Sondrio. Risorga l'Oratorio dalle macerie

Oratorio in macerie a Sondrio. L'hanno demolito e, avendolo demolito, stanno ricostruendolo, superficie lorda di pavimento pari pari come l'abbattuto, pari ingombro. Sconta la modernità perchè rispetto al precedente questo non manca di occuparsi delle varie normative (sismica, incendi, igienico-sanitaria, impianti sportivi, barriere architettoniche. Non c'erano nel 1951).
Vediamo cosa si sono messi in mente di infilarci, a qualità ovviamente maggiore rispetto a prima, ai 68 anni fa, ecco dunque le caratteristiche illustrate dal progettista arch. Carlo Mazza:

Piano terra
Al piano terreno atrio d'ingresso, corpo scale-ascensore, salone giochi, palestra, guardiola, bar, servizi igienici, superficie lorda di pavimento di 936 mq. Fuori la centrale termica.

Primo piano
Corpo scale-ascensore, nove aule per catechismo, sala riunioni, servizi igienici, due ripostigli nel colpo palestra. Slp 572 mq.

Secondo piano
Corpo scale-ascensore, salone per slp complessiva di 248 mq.

Piano interrato
Corpo scale-ascensore, cucina con dispensa e bagno per il personale, spogliatoi per le squadre, locale refettorio, sala musica, due vani tecnici. Slp 570 mq, Vi sarà inoltre un locale deposito rifiuti.

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Un salto indietro

Una bella costruzione ed anche funzionale...ma quel là l'era un'otra roba. C'era il bugigattolo – non possiamo chiamarlo diversamente - che ospitava il bar consistente in un tavolino anche con il tritaghiaccio per fare le granatine. Controllava la regolarità il mitico Don Borghino, quello a cui il Comune ha giustamente intitolato una strada. Poi un locale per le lezioni, una tettoia curva, il campo, anzi i due campetti, uno confinante con Via Lusardi (che è venuta dopo), l'altro perpendicolare e quindi un po' maggiore. Nel primo si giocavano i tornei di calcio di serie B e C, nell'altro il torneo principe con alcune squadre esterne, quella incredibile del Collegio e la “Nazionale dell'Oratorio” (titolare in porta chi scrive) che quando giocava aveva un tifo rumoroso dato che si arrivava anche a 400 tifosi.
Nel tempo era cresciuto, con l'edificio di quasi 70 anni fa che ha retto bene rispetto al logorio del tempo, ampliato il campo utilizzando tutto lo spazio disponibile. San Rocco era riferimento costante per i ragazzi di allora e non solo per giocare. C'era il coro, c'era la Filodrammatica di cui gran regista il Toni Bertini tuttora in prima linea, c'era il cinema nel collegio con 16 sonoro, ma c'era anche il momento dello spirito. Ricordiamo i tre giorni degli esercizi spirituali addolciti fra una fase religiosa e l'altra da una brioche, in autunno dai braschè, nell'altro tempo da qualche altro manicaretto. E c'erano anche le gite, persino una – incredibile -, a Poschiavo in treno, un'altra a Torino ed Asti e così via. D'estate il mezzo di locomozione era ovviamente il caval di San Francesco, nella fattispecie di Don Bosco.
Sono passati in tanti di lì avendone beneficio non temporaneo, anche don Decensi alias Mato Grosso, anche Don Viganò alias “Papa dei Salesiani”.

La parrocchia, in quanto proprietaria della struttura anche se affidata in gestione ai Salesiani, ha deciso di intervenire. Fra qualche mese al posto delle macerie che si vedono in foto ci sarà “il nuovo San Rocco”. Tanti auguri!
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PS.   Tempo fa è stato pubblicato il costo della nuova struttura. Non da poco anche se i costi sono stati ristretti al massimo. Immaginiamo che l'Arciprete non si offenda se qualcuno dei nostri lettori avesse la bizzarra idea di 'dare una mano'. Leggasi 'soldi', in questa o quella modalità da lui indicate. Non è proibito, anzi, copiare quel che altri generosamente hanno già fatto con la raccolta fondi di mesi fa
a.f.

 

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