GIUSEPPE LAZZATI, MAESTRO DI LAICITÀ

Padre Bartolomeo Sorge riprende in mano gli appunti dei suoi lavori con Lazzati. Un ricordo a cento anni dalla nascita del «maestro e testimone vero di laicità»

A cent'anni dalla nascita e a più di venti dalla morte, Giuseppe Lazzati rimane un «maestro indiscusso e testimone vero di laicità, di quella sintesi tra spiritualità e professionalità che il Concilio Vaticano II indica ai fedeli laici come condizione essenziale per compiere la loro missione nella Chiesa e nella società». Questo il ricordo vivo, diretto, appassionato che guida la penna di padre Bartolomeo Sorge nell'editoriale del numero di maggio di Aggiornamenti Sociali.

Padre Sorge e Lazzati lavorarono gomito a gomito per due anni e mezzo nella preparazione del Convegno «Evangelizzazione e promozione umana» (Roma, 1976), un lavoro in cui emersero i profetici «chiodi fissi» su cui Lazzati insisteva: a partire dal «riconoscimento che i laici partecipano a pieno titolo - ricorda padre Sorge - alla missione evangelizzatrice della Chiesa. Tra Gerarchia e semplici fedeli, cioè, non vi è differenza di dignità». Quello dei laici è quindi un impegno «genuinamente secolare», e «deve evitare gli errori opposti in cui molti oggi cadono: da un lato, i nostalgici della cristianità, che rimpiangono il tempo in cui il trono e l'altare, la spada e la croce si sovrapponevano; dall'altra coloro che, scoraggiati dalla crisi dei valori e della fede, cercano rifugio in uno spiritualismo disincarnato».

Ai laici «non è chiesto di convertire il mondo, ma di dare senso alle stesse realtà temporali, rispettando la loro legittima autonomia e laicità. Non si può fare - è il pensiero di Lazzati - un uso religioso o confessionale della politica, dell'economia, della scienza, delle arti. Bisogna animare da cristiani le realtà temporali nella loro laicità». Insomma, la prima preoccupazione di un laico cristiano non è quella di difendere un'identità, ma di maturare il coraggio di un impegno responsabile secondo lo spirito del Vangelo.

Ma per dare senso alle realtà temporali nel rispetto della loro autonomia e della loro laicità, occorre formare e formarsi. Lazzati, che già negli anni '70 aveva intuito la fine della stagione delle ideologia, indicava ai cattolici l'esigenza di un salto di qualità: di un'opera di «mediazione culturale dei valori cristiani nella mutata situazione del Paese e nel rispetto della laicità dell'impegno temporale», e del «primato della dimensione morale nella costruzione della città dell'uomo».

Nel numero di maggio anche:

Giuseppe Koch S.I. - Anniversari darwiniani: un dialogo in evoluzione

Alessandra Casarico, Paola Profeta - Donne e lavoro: quali politiche?

Chiara Tintori - Il nucleare in Italia: una partita tutta da giocare

Giuseppe Savagnone - Le Chiese del Sud si interrogano

Michael Czerny - "Per un rinnovamento spirituale e umano": la Chiesa di fronte all'AIDS in Africa

Renato Raffaele Martino - Un nuovo femminismo per un nuovo umanesimo

Schedario:

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