattolica, la cui accettazione del prelievo degli organi da pazienti cerebralmente morti, nel quadro di una difesa integrale e assoluta della vita umana, si regge soltanto sulla presunta certezza scientifica che essi siano effettivamente cadaveri". E poi va avanti. E' chiara la sua posizione critica. Legittimo ch chiunque esprima il suo pensiero ma non sull'Osservatore Romano, quotidiano ufficiale della Chiesa e al quale quindi non è concesso di ospitare opinioni, per legit6time che siano nella libertà d'espressione che deve pur esserci, ma di puntualizzare posizioni, ufficiali e, al minimo, ufficiose.

Commenti

Innanzitutto il critico:

Maurizio Mori, presidente della Consulta di bioetica: «Sulle questioni di fine vita, la Chiesa non è più in grado di dare risposte ai nuovi problemi e diffonde inutile panico

Il super-esperto della materia.

I CRITERI DI HARVARD CHE STABILISCONO LE MODALITÀ CON CUI SI PUÉ DICHIARARE IL DECESSO DI UN INDIVIDUO A PARTIRE DALL'ACCERTAMENTO DELLA MORTE CEREBRALE "NON SONO MAI STATI MESSI IN DISCUSSIONE IN 40 ANNI DALLA COMUNITÀ SCIENTIFICA, E VENGONO APPLICATI IN TUTTI I PAESI SCIENTIFICAMENTE AVANZATI, DALL'EUROPA ALL'AMERICA, DALL'ASIA ALL'AUSTRALIA". Il direttore del Centro Nazionale Trapianti, Alessandro Nanni Costa, ribadisce il valore del criterio della morte cerebrale per stabilire la fine di una vita, nel giorno in cui un editoriale dell'Osservatore Romano solleva dubbi etici sul tema. "I DUBBI CI SONO SEMPRE STATI - CONFERMA NANNI COSTA ALL'AGI - MA DA PARTE DI FRANGE MINORITARIE, CHE FANNO CRITICHE DI CARATTERE NON SCIENTIFICO". IN 40 ANNI L'EVOLUZIONE TECNOLOGICA HA FATTO PASSI DA GIGANTE, "MA QUESTI CRITERI SONO SEMPRE STATI CONFERMATI". La morte cerebrale, tiene a precisare Nanni Costa, é ben altra cosa dallo stato vegetativo: "Nel primo caso le cellule cerebrali non mandano più impulsi elettrici, non c'é respiro spontaneo né il controllo delle funzioni vegetative come la diuresi, ed é assente il riflesso dei nervi cranici. Tutti elementi che sono invece presenti nello stato vegetativo". Secondo la legge, dunque, "la morte cerebrale significa di fatto la morte dell'individuo. Uno stato accertato da più medici, in un arco di sei ore, con procedure codificate estremamente precise e che non lasciano adito a dubbi, seguite puntigliosamente per le oltre 2.000 persone che ogni anno in Italia vengono dichiarate in stato di morte cerebrale".

Marino, senatore PD e chirurgo dei trapianti:

PER IGNAZIO MARINO, SENATORE DEL PD E CHIRURGO DEI TRAPIANTI, LA POSIZIONE DELL'OSSERVATORE ROMANO È «MOLTO PERICOLOSA E PUÉ METTERE A SERIO RISCHIO IL FUTURO DEI TRAPIANTI». MARINO RICORDA CHE GIOVANNI PAOLO II, PARTECIPANDO NEL 2000 AL CONGRESSO DELLA TRANSPLANTATION SOCIETY A ROMA, «HA DATO UN RICONOSCIMENTO ETICO E MORALE ALLA TECNICA DEL TRAPIANTO DI ORGANI E AI CRITERI SCIENTIFICI, COME QUELLO DELLA MORTE CEREBRALE».

Domanda finale

Ma si sono resi conto la signora Lucetta Della Loggia e il direttore del giornale di quali conseguenze quello scritto poteva o può portare facendo venire i dubbi alla gente magari influendo negativamente sulle donazioni? Non solo, ma illudendo i familiari di chi, irrevocabilmente morto senza speranza alcuna, che l'elettroencefalogramma da una linea continua riprenda a oscillare dando quindi vitalità all'organismo, illusione perniciosa in quanto periodo ipotetico del terzo tipo, vale a dire della irrealtà?

Per Socrate saggio è colui che sa di non sapere.

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